Ford John
Stati Uniti (1895-1973)
Nato da una famiglia di origini irlandesi, il suo vero nome è Sean Aloysius O’Feeney (altri indicano O’Fearna), che modificò in Ford perché il fratello Francis aveva assunto questo cognome quando aveva intrapreso la carriera d’attore a Hollywood. John arriva alla regia nel 1917, dirigendo una serie di piccoli western e questo sarà il genere a cui rimarrà più fedele nella sua lunga carriera. Nel 1924 gira il suo primo western di grande successo Il cavallo d’acciaio, nel quale già sono riscontrabili alcune delle sue principali caratteristiche, come la forte dimensione epica, l’attento tratteggio psicologico e il tema della frontiera e del pionierismo. Con l’avvento del sonoro Ford è già un regista pienamente affermato e con un suo mondo tematico e poetico ormai consolidato. Un altro western, considerato da molti come paradigmatico di una tipologia di personaggi e situazioni destinata a fare scuola nell’ambito di questo genere, Ombre rosse (1939), ne conferma le doti di grande narratore e di cantore dell’epopea del West, rievocata con tono nostalgico e con accenti vigorosi nel delineare la rude e dignitosa umanità che distingue le figure dei suoi eroi, che trovano nei volti di attori come John Wayne, James Stewart e Henry Fonda le migliori incarnazioni. Negli anni del dopoguerra realizza una serie di western memorabili, come Sfida infernale (1946), Il massacro di Fort Apache (1948), I cavalieri del nord-ovest (1949) e Rio Bravo (1950), che delineano in modo sempre più definito il western come il genere più congeniale al regista per esprimere la propria concezione virile e generosa dell’esistenza e l’esaltazione di quelle virtù di saldezza morale, laboriosità e spirito d’avventura che avevano costruito la grande nazione americana e che erano consustanziali allo spirito della frontiera, inteso come pulsione vitale alla conquista di spazi incontaminati su cui fondare una solida e robusta comunità di uomini liberi e orgogliosi di sé. Ford, insomma, ha contribuito a fare della conquista dell’ovest nell’Ottocento l’evento fondativo dell’identità americana (ben più della Guerra d’Indipendenza, per altro ricordata con toni celebrativi nel 1939 in La più grande avventura), rievocandolo non in chiave storica, bensì mitologico-leggendaria (come del resto prima di lui avevano fatto poeti epici come Omero e Virgilio, personalità alle quali Ford non è indegno di essere accostato) e senza mai disgiungere l’enfasi rievocativa da accenti di crepuscolare malinconia legati alla consapevolezza dell’irrimediabile tramonto del mondo che aveva alimentato quell’epopea che tanto amava (Sentieri selvaggi, 1956, e L’uomo che uccise Liberty Valance, 1962). L’attività registica di Ford (la sua straordinaria prolificità si misura in ben 137 titoli) non si è espressa solamente nel western, ma ha avuto modo di manifestarsi anche in altri generi, a conferma della versatilità del regista e della sua apertura nei confronti di diverse sollecitazioni. Tra quest’ultimi film ricordiamo tra i più artisticamente compiuti Il traditore (1935) e Un uomo tranquillo (1952), entrambi ambientati nell’Irlanda dei suoi avi, terra alla quale Ford fu sempre affettivamente molto legato.
Ladro d’amore 1920
Il cavallo d’acciaio 1924
Il traditore 1935
Maria di Scozia 1936
Uragano 1937
Il giuramento dei quattro 1938
Alba di gloria 1939
Ombre rosse 1939
Furore 1940
Viaggio senza fine 1940
La via del tabacco 1941
Com’era verde la mia valle 1941
I sacrificati 1945
Sfida infernale 1946
La croce di fuoco 1947
In nome di Dio 1948
Il massacro di Fort Apache 1948
I cavalieri del nord-ovest 1949
Bill sei grande 1950
Rio Bravo 1950
La carovana dei mormoni 1950
Un uomo tranquillo 1952
Il sole splende alto 1953
Mogambo 1953
La lunga linea grigia 1955
Sentieri selvaggi 1956
L’ultimo Hurrà 1958
Soldati a cavallo 1959
I dannati e gli eroi 1960
Cavalcarono insieme 1961
L’uomo che uccise Liberty Valance 1962
I tre della croce del sud 1963
Il grande sentiero 1964
Missione in Manciuria 1966