TITOLO ORIGINALE |
Dayereh |
REGIA |
|
SOGGETTO |
Jafar Panahi |
SCENEGGIATURA |
Kambozia Partovi |
FOTOGRAFIA |
Bahram Badakhshani (colori) |
MONTAGGIO |
Jafar Panahi |
INTERPRETI |
Fareshteh Sadr Orafai, Maryiam Parvin Almani, Nargess Mamizadeh, Elham Saboktakin |
PRODUZIONE |
Jafar Panahi per Jafar Panahi Film Production/Mikado/Lumière & Company |
DURATA |
91’ |
ORIGINE |
Iran-Italia, 2000 |
REPERIBILITA' |
Homevideo/Cineteca Pacioli |
INDICAZIONE |
Triennio |
PERCORSI |
Umiliate e offese La condizione femminile/Individuo e Società |
Teheran, Iran, ai nostri giorni. Alcune donne, appena liberate dopo un periodo di carcere, cercano di affrontare la nuova realtà. La vita per loro non è facile: una è incinta e così viene respinta dalla famiglia, un’altra cerca disperatamente di tornare al villaggio natio, ma, non essendo accompagnata da un uomo, non può viaggiare da sola, un’altra ancora cerca di abbandonare la figlia perché possa trovare una migliore collocazione presso una nuova famiglia. Alla fine si ritroveranno tutte in carcere.
Il cerchio, che da il titolo al film, allude metaforicamente a due aspetti: a) alla struttura narrativa, incentrata su di un movimento circolare che vede ogni donna del film lasciare una specie di simbolico testimone dell’oppressione subìta al personaggio femminile successivo; b) alla situazione di costrizione reclusiva da cui esse provengono e alla quale ritornano in base ad una dinamica ancora una volta circolare (l’immagine iniziale di una porta d’ospedale diventa quella finale della porta del carcere, in una replicazione conclusiva del punto di partenza che ben suggerisce l’idea di una circolarità senza speranza); c) la figura del cerchio è quella che con più efficacia richiama la dimensione della costrizione (non a caso nel linguaggio comune si usa il termine di accerchiamento).
Nell’Iran integralista per le donne la separazione fra spazio carcerario e spazio sociale è minimo, se non impercettibile: è la società iraniana ad essere per loro una prigione a cielo aperto (è significativo che la pellicola sia stata proibita in patria).
Il fatto che anche nella progredita Europa la condizione femminile non fosse poi tanto differente soltanto un secolo fa non può non indurre alla riflessione.
Il Cerchio (meritato Leone d’Oro alla Mostra di Venezia del 2000) è la dimostrazione della grande vitalità del cinema iraniano contemporaneo che, come molte cinematografie del Terzo Mondo, riesce ad affrontare i più drammatici temi dell’attualità civile e sociale con grande forza ed incisività, con pochi mezzi e molte idee (in questo c’è qualcosa che richiama alla nostra stagione del neorealismo). Panahi gira nelle strade con la macchina da presa spesso nascosta alla folla, immerge le sue storie nella quotidianità formicolante e chiassosa della capitale del suo paese, ricavandone storie di intensa umanità e lasciando che siano le cose e i fatti a parlare (non c’è in lui traccia di retorica ed enfasi e sono banditi gli eccessi drammatici).
Storia A) La rivoluzione islamica del 1979
B) La Repubblica Islamica oggi
Geografia L’Iran
Religione La religione islamica