Il Gattopardo

TITOLO ORIGINALE

Idem

REGIA

Luchino Visconti

SOGGETTO

Dal romanzo omonimo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa

SCENEGGIATURA

Suso Cecchi D'Amico, Enrico Medioli, Pasquale Festa Campanile, Massimo Franciosa, Luchino Visconti

FOTOGRAFIA

Giuseppe Rotunno (colori)

MUSICA

Nino Rota

MONTAGGIO

Mario Serandrei

INTERPRETI

Burt Lancaster, Alain Delon, Claudia Cardinale, Paolo Stoppa, Rina Morelli, Serge Reggiani, Romolo Valli, Ivo Garrani, Leslie French, Mario Girotti (Terence Hill), Lucilla Morlacchi, Giuliano Gemma

PRODUZIONE

Titanus

DURATA

205'

ORIGINE

Italia, 1963

REPERIBILITA'

Homevideo/Cineteca Pacioli

INDICAZIONE

Classe quinta

PERCORSI

Risorgimento

Ottocento/Cinema e Storia

 

TRAMA

Sicilia, 1860. I garibaldini sono sbarcati nell'isola, ma la vita quotidiana della famiglia del principe Salina sembra continuare in base ad un ritmo scandito da solide consuetudini. Mentre i garibaldini entrano a Palermo, i Salina si recano in villeggiatura a Donnafugata come tutti gli anni. I tempi, però, sono cambiati e ad essi bisogna adeguarsi: il principe Salina vota così per l'annessione dell'isola al Regno d'Italia e benedice le nozze fra il nipote prediletto Tancredi ed Angelica, la bella figlia dell'arricchito sindaco Don Calogero Sedara. Quando, però, giunge da Torino un inviato del governo per convincere il principe ad accettare la nomina a senatore, questi rifiuta perché avverte ormai che il suo ciclo è chiuso e che la Sicilia è immutabile nel suo immobilismo. Un sontuoso ballo finale nella sua residenza di Palermo celebra l'imminente matrimonio fra Tancredi ed Angelica e il sollievo per la mancata rivoluzione sociale.

 

TRACCIA TEMATICA

Il Gattopardo si sviluppa in due direzioni: da una parte l'ispirazione decadente (ed autobiografica, se pensiamo alle analogie fra il personaggio di Salina e il regista), incentrata sulla lucida consapevolezza del principe dell'inevitabile tramonto del dominio sociale dell'aristocrazia di cui è rappresentante sotto la spinta di un processo storico ineluttabile, che consacra l'ascesa della borghesia come nuova classe dirigente (la figura di Don Calogero Sedara, rampante ed ambizioso parvenu arricchitosi con il commercio) ed il suo ruolo egemone nel processo di unificazione della penisola; dall'altra l'analisi storiografica di matrice gramsciana, orientata a rileggere il Risorgimento italiano come una rivoluzione mancata (o tradita), risoltasi in un semplice ricambio di gruppi dirigenti che ha lasciato immutati i rapporti di proprietà e potere. Nella celebre frase Bisogna cambiare tutto per non cambiare niente si sintetizza l'opportunismo dei ceti dominanti e l'operazione trasformistica di cui si fanno portatori, protesi a perpetuare un privilegio sociale attraverso il cambiamento dell'involucro istituzionale (il passaggio dal Regno dei Borboni al Regno d'Italia).

Lo scetticismo storico del principe di Salina, che sanziona l'immodificabilità del secolare immobilismo della Sicilia e la vocazione ad una rassegnata passività del suo popolo (il discorso all'inviato piemontese Chevalley), si intreccia con il suo presentimento (e desiderio) di morte che culmina nella festa danzante finale (rituale tipicamente aristocratico), nella quale una classe che ha concluso il proprio ciclo storico sembra celebrare l'imminenza della fine.

 

VALUTAZIONE CRITICA

Regista dalla marcata e raffinata inclinazione melodrammatica ed estetizzante, Visconti offre il meglio di sé più sul piano dell'evocazione di atmosfere del passato e dell'accurata ricostruzione d'epoca, che non nel rigore dell'analisi storica e nella gestione di scene di massa (la battaglia di Palermo), pur condotte quest'ultime con spettacolare grandiosità. I momenti migliori del film vanno ricercati nella grande suggestione figurativa in chiave pittorica con cui il regista ritrae l'assolato paesaggio siciliano (pensiamo solo al viaggio di trasferimento alla villeggiatura di Donnafugata), nella lunga sequenza del ballo (qualcuno ha parlato di film nel film) in cui si esprime tutto il suo gusto teatrale e scenografico, nel sensuale tripudio di giovinezza incarnato da Tancredi ed Angelica (Delon e la Cardinale al culmine del loro splendore fisico) e nel ritratto psicologico e morale della figura del protagonista Salina, nella cui malinconica e crepuscolare coscienza di un inarrestabile declino s'identifica l'autore. E' su questo piano che Visconti riesce a tradurre in materia cinematografica (dal linguaggio letterario a quello filmico) l'essenza del romanzo di Tomasi di Lampedusa.

Meno significative, invece, le parti del film necessitate a rievocare la conquista garibaldina della Sicilia e a farne emergere l'interpretazione storiografica, che nella loro urgenza dimostrativo-didattica allontanano il regista dalla tendenza a filtrare il modello letterario attraverso la sua spiccata sensibilità decadente. Il Gattopardo-film, insomma, convince quando riesce a reinventare (pur rispettandole) le pagine di Il Gattopardo-libro (ad esempio le sequenze della messa nella chiesa di Donnafugata, delle corse di Tancredi e Angelica nella loro futura casa, l'irriverente risata di Angelica al banchetto), dice di meno quando le traduce pedissequamente (la verbosità del dialogo tra Salina e Chevalley, le confidenze del principe a Padre Pirrone).

 

RIFERIMENTI INTERDISCIPLINARI

Storia          A) La seconda guerra d'indipendenza e la conquista garibaldina della Sicilia.

B) I plebisciti del 1860.

C) La tesi storiografica di A. Gramsci sul Risorgimento.

Italiano             A) Confronto fra il film e il romanzo.

                          B) Giuseppe Tomasi di Lampedusa

Geografia         La Sicilia.