Io non ho paura

TITOLO ORIGINALE

Idem

REGIA

Gabriele Salvatores

SOGGETTO

Dal romanzo omonimo di Niccolò Ammaniti

SCENEGGIATURA

Nicolò Ammaniti

FOTOGRAFIA

Italo Petriccione (colori)

MONTAGGIO

Massimo Fiocchi

MUSICA

Ezio Bosso, Pepo Scherman

INTERPRETI

Giuseppe Cristiano, Mattia Di Pierro, Diego Abatantuono, Aitina Sanchez

PRODUZIONE

Marco Chimenz, Giovanni Stabilini, Maurizio Totti, Riccardo Tozzi per Colorado/Cattleya/Alquimia/The Producers Films (Not Scared)

DURATA

108’

ORIGINE

Italia-Gran Bretagna-Spagna, 2002

REPERIBILITA'

Homevideo-Cineteca Pacioli

INDICAZIONE

Biennio-Triennio

PERCORSI

Linea d’ombra

Momenti di gioventù/La condizione adolescenziale e giovanile/Uomo e Società

 

TRAMA

 Puglia, Altopiano delle Murge, 1978. Il piccolo Michele trova in campagna una botola dentro cui è tenuto sequestrato Filippo, che ha la sua stessa età. Michele gli diventa amico e ne fa il suo compagno di giochi. Spiando una conversazione tra i suoi genitori ed un estraneo alla sua famiglia proveniente dal norditalia, scopre che suo padre fa parte della banda criminale che ha rapito a fini di riscatto il piccolo Filippo.

  

TRACCIA TEMATICA

 Io non ho paura è soprattutto un racconto di formazione. Michele perde la propria innocenza infantile scoprendo la realtà adulta nella sua versione peggiore, quella della violenza brutale nei confronti dei bambini. Prima d’allora, l’inserimento nel gruppo dei coetanei vissuto nell’abbandono ad una dimensione ludica, inserita in una natura maternamente solare ed accogliente aveva come protetto il piccolo protagonista dall’impatto traumatico con una dimensione dominata da un feroce spirito di sopraffazione.

Nella scoperta del diverso (lo sfortunato Filippo) Michele percorre le dolorose tappe della propria maturazione, instaurando con il coetaneo un rapporto di solidarietà e sostegno che lo pone contro i propri genitori. In pochi giorni egli compie un tragitto morale ed esistenziale che altri impiegano anni a completare misurandosi con il dilemma del tradimento dei legami familiari e dell’assunzione di responsabilità personali.  

 

VALUTAZIONE CRITICA

 Salvatores mantiene il film in bilico tra il realismo e la fascinazione, quasi fiabesca, di una campagna pugliese rivissuta e riproposta con un’evidente (forse anche troppo) sottolineatura delle suggestioni paesaggistiche che essa è in grado di suscitare, specie se collocata, come il taglio fotografico cerca di fare, in un’atemporale dimensione mitica.

Le cose migliori del film vanno ricercate nel contrasto tra il cinico mondo degli adulti e l’incanto dell’età infantile, che trova nello spazioso e misterioso scenario agreste lo sfondo ideale per attivare le proprie fantasie, nella continuità con cui il regista si mantiene a livello dei piccoli protagonisti, privilegiando costantemente il loro punto di vista, e nell’abilità e nel mestiere con cui intreccia diversi piani narrativi, a cominciare dall’accostamento delle modalità del thriller classico con lo scavo psicologico e l’evocazione d’ambiente e d’atmosfera. 

  

RIFERIMENTI INTERDISCIPLINARI

 Italiano                                             Il romanzo omonimo di Niccolò Ammaniti 

Geografia                                         Le Murge               

Storia                                                L’Italia degli anni Settanta