Pearl Harbour

TITOLO ORIGINALE

Idem

REGIA

Michael Bay

SOGGETTO E SCENEGGIATURA

Randall Wallace

FOTOGRAFIA

John Schwartzman (colori)

MUSICA

Hans Zimmer

MONTAGGIO

Chris Lebenzon, Steven Rosenblum, Mark Goldblatt, Roger Barton

INTERPRETI

Ben Afflick, Josh Hartnett, Kate Beckinsale, Cuba Gooding jr, Tom Sizemore, Alec Baldwin, John Voight

PRODUZIONE

Jerry Bruckheimer, Michael Bay per Touchstone Pictures/Jerry Bruckheimer Films

DURATA

182’

ORIGINE

Stati Uniti, 2001

REPERIBILITA'

Homevideo/Cineteca Pacioli

INDICAZIONE

Biennio-Triennio

PERCORSI

Seconda Guerra Mondiale

Novecento/Cinema e Storia

 

TRAMA

Rafe e Danny sono amici d’infanzia  e condividono la passione del volo. Nel 1941 Rafe parte per Londra, dove si arruolai nella RAF per partecipare alla battaglia d’Inghilterra. Mentre Rafe combatte in Europa, Danny viene assegnato alla base di Pearl Harbor nelle Hawaii e qui conosce Evelyn, la fidanzata del suo amico.Un giorno arriva la notizia che Rafe è deceduto in una missione di volo e Danny ed Evelyn iniziano una relazione amorosa. Ma Rafe non è morto e, trasferito proprio alle Hawaii, si trova di fronte al suo miglior amico innamorato della sua donna. Intanto il 7 dicembre del 1941 i giapponesi attaccano la base di Pearl Harbor dando inizio alle ostilità con gli Stati Uniti. Per Rafe e eDanny è giunto il momento di mettere da parte le questioni personali per correre in difesa della patria.

 

TRACCIA TEMATICA

Pearl Harbor propone due piani narrativi ben distinti. Il primo è costituito dal triangolo amoroso tra i protagonisti, gestito secondo i canoni della tradizione melodrammatica. Amore e amicizia si intrecciano e confliggono trascinando i personaggi in un fatale susseguirsi di eventi e passioni travolgenti. Il secondo è dominato dall’irrompere nella sfera dei drammi privati della guerra, che costringe tutti a dimenticare il personale per mettersi al servizio della nazione.

Alla ricostruzione dell’episodio bellico dell’attacco giapponese a Pearl Harbor il film aggiunge una protesi che travalica quelli che dovrebbero essere i limiti cronologici suggeriti dal titolo. L’incursione aerea statunitense sulla città di Tokio con bombe incendiarie, che provocò numerose vittime tra la popolazione civile, viene proposta come una legittima ritorsione dopo la proditoria azione contro la flotta americana alle Hawaii. Forse che con questo finale piuttosto fuori tema si voglia andare oltre, giustificando le tragedie di Hiroshima e Nagasaki? Oppure si intende dare una legittimazione morale all’attuale interventismo statunitense nel mondo in nome della lotta contro il terrorismo?  

 

VALUTAZIONE CRITICA

Pur nella differenziazione dei registri narrativi, ciò che fornisce unità stilistica ad un film come Pearl Harbour è sicuramente la ricerca di un ritmo all’insegna di un’accentuata velocità, scandito da un montaggio di estrema rapidità costituito da inquadrature brevissime, che quasi impediscono all’occhio di fissarsi sull’immagine. Ne consegue un affievolirsi dell’intensità della pellicola, che proprio in quanto assume riferimenti narrativi legati a dinamiche di forte coinvolgimento emotivo dello spettatore (come il melò) non permette a quest’ultimo di vedere la propria partecipazione sedimentarsi in un graduale e calibrato snodarsi della vicenda e dei colpi di scena. La convulsa mobilità produce, insomma, un’esagitazione che va a scapito della concentrazione drammatica trasformando il film in un esemplare dell’estetica imperante nella Hollywood degli ultimi anni, dominata dall’imperativo di travolgere lo spettatore con un flusso stordente di inquadrature. Quest’impostazione è particolarmente evidente nella seconda parte del film, quella bellica, dove il modello sembra diventare la play-station e dove la rielaborazione elettronica delle immagini mette in crisi lo stesso statuto del kolossal tradizionale, che era tale nella misura in cui mobilitava tanti di quei mezzi per costruire grandiose scenografie quali solo la potenza economica del Cinema hollywoodiano poteva permettersi.

La ricchezza di soluzioni tecnologiche computerizzate (la stessa sceneggiatura nel suo accostare piani narrativi incomunicanti tra di loro sembra frutto di un’indagine di mercato tesa a soddisfare i gusti di un pubblico eterogeneo) finisce per tramutarsi in una sostanziale povertà che fa rimpiangere la lenta e solenne costruzione narrativa di un altro film di trent’anni fa sullo stesso argomento, Tora, Tora, Tora di R. Fleischer.

RIFERIMENTI INTERDISCIPLINARI

Storia                              A) La seconda Guerra Mondiale

                                        B) La battaglia del Pacifico