La guerra del fuoco
TITOLO ORIGINALE |
La guerre du feu |
REGIA |
|
SOGGETTO |
Dal romanzo omonimo di Rosny Ainé |
SCENEGGIATURA |
Gérard Brach |
FOTOGRAFIA |
Claude Agostini (colore) |
MUSICA |
Philippe Sarde |
MONTAGGIO |
Yves Langlois |
INTERPRETI |
Everett McGill, Rae Dawn Chong, Ron Pearlman |
PRODUZIONE |
Denis Héroux, John Kemeny (ICC) |
DURATA |
96' |
ORIGINE |
Francia-Canadà, 1981 |
REPERIBILITA' |
Homevideo/Cineteca Pacioli |
INDICAZIONE |
Biennio-Triennio |
PERCORSI |
Cinema e storia |
TRAMA
Circa 30.000 anni fa, verso la fine del Neolitico. La tribù degli Ulams possiede il fuoco, ma non sa riprodurlo. Sorpresi da un'imboscata degli uomini-scimmia, gli Ulams sono costretti a rifugiarsi in una palude. La fiammella che tenevano sempre accesa si è spenta e così viene organizzata una spedizione alla ricerca del fuoco cui partecipano tre membri della tribù. Per questi uomini primitivi inizia un lungo viaggio costellato di avventure: s'imbattono in animali feroci, incontrano una tribù di antropofagi e infine vengono catturati dalla tribù Ivaka che possiede il segreto del fuoco. Al loro ritorno i tre selvaggi hanno imparato tante cose e tante ne hanno da insegnare.
TRACCIA TEMATICA
Più che ad una rigorosa ricostruzione del paesaggio umano e faunistico del tardo neolitico (ad esempio il livello tecnico raggiunto dagli Ivaka è di epoca posteriore rispetto al periodo in cui vissero gli Ulams), il film punta sulla dimensione morale e pedagogica della spedizione dei tre protagonisti, il cui viaggio assume così i contorni di un percorso iniziatico nei territori della conoscenza, che alla fine li arricchisce di un sapere e di un'umanità prima assenti.Gli Ulams non apprendono soltanto ad accendere il fuoco, ma anche il valore della solidarietà, l'amore (come esperienza sentimentale e non solo semplice atto sessuale da consumarsi con animalesca meccanicità) e il gusto dello scherzo e della risata. In altre parole si umanizzano.
Pur mostrando, anche con immagini di crudo realismo, la brutale lotta per la sopravvivenza cui erano costretti gli uomini primitivi e facendo adottare ai protagonisti preistorici un linguaggio verbale e gestuale definito dalla consulenza di studiosi del settore, La guerra del fuoco sintetizza, più in termini ideali e simbolici che storici, quello che fu un passaggio dell'umanità verso un più alto stadio di civiltà.
VALUTAZIONE CRITICA
Mescolando con grande disinvoltura il filologico rispetto per alcuni particolari della condizione dell'uomo preistorico (linguaggio e gestualità innanzitutto) con elementi di esplicita invenzione fantastica (improbabili uomini-scimmia, antropofagi, fiere con le zanne e simil-mammuth), Annaud ha creato un film in bilico tra storia e mito.
Più che un saggio di antropologia primitiva, il regista, insomma, si è preoccupato di dare al suo film i tratti di un romanzo d'avventure con pronunciate cadenze epiche (il modello di riferimento, in fondo, resta l'Odissea omerica, ma anche la saga medioevale del Sacro Graal) ed abbandoni lirico-romantici (pensiamo al finale con Naoh e Ika che guardano la luna teneramente abbracciati), in modo da garantire una confezione in grado di soddisfare le esigenze di un pubblico vasto ed eterogeneo (dallo spettatore colto, attratto dal suggestivo sfondo preistorico, ad un pubblico meno esigente appagato dal taglio narrativo da film d'azione e dall'abbozzo di storia d'amore). Annaud si conferma, così, regista orientato a coniugare le ragioni della cultura con quelle dello spettacolo, ma anche cineasta dai progetti grandiosi ed ambiziosi (non privi di rischi: pensiamo solo al fatto che La guerra del fuoco è praticamente un film muto), attento a garantire ai suoi film il meglio dei supporti tecnici e degli sfondi scenografici (gli esterni di questa pellicola sono stati girati in Scozia, Irlanda, Canada, Kenia).
RIFERIMENTI INTERDISCIPLINARI
Storia La preistoria: il Neolitico.Zoologia Gli animali del periodo neolitico.