No Man’s Land

TITOLO ORIGINALE

Idem

REGIA

Danis Tanovic

SOGGETTO E SCENEGGIATURA

Danis Tanovic

FOTOGRAFIA

Walther Vanden Ende (colori)

MUSICA

Danis Tanovic

MONTAGGIO

Francesca Calvelli

INTERPRETI

Branko Djuric, Rene Bitorajac, Katrin Cartlidge

PRODUZIONE

Marc Baschet, Frédérique Dumas-Zajdela, Marion Hansel, Cédomir Kolar, Marco Muller per Man’s Films/Studio Maj-Casablanca/Noé Productions/Counihan  Villiers  Productions/Frabica

DURATA

98’

ORIGINE

Bosnia-Slovenia-Francia-Belgio-Gran Bretagna-Italia, 2001

REPERIBILITA'

Homevideo/Cineteca Pacioli

INDICAZIONE Biennio-Triennio

PERCORSI

Mettete dei fiori nei vostri cannoni

Antimilitarismo, pacifismo/Uomo e Società

TRAMA

Bosnia-Erzegovina, 1993. Nel pieno della guerra civile nella ex-Jugoslavia due pattuglie, l’una bosniaca e l’altra serba, vengono inviate dai rispettivi schieramenti in una trincea abbandonata. Esse entrano in contatto e ne nasce una sparatoria nella quale muore un soldato serbo e ne rimane ferito uno bosniaco. Quest’ultimo   finisce su una mina che esploderebbe nel momento in cui il suo corpo fosse rimosso. Rimangono nella trincea il serbo Nino e il bosniaco Ciki a fronteggiarsi e a fraternizzare allo stesso tempo. Intanto nella speranza di disinnescare la mina su cui giace lo sventurato ferito vengono mobilitati i soldati dell’ONU che si trovano sul posto.

 

TRACCIA TEMATICA

La morale del film si evidenzia nell’angosciante metafora con cui si conclude: una volta innescato, il meccanismo della guerra non si può più arrestare. Lo sventurato soldato bosniaco che viene abbandonato su di una mina simboleggia questa agghiacciante constatazione. Particolarmente calzante proprio per il conflitto interetnico che ha insanguinato per anni l’ex-Jugoslavia, di cui pochi ricordano le cause scatenanti, ma tutti le tragiche conseguenze. Non sappiamo se esistano o meno questi crudeli strumenti di morte e la storia che ci è raccontata è chiaramente immaginaria, ma la verità che il film ci consegna non ne viene minimamente diminuita.

L’incontro-scontro tra i due combattenti abbandonati nella terra di nessuno mette in risalto l’assurdità di un macello tra uomini che finiscono per scoprire che le cose che li uniscono superano quelle che li dividono e che più parlano insieme più stentano a comprendere le ragioni del loro antagonismo. Se ci si ascoltasse maggiormente accantonando pregiudizi e odi prefabbricati, sembra dirci il film, forse non ci sarebbero più guerre.  

Sarcastica è l’immagine che viene offerta del contingente ONU (i cui caschi blu sono spregiativamente denominati puffi), di cui si denuncia l’incapacità ed inutilità, e degli organi d’informazione, avidi di scoop clamorosi e intenti a trasformare la sofferenza e il dolore in merce da vendere a spettatori destinati a percepire solo una piccola parte di ciò che realmente accade.

Dopo il frastornante carosello mediatico scende il tramonto sul corpo minato del povero bosniaco Cera, un morto che respira ormai abbandonato da tutti. Tra poco scenderà il buio e il silenzio della notte, la notte della ragione in cui sembra precipitato il mondo nel quale viviamo.  

 

VALUTAZIONE CRITICA

Opera prima del trentatreenne di Sarajevo Danis Tanovic, che è stato testimone della guerra civile jugoslava come documentarista, No Man’s Land ha vinto la Palma d’Oro al festival di Cannes nel 2001 come miglior sceneggiatura e l’Oscar come Miglior Film Straniero nello stesso anno.

Riconoscimenti entrambi meritati, soprattutto il primo, essendo certamente i dialoghi la cosa più pregevole del film, incentrati come sono su una struttura binaria (a botta e risposta) dal ritmo incalzante, efficace nel fare emergere la dimensione di ordinaria umanità dei due protagonisti, più coinvolti che convinti, più vittime che carnefici. Anche le figure di contorno sono ritagliate con incisiva caratterizzazione: tipi e maschere piuttosto che psicologie, costruiscono un coro chiassoso e pittoresco che ben si addice a fare da sfondo ad una farsa tragica qual è No Man’s Land.

Ma Tanovic è anche bravo nel riuscire ad attraversare registri diversi, trapassando con disinvolta leggerezza dal drammatico al grottesco, dal tragico al comico, dal realistico al surreale, e nel costringere l’azione scenica nel ristretto spazio di una trincea della quale riesce quasi a farci sentire il tanfo di cadavere e l’odore acre di sudore dei protagonisti. 

 

RIFERIMENTI INTERDISCIPLINARI

Storia                               A)  La Jugoslavia dall’Impero asburgico a Tito

B)     La guerra civile nella ex-Jugoslavia

C)    L’ONU e il ruolo dei Caschi Blu

Geografia                         Le nuove repubbliche sorte dalla fine della Jugoslavia