Balla coi lupi

TITOLO ORIGINALE

Dances with Wolves

REGIA

Kevin Costner

SOGGETTO

Dal romanzo omonimo di Michael Blake

SCENEGGIATURA

Michael Blake, Kevin Costner

FOTOGRAFIA

Dean Semler (colori)

MUSICA

John Barry

MONTAGGIO

Neil Travis

INTERPRETI

Kevin Costner, Mary McDonnel

PRODUZIONE

Jim Wilson e Kevin Costner per Orion Pictures

DURATA

183'

ORIGINE

USA, 1990

REPERIBILITA'

Homevideo/Cineteca Pacioli

INDICAZIONE

Biennio-Triennio

PERCORSI

Civiltà pellerossa

Ottocento/Cinema e Storia

 

TRAMA

Stati Uniti, 1863. Reduce dalla Guerra di Secessione, Il tenente nordista John Dunbar chiede di raggiungere le terre dell'ovest.Viene inviato in un avamposto abbandonato in territorio indiano. In totale solitudine fa amicizia con un lupo, mentre i pellirossa Sioux lo osservano in lontananza. Accettato come un amico dagli indiani, Dunbar si integra nella loro tribù, sposando una donna bianca allevata dai Sioux e partecipando alla difesa del villaggio dalla mandria di bisonti e alla guerra contro i Pawnee. Ormai Dunbar è un vero e proprio indiano, quando la cavalleria dell'esercito americano lo cattura, malmenandolo brutalmente. Sarà liberato dai suoi amici Sioux, ma ormai i soldati sono sulle loro tracce e l'intera tribù deve trasferirsi in un posto più sicuro.

 

TRACCIA TEMATICA

Il film è l'ultimo esemplare di un sottofilone del genere western, che si potrebbe definire della riabilitazione degli indiani, per anni presentati dal Cinema americano come dei malvagi selvaggi che ostacolavano l'avanzare della civiltà della Frontiera, cioè l'insediamento dei bianchi nei loro territori. Operando, così, un capovolgimento radicale dell'ottica tradizionale, Balla coi lupi contrappone ai bianchi perfidi e violenti i pellirossa buoni e leali e descrive i territori dell'ovest prima della colonizzazione bianca come una specie di paradiso naturale incontaminato.

Più che la fedeltà storica (le vicende del film sono frutto di invenzione) Costner pare interessato ad una verità antropologica (l'accurata descrizione degli usi e dei costumi degli indiani, soprattutto il ricorso alla loro autentica lingua sulla base della preziosa assistenza del docente di lingua e medicina Lakota Albert White Hat) e morale (la società degli indiani è migliore di quella dei bianchi), quest'ultima sconfinante nel mito e nell'utopia.

Si direbbe che Dunbar ripercorra a ritroso il percorso della storia (e in questo senso lo si può considerare come un romantico perdente), fuggendo dalla civilizzazione bianca (approdata alla carneficina della guerra) per ricercare nella dimensione premoderna della cultura indiana avviata all'estinzione una rigenerazione esistenziale.

 

VALUTAZIONE CRITICA

Balla coi lupi è innanzitutto un'elegia crepuscolare su un mondo scomparso cui Costner guarda con una consapevolezza ecologica e pacifista tutta contemporanea e con l'intenzione di risarcire il popolo indiano d'America dell'ingiustizia storica (il genocidio, le deportazioni, lo sradicamento) subita da parte della società bianca (che per anni ha pure costruito proprio attraverso il Cinema un immaginario collettivo antindiano). Si tratta di un riconoscimento certamente tardivo, ma indubbiamente significativo sul piano simbolico, specie se consideriamo la legittimazione ufficiale costituita dalla pioggia di Oscar che ha premiato il film (espressione per altro di un mai sopito senso di colpa della società americana).

Ma Balla coi lupi è anche un atto d'amore di Costner nei confronti del Cinema western e del repertorio filmico che esso ha consolidato nella memoria dello spettatore statunitense. Nel tentativo di evocare un mondo lontano che non ha conosciuto direttamente il regista ricorre al filtro delle suggestioni visive e narrative alimentate dal western nel corso della sua storia ed evoluzione: il tono epico ed antimilitarista insieme con cui viene messa in scena la Guerra di Secessione (pensiamo al Ford di Soldati a cavallo e al Leone di Il buono, il brutto e il cattivo), la figura del nevrotico comandante di Fort Hayes (pensiamo alle caricature irridenti e grottesche del Western critico degli anni settanta), il fascino delle vaste praterie (pensiamo ancora al Ford cantore dell'epopea della Frontiera), la riscoperta della civiltà indiana (pensiamo ai western filoindiano, tipo Un uomo chiamato cavallo e Piccolo grande uomo).

 

RIFERIMENTI INTERDISCIPLINARI

Storia     A) La Guerra di Secessione americana.

               B) La conquista del West e le guerre indiane.

               C) La civiltà dei pellirossa.

Geografia     A) Il Nebraska e i territori del Nord-ovest degli USA.

                      B) La minoranza pellerossa nell'attuale società americana.