La sottile linea rossa

TITOLO ORIGINALE

The Thin Red Line

REGIA

Terrence Malick

SOGGETTO

Dal romanzo omonimo di James Jones

SCENEGGIATURA

Terrence Malick

FOTOGRAFIA

John Toll (colori)

MUSICA

Hans Zimmer

MONTAGGIO

Billy Weber,, Leslie Jones, Saar Klein

INTERPRETI

Sean Pean, Adrien Brody, James Caviezel, Ben Chaplin, George Clooney, John Cusak, Woody Harrelson, Elias Koteas, Nick Nolte

PRODUZIONE

Robert Michael Geisler, John Roberdeau prod.

DURATA

171’

ORIGINE

USA, 1998

REPERIBILITA'

Homevideo/Cineteca Pacioli

INDICAZIONE

Classe quinta

PERCORSI

Mettete dei fiori nei vostri cannoni

Antimilitarismo, pacifismo/Individuo e Società

 

Seconda Guerra Mondiale

Novecento/Cinema e Storia

 

TRAMA

Seconda Guerra Mondiale, Fronte del pacifico. Gli americani si apprestano ad attaccare l’isola di Guadalcanal per dare una spallata decisiva alla strenua resistenza giapponese. Fra i soldati che partecipano allo sbarco c’è anche Witt, strappato alla pace di un’isoletta del Pacifico dove viveva dimentico della guerra insieme agli indigeni. Lo scontro con i giapponesi, ben asserragliati su di un’altura, è duro e sanguinoso e gli americani hanno ragione dei loro nemici solo dopo lunghi combattimenti. Dopo un breve periodo di riposo nelle retrovie, i soldati tornano in prima linea. Durante una perlustrazione Witt si lascia uccidere dai giapponesi per permettere al suo commilitone di informare il plotone della vicinanza del nemico.

 

TRACCIA TEMATICA

La guerra, per quanto i riferimenti storici e l’aspetto bellico-militare siano fedeli alla realtà e accuratamente ricostruiti, non è che un pretesto per svolgere una riflessione sulla presenza del male (e quindi anche dell’uomo che se ne fa portatore) nel mondo. Sullo sfondo di uno scenario dominato da un ordine nel quale animali e cose trovano il loro armonico equilibrio (pur alla presenza della lotta per la sopravvivenza, cui allude la scena iniziale del coccodrillo alla caccia di una preda), l’uomo irrompe con l’assordante frastuono della guerra, cioè di una furia distruttrice che si pone come totalmente altra rispetto alla natura (mai il termine innaturale riferito alla guerra ha trovato un’espressione sonoro-figurativa così efficace e convincente). Lo stesso pensiero verbalizzato in una colonna sonora che diventa il coro che accompagna lo svolgersi della vicenda e attraverso cui si manifesta un sentire al tempo stesso individuale e collettivo rappresenta il vano sforzo dell’uomo di chiarire a se stesso il significato della tragedia cui partecipa e assiste e che non riesce a comprendere (di qui gli angosciosi interrogativi che ripetutamente irrompono sulla scena, espressione di una razionalità impotente a darsi ragione di ciò che accade).

Witt è forse il personaggio che più di altri incarna la traumatica lacerazione causata dall’essere stati sottratti ad una condizione di felice comunione con la natura e con un’umanità primitiva (l’Eden incantato in cui si trova all’inizio del film) per essere scagliati nell’apocalisse. Nella sua scelta di morte si coglie la pulsione a ricongiungersi con quel ciclo universale di eterna rinascita che caratterizza il creato (eloquente in proposito il motivo, ritornante nel film, della sepoltura, come simbolizzazione di un rigermogliare dopo la morte, come le piante e i vegetali che si nutrono della linfa della terra e che ignorano l’assillo tormentoso del ragionamento razionale).

 

VALUTAZIONE CRITICA

La sottile linea rossa è un’opera di grande originalità e valore estetico, anche se non ricorre a nessuna invenzione rivoluzionaria, ma si limita a mescolare in un intreccio complesso ed articolato aspetti ormai consolidati del linguaggio cinematografico. Figurativamente affascinante nel prezioso impasto di luce e colori (stupendo il gusto cromatico che impronta il film), struggente e ipnotico nell’incessante inseguirsi di voci fuori campo che cercano invano di penetrare una verità sempre sfuggente o di dare un senso alle cose, la pellicola di Malick si oppone ad ogni facile classificazione e definizione (parlare di genere bellico sarebbe certamente riduttivo), collocandosi in quel territorio che segna il confine tra il già visto (la guerra con la consueta tipologia di situazioni e personaggi) e la tensione verso nuove forme d’espressività.Il film è dominato dalla contrapposizione di entità opposte che riescono a trovare nella colonna visiva e sonora una loro coesistenza: il silenzio e i rumori della natura/l’assordante rimbombo delle armi (agghiacciante lo squarcio sonoro che la prima esplosione provoca nel contesto di un paesaggio incontaminato!), coralità/solitudine, la nudità degli indigeni (e di Witt prima di tornare al fronte) / il grigio verde delle divise, la vita/la morte, il presente/il passato, il parlato/ il pensato, l’eterno/l’effimero, il cielo/la terra, l’acqua /il fuoco, l’immobilità/il continuo trapassare (l’uso insistito della dissolvenza incrociata sia a livello visivo che sonoro), l’uomo/’animale e la vegetazione. Questa pluralità di elementi a volte si sovrappone, altre volte coesiste, in una tessitura di grande suggestione che tende a frantumare i tradizionali dispositivi cronologico-narrativi per lasciare il posto ad accostamenti e connessioni che sembrano richiamarsi ad sensibilità mistico-poetica.

 

RIFERIMENTI INTERDISCIPLINARI

Storia         A.  La Seconda Guerra Mondiale

B.  La guerra nel Pacifico

C.  La battaglia di Guadalcanal

Geografia     Le isole del Pacifico.