Gli ammutinati del Bounty

TITOLO ORIGINALE

Mutiny on the Bounty

REGIA

Lewis Milestone

SOGGETTO

Dalla novella di Charles Nordhoff e James Norman Hall

SCENEGGIATURA

Charles Lederer

FOTOGRAFIA

Robert L. Surtees (colori)

MUSICA

Bronislau Kaper

INTERPRETI

Marlon Brando, Trevor Howard, Richard Harris, Tarita, Hugh Griffith

PRODUZIONE

Aaron Rosenberg Production per Metro Goldwyn Mayer

DURATA

180'

ORIGINE

USA, 1962

REPERIBILITA'

Homevideo/Cineteca Pacioli

INDICAZIONE

Biennio-Triennio

PERCORSI

Settecento

Cinema e Storia

 

TRAMA

Il 28 aprile 1789 a bordo del vascello britannico Bounty scoppia la rivolta contro il tirannico capitano Bligh, che con il suo arrogante e disumano comportamento ha portato l'equipaggio all'estrema esasperazione. L'ammutinamento è guidato dal primo ufficiale Christian che assume il comando della nave. Gli uomini del Bounty si rifugiano in una sperduta isola dei mari del sud per ricostruirsi un'esistenza, ma Christian è afflitto da forti dubbi sull'opportunità di questa scelta e comincia a desiderare di tornare in Inghilterra per spiegare le giuste ragioni dell'ammutinamento alle autorità militari.

 

TRACCIA TEMATICA

Gli ammutinati del Bounty (che rievoca un fatto realmente accaduto) ripropone il mito, caro all'immaginario settecentesco, del buon selvaggio e di una specie di paradiso terrestre nel quale vive, felice ed innocente, lontano dalla civiltà e dalle sue leggi spietate e brutali (nel film incarnate dal capitano Bligh). Un'utopia esotica che ha alimentato anche i sogni delle generazioni successive, quanto più lo sviluppo economico e tecnologico sembrava condannare l'uomo all'alienazione e all'infelicità. Anche ai giorni nostri resta diffusa la suggestione dell'evasione in terre lontane, ammesso che nel mondo contemporaneo possano ancora esistere territori riparati dall'invadenza del turismo di massa e dello stile di vita occidentale.

Per i marinai del Bounty (veri reietti in patria) le isole polinesiane si rivelano come un Eden impensato e insperato, completamente affrancato dall'umana condanna al lavoro e alla fatica e dove sul principio di prestazione prevale il principio del piacere (e la stessa Rivoluzione francese scoppiata proprio in quel 1789 non era certo destinata a cambiare le condizioni delle masse popolari). Gerarchie e differenze sociali sono quasi del tutto abolite in una dimensione fuori del tempo e della Storia, che sembra riproporre una specie di egualitarismo primitivo. Specialmente la sfera sessuale (aspetto che, per altro, nel Cinema di quegli anni non poteva essere approfondito più di tanto) appare svincolata dal pudore e dalle inibizioni morali del puritanesimo europeo di matrice cristiana.

Fanno bene i marinai del Bounty a non voler far più ritorno in patria o ha ragione Christian che non se la sente di sfuggire alle sue responsabilità di ufficiale? Si illudono i marinai di poter veramente costruire nell'isola di Pitcairn una nuova società o Christian, che appartiene pur sempre ad una classe superiore, rappresenta il monito di un super-ego sociale che richiama le classi subalterne ai loro obblighi di sottomissione? O in altre parole: poteva il Cinema hollywoodiano degli anni sessanta avvallare una così palese, anche se moralmente giustificata, trasgressione dell'ordine sociale?

 

VALUTAZIONE CRITICA

Remake di un film del 1935, Gli ammutinati del Bounty è un kolossal che costò 18 milioni di dollari, incassandone 9 e portando la MGM sull'orlo del fallimento. Si dice che la realizzazione del film sia stata segnata dalle bizze del divo Brando, che prima ha imposto la sostituzione del regista (Milestone al posto di Carol Reed) e quindi ha pesantemente influito sulla stesura della sceneggiatura per dare maggior spazio possibile al proprio personaggio, di cui teneva a sottolineare il tormento per le difficile scelte da prendere e per l'incomprensione da cui è circondato. E' probabile che proprio questa insistenza sul personaggio di Christian abbia determinato l'eccessiva dilatazione dell'ultima parte del film (quella dell'isola di Pitcairn), che non a caso appare la più stentata e irrisolta.

Decisamente migliore la prima parte, dove si delinea la psicologia dei personaggi (ottima l'interpretazione che Trevor Howard offre dello psicopatico capitano Bligh) e si gradua con abile scansione dei tempi e degli eventi l'avvicinamento al momento topico dell'ammutinamento; spettacolare, grazie agli splendidi scenari naturali delle isole polinesiane, il lungo capitolo della permanenza presso l'ospitale tribù indigena.

 

RIFERIMENTI INTERDISCIPLINARI

Storia        A) La vera storia del Bounty

B) L'impero britannico alla fine del XVIII secolo

Geografia     L'arcipelago polinesiano.