The Believer

TITOLO ORIGINALE

Idem

REGIA

Henry Bean

SOGGETTO E SCENEGGIATURA

Henry Bean

FOTOGRAFIA

Jim Denault  (colori)

MUSICA

Joe Diamone

MONTAGGIO

Mayin Lo, Lee Percy

INTERPRETI

Ryan Goslin, Summer Phoenix, Theresa Russell, Billy Zane, Glenn Fitzgerald

PRODUZIONE

Susan Hoffman, Christopher Roberts, Eric Sandys per Fuller Films/Seven Arts Pictures

DURATA

98’

ORIGINE

Stati Uniti, 2001

REPERIBILITA'

Homevideo/Cineteca Pacioli

INDICAZIONE

Classe quinta

PERCORSI

Dopo l’olocausto

Antisemitismo/Razzismo, intolleranza, immigrazione, società multietnica/Individuo e Società

 

TRAMA

 Danny Balint, un giovane ebreo di New York, colto e intelligente, ottimo conoscitore dei testi sacri ebraici decide di allontanarsi in modo radicale dai propri correligionari e di diventare un nazista. Entrato in un gruppo di skinhead senza rivelare la propria origine, compie con loro tutta una serie di atti di violenza razzista ai danni di neri ed ebrei. L’amore per una ragazza lo fa, però, entrare in crisi e Danny comincia a mettere in discussione la propria scelta.

 

TRACCIA TEMATICA

 Ispirato ad una vicenda reale, The Believer affronta il tema del ripudio delle proprie radici e della propria identità portate sino alle estreme conseguenze: l’odio per la comunità d’appartenenza e la furia (auto)distruttrice. Il rifiuto dell’ebraismo scaturisce dall’insofferenza per quella che Danny ritiene la mansueta e insensata rassegnazione con cui gli ebrei hanno subito lo sterminio e dalla convinzione che il Dio d’Israele ha permesso tutto questo.

A livello più simbolico (ed universale) Danny può esprimere anche quel rapporto (spesso assai complesso e contraddittorio) di amore e odio che lega i giovani ai propri padri e alla cultura che da parte di quest’ultimi si vuole trasmettere. La rivolta verso un’identità imposta e l’insofferenza verso un bagaglio di valori e principi acriticamente accettato costituiscono per molti giovani una specie di passaggio obbligato e iniziatico. L’acquisizione di una nuova appartenenza (specie se segnata dal fanatismo e da un forte spirito di gruppo) rispetto a quella d’origine risulta spesso un passaggio obbligato di questo itinerario.

Danny, però, è troppo intelligente per sentirsi appagato dall’inserimento nel gruppo dei Naziskin (la cui gretta ignoranza lo disturba e lo stanca) e il suo distacco dalle proprie radici si risolve in una forma di solitudine e disperazione che lo lascia profondamente insoddisfatto.

 

VALUTAZIONE CRITICA

 The Biliever privilegia la dimensione esistenziale-psicologica del protagonista anziché il contesto sociale e politico e probabilmente per questo la delineazione degli altri personaggi (in particolare i coniugi di estrema destra e i naziskin) appare piuttosto approssimativa e affrettata. Ciò che maggiormente sta a cuore al regista è penetrare nel tormentato dissidio interiore di Danny, nella lacerazione irrisolta e irrisolvibile che lo porta di fatto a non uccidere nessuno se non se stesso.

Attraverso un registro tendenzialmente scarno, ellittico ed uniforme (qualche critico ha visto in questo un elemento negativo, parlando di stile scialbo e piatto) la regia assume una posizione di distacco, di pura osservazione di un itinerario morale e umano su cui non pronuncia giudizi e non prende posizione, cercando anzi di attenuare la portata drammatica dei momenti più tesi e coinvolgenti. Non c’è, insomma, nel film quella indulgenza compiaciuta con cui spesso nel Cinema americano si sottolinea con insistenza l’erompere della violenza e alla fine i dialoghi superano abbondantemente le scene d’azione.

 

RIFERIMENTI INTERDISCIPLINARI

 Storia                                      A) La persecuzione antisemita attraverso i secoli

                                                B) Ideologia del nazismo

                                                C) I movimenti nazisti e xenofobi negli Stati Uniti

Religione                                L’ebraismo