Kundun

TITOLO ORIGINALE

Idem

REGIA

Martin Scorsese

SOGGETTO E SCENEGGIATURA

Melissa Mathison

FOTOGRAFIA

Roger Deakins (colore)

MUSICA

Philip Glass

MONTAGGIO

Thelma Schoonmaker

INTERPRETI

Tenzin Thuthob Tsarong, Tenzin Lodoe, Tsering Lhamo

PRODUZIONE

Martin Scorsese, Melissa Mathison per Cappa-De Fina/Touchstone Pictures

DURATA

134'

ORIGINE

USA, 1997

REPERIBILITA'

Homevideo/Cineteca Pacioli

INDICAZIONE

Classe quinta

PERCORSI

Colonialismo, decolonizzazione, Terzo Mondo, problemi del sottosviluppo

Novecento/Cinema e Storia

 

TRAMA

Tibet. Un bambino di due anni, che vive in una famiglia di contadini, viene individuato da un monaco come il Kundun, cioè la reincarnazione umana del Buddha e quindi prossimo Dalai Lama. Il bambino è inviato a Lhasa per essere istruito sui compiti futuri di guida spirituale della nazione tibetana, finchè a diciotto anni d'età riceve l'investitura. Quando i comunisti conquistano il potere nella vicina Cina nel 1949, il governo di Mao Tse Tung rivendica la sovranità cinese sul Tibet ed invade il paese. Il Dalai Lama è costretto a fuggire in un lontano monastero. Dopo un fallito tentativo di accordarsi con il presidente cinese, di fronte al progressivo deteriorarsi della situazione, che vede i cinesi reprimere nel sangue le rivendicazioni del popolo tibetano, nel 1959 decide di recarsi in volontario esilio in India.

 

TRACCIA TEMATICA

Kundun è la biografia del XIV Dalai Lama, ancora oggi vivente in esilio a causa dell'annessione del Tibet da parte della Repubblica Popolare Cinese, che lo considera come parte integrante del suo territorio (ma le pretese cinesi sul Tibet sono antecedenti la rivoluzione maoista). Il film ripercorre i momenti del graduale inserimento del Tibet nella Cina, che per annullare ogni anche minima parvenza di indipendenza della regione ha represso nel sangue le rivendicazioni autonomistiche della popolazione locale.

Se questo costituisce lo sfondo storico di riferimento, Kundun è soprattutto la storia di una persona che cerca di accettare, con dubbi (Perché proprio io? Ti sei mai chiesto se Reting ha trovato il ragazzo sbagliato?) e fatica, il ruolo che il destino gli ha assegnato fino alla maturazione definitiva e all'accettazione della propria missione nel mondo. Quella che sembra una sconfitta esteriore (la perdita della propria patria e l'esilio) si tramuta in una vittoria interiore, che si realizza nel distacco dalle cose del mondo (pura apparenza, fantasma) per tendere verso il nirvana (considerato come totale estinzione dell'individualità nel nulla).

La figura del mandala (letteralmente cerchio magico) diventa l'immagine-chiave del film. Fitto intrico di cerchi e rettangoli concentrici, costruito con meticolosa cura con sabbia colorata, destinato ad essere distrutto per poi essere di nuovo ricostruito, il mandala diventa il simbolo della fragilità delle costruzioni umane (e della Storia) destinate a rifluire nel caos originario per poi riformarsi in un nuovo ciclo creativo. E' questo meccanismo di inarrestabile movimento e perpetuo rinnovamento che permette che per il Dalai Lama alla mestizia dell'esilio si accompagni la speranza del ritorno (l'immagine di Kundun mentre osserva con il cannocchiale le montagne tibetane dal suo esilio indiano).

 

VALUTAZIONE CRITICA

Scorsese assegna al film il punto di vista del protagonista, attraverso il cui sguardo viene filtrata la storia (dall'inizio, con la macchina da presa che coincide con gli occhi del bambino al risveglio, agli incubi onirici e visionari dell'ultima parte, che visualizzano la strage dei suoi connazionali). E' la soggettività (tra sogno e veglia, passato e presente) di Kundun che ci conduce nello spazio tutto da scoprire (per noi e per lui) del palazzo reale di Lhasa e nel suo percorso di personale scoperta della realtà, molti aspetti della quale ci ritornano confusi (pensiamo alle trame dei monaci reggenti) proprio perché viste attraverso gli occhi di chi non ha adeguati strumenti di comprensione.

A Scorsese non interessa tanto la dimensione storica, quanto quella morale e spirituale del personaggio di Kundun, di cui il regista (che non è buddista, ma cattolico) ripropone quell'itinerario di sofferta e dolorosa presa di coscienza del proprio ruolo nel mondo (il modello è la passione del Cristo) che è tipico dei suoi personaggi.

La suggestione del mandala influisce anche sulle scelte espressive, se vogliamo collegare la sinuosa mobilità della macchina da presa e il frequente uso delle dissolvenze incrociate con il senso di eterno fluire e trapasso che sta alla base della dottrina buddista.

 

RIFERIMENTI INTERDISCIPLINARI

Storia          A) Storia del Tibet.

B) La rivoluzione cinese.

C) L'attuale situazione del Tibet e il movimento internazionale di sostegno ai diritti del popolo tibetano.

Religione        A) Il buddismo

                        B) La figura del Dalai Lama.

Geografia             Il Tibet