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TITOLO ORIGINALE

Idem

REGIA

Marco Bellocchio

SOGGETTO

Sergio Donati

SCENEGGIATURA

Sergio Donati in collaborazione con Goffredo Fofi

FOTOGRAFIA

Luigi Kuveiller, Enrico Menczer (colori)

MUSICA

Ennio Morricone

MONTAGGIO

Ruggero Mastroianni

INTERPRETI

Gian Maria Volonté, Laura Betti, Carla Tatò, Fabio Garriba, Corrado Solari, Jacques Herlin

PRODUZIONE

Ugo Tucci per la Juppiter Generale Cinematografica-UTI Produzioni Associate (Roma) -Labrador Films (Paris)

DURATA

93’

ORIGINE

Italia, 1972

REPERIBILITA'

Homevideo/Cineteca Pacioli

INDICAZIONE Triennio

PERCORSI

Quarto Potere

Stampa-Giornalismo/Mass Media/Individuo e Società

TRAMA

Milano, primavera 1972. Alla vigilia delle elezioni, in un periodo di grande tensione politica, la quindicenne Maria Grazia, figlia del noto professor Italo Martini, viene trovata violentata e strozzata in un prato alla perizia della città. Il redattore capo di un quotidiano cittadino, Bizanti, incarica il giornalista Roveda di seguire il caso. Bizanti costruisce un falso colpevole da dare in pasto all’opinione pubblica: si tratta di Mario Boni, un extraparlamentare di sinistra. Roveda, però, continua le indagini e scopre che l’assassino non è il Boni. Quando lo rivela a Bizanti, questi lo licenzia, tenendo la notizia pronta per essere sfruttata secondo l’esito delle elezioni.

 

TRACCIA TEMATICA

Oggetto della denuncia del film è il potere manipolatorio e falsificatore della stampa, in particolare di quella conservatrice (dietro la testata Il giornale, nel 1972 ancora inesistente, si adombra l’autorevole Corriere della sera, che in quell’inizio anni Settanta si collocava in una posizione politica di centro-destra). Bizanti incarna in modo quasi luciferino la lucida e spietata consapevolezza di questo ruolo mistificatorio, per cui il giornalismo si fa strumento di lotta politica, rimuovendo ogni scrupolo professionale e soprattutto sequestrando la verità ai lettori di cui si tende, invece, ad alimentare l’ingenua credulità, se non i peggiori istinti. La stampa, che dovrebbe essere un’istituzione garante della democrazia, gelosa della propria indipendenza dal potere politico ed economico, tesa ad informare con il massimo di obiettività il cittadino (è forse a questo modello che s’ispira il dignitoso personaggio di Roveda), si trasforma nell’esatto opposto.

Sullo sfondo l’incandescente scenario italiano dei primi anni Settanta, dominato da un aspro scontro sociale, dall’estrema radicalizzazione politica dei gruppi extraparlamentari di sinistra e dall’incombere della strategia della tensione alimentata da oscure forze (la strage di Piazza Fontana del 1969 e il capro espiatorio trovato all’epoca nell’anarchico Pietro Valpreda sono sicuramente fra le fonti d’ispirazione del film).      

 

VALUTAZIONE CRITICA

Film politico di sinistra, gettato nella mischia di uno scontro che divideva il paese e creava un clima di forte contrapposizione ideologica, assolve a quella che allora si definiva una funzione di controinformazione (alla versione ufficiale dei mass-media si contrapponeva la verità delle forze di opposizione), in questo caso non tanto legata ad un episodio reale (la vicenda raccontata è immaginaria), quanto al disvelamento dei meccanismi di costruzione del consenso attivati dal giornalismo conformista e allineato al potere (o, come si diceva allora, borghese). Il regista Bellocchio, incline a ben altre tematiche, subentrò alla direzione del film in un secondo tempo, a sceneggiatura già scritta e più per condivisione politica che per reale convinzione (lo definì come un film d’emergenza, legato ad una precisa necessità del momento).

L’esplicita finalità politica condiziona ovviamente la qualità della pellicola, che risulta marcatamente schiacciata sul versante polemico e didascalico (si privilegia l’intento persuasivo a favore della dimostrazione di una tesi), con conseguente tendenza allo schematismo e all’approssimazione dei personaggi, poveri di spessore e complessità psicologica e ridotti a puri simboli di ciò che sono destinati a rappresentare, e all’improbabilità dei dialoghi, troppo orientati a rendere chiaro ciò che invece si dovrebbe dedurre dallo svolgimento dei fatti (pensiamo alle lezioni di cinica spregiudicatezza che Bizanti impartisce a Roveda e alla moglie).

 

RIFERIMENTI INTERDISCIPLINARI

Storia                            A)  L’Italia all’inizio degli anni Settanta

                                      B)   La strage di Piazza Fontana e la strategia della tensione