Umberto D.

TITOLO ORIGINALE

Idem

REGIA

Vittorio De Sica

SOGGETTO E SCENEGGIATURA

Cesare Zavattini

FOTOGRAFIA

G. R. Aldo (bianconero)

MUSICA

Alessandro Cicognini

MONTAGGIO

Eraldo da Roma

INTERPRETI

Carlo Battisti, Maria Pia Casilio, Lina Gennari, Alberto Albani e attori non professionisti

PRODUZIONE

Giuseppe Amato per Rizzoli/De Sica/Amato

DURATA

91'

ORIGINE

Italia, 1952

REPERIBILITA'

Homevideo/Cineteca Pacioli

INDICAZIONE

Triennio

PERCORSI

Dopoguerra amaro

Novecento/Cinema e Storia

 

TRAMA

Roma, secondo dopoguerra. Umberto Domenico Ferrari è un povero pensionato che fatica a tirare avanti. La sua solitudine è attenuata dalla servetta della pensione dove abita, che si confida con lui, e dalla sua cagnetta Flaik, cui è molto affezionato. Un giorno viene sfrattato dalla padrona di casa e disperato medita il suicidio.

 

TRACCIA TEMATICA

L'anziano protagonista (la non indicazione del cognome nel titolo assegna alla sua vicenda un che di generalizzabile) rappresenta la desolante e umiliante condizione in cui nell'Italia dell'epoca si trovavano a vivere numerosi pensionati.

La denuncia di una situazione inaccettabile per un paese civile e della sordità delle istituzioni (la repressione della manifestazione dei pensionati) è esplicita, ma ad essa si accompagna un quadro d'insieme che configura una società indifferente ed insensibile al dramma incarnato dal povero vecchio (pensiamo alla figura della padrona di casa). Quello di Umberto D., insomma, non è solo un problema sociale di miseria e degradazione materiale, ma anche e soprattutto un dramma umano di solitudine ed emarginazione (che è ancora rinvenibile in forme non del tutto dissimili nella ricca società contemporanea).

Può essere significativo, a proposito del suddetto atteggiamento d'indifferenza, ricordare l'infastidita accoglienza che il pubblico riservò al film (fu un clamoroso fiasco al botteghino) e addirittura l'aperta ostilità delle autorità di governo.

 

VALUTAZIONE CRITICA

Umberto D. è considerato l'estremo capolavoro del neorealismo (che all'inizio degli anni Cinquanta aveva già imboccato la parabola discendente). In esso le opzioni estetico-linguistiche tendono ad accentuarsi rispetto alle opere precedenti: lo stile scarno e sobrio che sconfina con il documentarismo, nell'intento di conferire un senso di oggettività distante e indifferente alle immagini (nascondimento del ruolo della regia), la cosiddetta tecnica del pedinamento (teorizzata come essenza del neorealismo dallo sceneggiatore Zavattini) che induce ad accostarsi agli aspetti più quotidiani e materiali dell'esistenza dei personaggi, il rifiuto di una struttura narrativa ispirata alla tradizione romanzesca e melodrammatica (manca una vera trama o intreccio, prevale il succedersi di fatti autonomi e indipendenti fra loro), l'uso di attori non professionisti (il personaggio di Umberto D. è interpretato da un glottologo docente all'Università di Firenze alla sua prima e ultima esperienza cinematografica).

L'adesione a queste opzioni stilistiche non impedisce, tuttavia, a De Sica di esprimere la consueta affettuosa e partecipe attenzione alla dimensione umana e psicologica dei suoi personaggi (tra i quali trova anche il modo di affiorare qualche elemento di bozzettismo ironico nella figura del vicino di letto d'ospedale di Umberto D.), che si trasforma in commossa pietà di fronte al dolente e sofferto percorso umano del protagonista.

 

RIFERIMENTI INTERDISCIPLINARI

Storia          A) L'Italia nell'immediato Secondo Dopoguerra.

B) Le reazioni al film da parte del governo dell'epoca.

C) Il problema dell'emarginazione degli anziani nella società contemporanea.