Salvate il soldato Ryan

TITOLO ORIGINALE

Saving Private Ryan

REGIA

Steven Spielberg

SOGGETTO E SCENEGGIATURA

Robert Rodat

FOTOGRAFIA

Janusz Kaminski (colori)

MUSICA

John Williams

MONTAGGIO

Michael Kahn

INTERPRETI

Tom Hanks, Tom Sizemore, Edward Burns, Barry Pepper, Adam Goldberg, Vin Diesel, Giovanni Ribisi, Jeremy Davis, Matt Demon

PRODUZIONE

Steven Spielberg, Ian Bruce, Mark Gordon, Gary Levinsohn per Dream Works/Paramount/Amblin Entertainment

DURATA

170'

ORIGINE

USA, 1998

REPERIBILITA'

Homevideo/Cineteca Pacioli

INDICAZIONE

Biennio-Triennio

PERCORSI

Seconda guerra mondiale

Novecento/Cinema e Storia

 

TRAMA

6 giugno 1944, sbarco alleato in Normandia. Al capitano americano Miller, reduce dallo sbarco a Omaha Beach, dove la maggior parte dei suoi soldati sono caduti sotto il micidiale fuoco tedesco, viene affidata una missione: insieme a pochi uomini dovrà trarre in salvo il soldato James Francis Ryan, unico superstite di quattro fratelli morti in guerra e paracadutato in Normandia. Gli alti comandi hanno deciso di risparmiare alla madre la morte dell'unico figlio rimastole. Le ricerche della pattuglia di Miller si concludono a Ramelle, dove si trova il soldato Ryan, impegnato con i suoi commilitoni nella difesa di un ponte. Arrivano i tedeschi: sono in superiorità di uomini e mezzi, gli americani, però, si difendono strenuamente. Alla fine della cruenta battaglia Miller e quasi tutti i suoi uomini muoiono, ma il soldato Ryan è salvo.

 

TRACCIA TEMATICA

E' giusto sacrificare la vita di molti uomini per salvarne quella di uno solo? Sì, se questo serve a risparmiare ulteriore dolore ad una madre che ha già perso tutti gli altri figli. Sì, perché ciò che dà un senso all'assurda brutalità della guerra è la convinzione di combattere per una causa giusta. Sì, se la morte di un singolo (o di tanti) può determinare l'obbligo morale di essersi meritato di essere stato salvato (in questo senso Ryan diventa Miller, ne eredita la tempra e le doti di buon americano bravo padre di famiglia: non a caso, con finale effetto spiazzante, scopriamo che il reduce al cimitero militare non è Miller ma Ryan). Sì, perché una guerra va combattuta anche con il fine che i sopravvissuti perpetuino quei valori in cui s'identifica una nazione.

Ma Salvate il soldato Ryan non comunica solo certezze: nel vivo degli orrori di una guerra di cui non nasconde certo le atrocità e che lascia poco spazio alla serena riflessione, ci consegna degli interrogativi cui non vuole o non sa rispondere: è giusto risparmiare il nemico che si è arreso (contro le Convenzioni di Ginevra), quando poi questo stesso nemico può essere causa della nostra morte (è quello che accade con il tedesco che pugnala Mellish e spara a Miller, e non a caso viene eliminato proprio da quel caporale Upham che si era opposto alla sua immediata esecuzione)? Non è la guerra, nonostante tutto, uno spettacolo grandioso che affascina ed emoziona (causa non ultima del successo cinematografico del genere bellico), come constata amaramente lo stesso capitano Miller? Cosa rappresenta la scolorita bandiera americana che apre e chiude il film (come un sipario teatrale) nel suo grigiore che l'avvicina al bianconero: il simbolo della giustizia e della libertà per cui sono morti i soldati sepolti nel cimitero o lo sbiadimento di questi stessi valori a causa delle tante guerre ingiuste (pensiamo solo al Vietnam) seguite al conflitto mondiale?

 

VALUTAZIONE CRITICA

Con Salvate il soldato Ryan Spielberg affronta un tema, la seconda guerra mondiale, ritornante con diverse modalità nella sua filmografia (Lo squalo, Hollywood 1941, I predatori dell'arca perduta, L'impero del sole, L'ultima crociata, Schindler's List), dove era sempre rimasto sullo sfondo, come evento più evocato e sottinteso che mostrato.

Un grande manipolatore dell'immaginario cinematografico come Spielberg non poteva descrivere una guerra cui non ha partecipato se non attingendo a piene mani dal repertorio visivo del Cinema e del documentarismo bellico. La sequenza dello sbarco, in particolare, intreccia procedimenti sofisticati del Cinema moderno (il rallentatore) con l'uso artigianale della macchina a mano usata dai cineoperatori di guerra che, insieme alla fotografia sporca e sgranata, crea un effetto di improvvisazione e immediatezza che accresce la sensazione di realismo, mentre la storia della missione suicida di un pugno di uomini in territorio nemico riecheggia lo schema narrativo del bellico americano anni quaranta-cinquanta.

Frequente nel film il mutamento del punto di vista: oltre alla storia rivissuta da Ryan e non da Miller, ricordiamo la contrapposizione fra l'oggettiva irreale che percorre dall'alto la spiaggia di Omaha Beach cosparsa di cadaveri per soffermarsi su uno dei fratelli Ryan (da quel momento la vicenda seguirà un percorso individuale), espressione di un narratore onnisciente che domina dall'alto la storia e lo sguardo (ristretto e soggettivo) del caporale Upham che osserva col visore del fucile lo scontro con la postazione tedesca (e che in fondo simboleggia il ruolo di puri osservatori cui il film costringe noi spettatori, che siamo legati al personaggio di Upham, con la sua imbelle pavidità, più di quanto crediamo: anche noi del resto avremmo lasciato andare il soldato tedesco per poi ucciderlo senza pietà anche se disarmato).

 

RIFERIMENTI INTERDISCIPLINARI

Storia                    A) La seconda guerra mondiale.

B) Lo sbarco alleato in Normandia.

C) Le Convenzioni di Ginevra.

Geografia             La Normandia e i luoghi dello sbarco.