Liberty Heights

TITOLO ORIGINALE Idem

REGIA

Barry Levinson

SOGGETTO E SCENEGGIATURA

Barry Levinson

FOTOGRAFIA

Christopher Doyle (colori)

MUSICA

Andrea Morricone

MONTAGGIO

Stu Linder

INTERPRETI

Adrien Brody, Bebe Neuwirth, Joe Mantegna, Ben Foster, Rebekah Johnson

PRODUZIONE

Barry Levinson, Paula Weinstein per Baltimora/Spring Creek Pictures

DURATA

127’

ORIGINE

USA, 2000

REPERIBILITA'

Homevideo/Cineteca Pacioli

INDICAZIONE

Triennio

PERCORSI

Dopo l’olocausto

Antisemitismo/Razzismo, intolleranza, immigrazione, società multietnica/Individuo e Società

I vicini di casa

Problemi dell’immigrazione e del multietnicismo/Razzismo, intolleranza, immigrazione, società multietnica/Individuo e Società

 

TRAMA

Baltimora, Maryland, 1954. La segregazione razziale è stata appena abolita nello Stato del Maryland e nella classe dell’adolescente ebreo Ben Kurtzman può entrare una ragazza nera di nome Sylvia. Ben si innamora di lei ed inizia a frequentarla, ma quando il padre di Sylvia viene a sapere del legame della figlia vi si oppone energicamente vietandole di vedere il giovane. Anche Van, fratello primogenito di Ben, s’innamora di una bella ragazza dell’alta società, che sembra contraccambiare i suoi sentimenti. Entrambi faranno di tutto per realizzare il loro sogno d’amore, ma la realtà di quegli anni finirà per separare definitivamente i due fratelli dalle due ragazze di condizione sociale diversa dalla loro.

 

TRACCIA TEMATICA

Liberty Heights è il nome del quartiere dove Ben e Van abitano con la loro famiglia. Si tratta di un quartiere ebraico e i genitori dei due ragazzi provano un forte senso di appartenenza alla loro comunità religiosa, con tanto di attaccamento alle tradizioni, di diffidenza verso i cosiddetti gentili (cioè i cristiani) e mancanza di senso dell’umorismo (il panico che s’impossessa della signora Ada al vedere il figlio mascherato da Hitler).

Ma il superamento dei pregiudizi razziali non è solo un problema della famiglia Kurtzman, se anche il padre nero di Sylvia interdice alla figlia di vedere Ben. Ai confini etnico-culturali si sovrappongono, poi, quelli sociali, come nel caso della reginetta di bellezza di cui s’innamora Van, troppo ricca e viziata per poter provare per lui qualcosa di più che vada oltre il desiderio di un’effimera trasgressione per far dispetto al fidanzato.

Ciò che soprattutto Liberty Heights vuole dimostrare (e questo anche sulla scia autobiografica dei ricordi giovanili del regista Levinson, che si trovò ad essere adolescente ebreo proprio in quel periodo e in quella Baltimora) è come negli anni Cinquanta, nonostante il rigido e puritano conservatorismo ancora dominante nella società americana, l’imperante razzismo (la scritta sulla recinzione della piscina esclusiva del Country Club) e il maccartismo (il riferimento al processo Rosenberg), si andasse comunque insinuando una nuova corrente di rinnovamento che si esprimeva attraverso una maggior libertà sessuale, il rock’n roll e il rifiuto del conformismo e che aveva, ovviamente, nei giovani i propri interpreti e protagonisti. La grande esplosione contestataria degli anni Sessanta sembra, insomma, già covare sotto le ceneri un decennio prima.

 
VALUTAZIONE CRITICA

Liberty Heights riesce ad essere una rievocazione fresca e vivace di un ambiente e di un’epoca in cui si sono innescati processi di trasformazione decisivi per la società americana. L’esito piuttosto felice della pellicola (di cui, tuttavia, non va taciuto il difetto di superficialità e approssimazione nel delineare fatti e personaggi) va ricercato nel fatto che Levinson, pur senza ignorare lo sfondo socio-antropologico di quegli anni (la rigida divisione in classi, il razzismo, la mentalità dominante, lo scontro generazionale, il rinnovamento musicale, ecc..), si concentra soprattutto sulla dimensione umana e morale (il film potrebbe essere classificato come un romanzo di formazione), riuscendo a tratteggiare in modo gustoso e colorito personaggi della storia (giovani e meno giovani) e offrendoci un quadro delle loro psicologie e delle tensioni generazionali dell’epoca che non sfocia mai in facili schematismi (come quella netta contrapposizione tra buoni e cattivi che tanto spesso caratterizza i film che trattano del tema del razzismo). La natura evidentemente autobiografica di quanto narrato ha probabilmente indotto il regista ad assumere quell’atteggiamento affettuoso e indulgente con cui sovente si riesumano i ricordi di giovinezza, smussandone le asprezze, raddolcendone le delusioni e facendone avvertire la nostalgia (pensiamo soltanto alle citazioni musicali di cui il film è infarcito).

Un altro punto di forza del film può essere ricercato nel garbato equilibrio con cui intreccia dramma e commedia, momenti di tensione e aneddoti divertenti (la figura e la vicenda del padre di Ben e Van sembra ondeggiare in continuazione fra questi estremi), conferendo la necessaria fluidità narrativa perché si possa transitare da situazioni assai differenti senza bruschi stacchi. 

 
RIFERIMENTI INTERDISCIPLINARI

 Storia                                 Gli Stati Uniti negli anni Cinquanta

Educazione musicale          Le canzoni del film

Geografia                            La comunità nera ed ebraica negli Stati Uniti