Patton, generale d'acciaio

TITOLO ORIGINALE

Patton

REGIA

Franklin J. Schaffner

SOGGETTO

Da Patton: Ordeal and Triumph di Ladislas Farago e A soldier's Story del generale Omar N. Bradley

SCENEGGIATURA

Francis Ford Coppola, Edmund North

FOTOGRAFIA

Fred Koenekamp (colori)

MUSICA

Jerry Goldsmith

MONTAGGIO

Hugh S. Fowler

INTERPRETI

George C. Scott, Karl Malden

PRODUZIONE

Twentieth Century Fox

DURATA

170'

ORIGINE

USA; 1970

REPERIBILITA'

Homevideo/Cineteca Pacioli

INDICAZIONE

Triennio

PERCORSI

Seconda guerra mondiale

Novecento/Cinema e Storia

 

TRAMA

Seconda Guerra Mondiale.Il generale Patton, dopo le vittorie ottenute nel Nordafrica contro le truppe tedesche di Rommel, partecipa all'invasione della Sicilia occupando con brillanti manovre Palermo e Messina. Caduto in disgrazia per aver schiaffeggiato un soldato con l'esaurimento nervoso, Patton viene emarginato dalle operazioni militari più importanti a cominciare dallo sbarco in Normandia. Il generale Bradley lo mette al comando della Terza Armata, affidandogli compiti di particolare difficoltà nella battaglia delle Ardenne. Patton ottiene successi clamorosi e diventa ben presto una specie di leggenda vivente. Il suo forsennato anticomunismo lo spinge, però, a caldeggiare un attacco all'URSS insieme ai tedeschi, cosicché viene immediatamente destituito dal comando.

 

TRACCIA TEMATICA

Il generale Patton è quello che si dice un uomo tutto d'un pezzo, tenacemente legato alle proprie idee e indisponibile ai compromessi e tantomeno ai cedimenti. Il suo credo si esprime in un militarismo eroico e titanico, nutrito dall'ammirazione dei grandi condottieri del passato ed esaltato dal richiamo della vittoria. Patton ama la guerra (sa concepirsi al comando di un'armata impegnata in prima linea) e detesta lo XX secolo, che con il progresso tecnologico (vale più la potenza dell'apparato industriale che la genialità dei comandanti, laddove Patton avrebbe voluto risolvere tutto con un duello tipo western con Rommel) ha ridotto il ruolo della gran personalità nella storia e negli eventi bellici (la sua malinconica uscita di scena in campo lungo sullo sfondo di un paesaggio privo di presenze umane sottolinea la solitudine di quest'anacronistico eroe d'altri tempi).

C'è anche qualcosa di mistico nel modo con cui il protagonista vive la dimensione guerresca (pensiamo alla sequenza nella quale rivive con assorto trasporto l'assedio di Cartagine sul luogo stesso dello scontro), nell'irrazionale pulsione che lo spinge verso la gloria (il suo insensato piano per proseguire la guerra contro i sovietici sembra più dettato dal desiderio di trovare un nuovo nemico contro cui indirizzare la propria innata bellicosità che da motivato anticomunismo).

Il film evidenzia l'insanabile contraddizione fra la lucida consapevolezza da parte di Patton del proprio smisurato e testardo narcisismo e l'insopprimibile e spesso irrazionale tensione al protagonismo, alimentato dall'intenso desiderio di erigere attorno alla propria persona ancora vivente un alone di leggenda.

 

VALUTAZIONE CRITICA

Uscito nel bel mezzo della contestazione globale del sessantotto, Patton, generale d'acciaio subì l'accusa di essere un film militarista (qualcuno disse addirittura fascista) che esaltava la guerra e il fascino della vittoria in quanto tali, alimentando nel pubblico una discutibile identificazione col tronfio bellicismo del protagonismo. E' indubbiamente legittimo e comprensibile che per una coscienza nutrita agli ideali del pacifismo il film di Schaffner susciti una reazione di rigetto, ma sarebbe sbagliato ridurre la pellicola esclusivamente a quest'ottica.

La figura di Patton, infatti, non ci viene presentata esclusivamente contornata da una luce di gloria e ardimento, ma è interpretata soprattutto in chiave romantico-crepuscolare, vista come esempio tipico di eroe solitario incompreso dal tempo nel quale gli è toccato di vivere. In questo senso il film ripropone il paradigma tipicamente hollywoodiano del personaggio eccezionale in conflitto con la società (pensiamo all'eroe del western, che mette coraggio e abilità al servizio di una comunità nella quale non può e non vuole integrarsi). Non è tanto il militarismo di Patton che il film vuole evidenziare (e tantomeno esaltare), ma il suo individualismo irriconciliato con la contemporaneità, secondo i canoni tradizionali di una cinematografia da sempre sensibile al mito del genio e della sregolatezza.

Questo aspetto è ben evidenziato dalla visionaria ed astratta sequenza d'apertura che ci consegna da subito il protagonista in una dimensione di grandiosa solitudine dietro un'enorme bandiera americana (si direbbe che Patton non parli a nessuno, se non a se stesso), dalla pistola con il calcio d'avorio in vista che richiama i pistoleri del West (a suggerire l'idea che Patton ha forse sbagliato film), al suo inquieto vagare in spaziose stanze di vecchi castelli (l'inazione lo rende insofferente), alla sua sagoma impettita a bordo di un cingolato (ma un cavallo bianco sarebbe più indicato alla sua personalità: ed, infatti, lo vediamo a guerra finita cavalcare in un maneggio a guisa di monumento equestre).

 

RIFERIMENTI INTERDISCIPLINARI

Storia                     A) La Seconda Guerra Mondiale.

 B) La figura del generale Patton.