TITOLO ORIGINALE | Idem |
REGIA | Francesco Calogero |
SCENEGGIATURA | Giovanni Veronesi, Sandro Veronesi, Francesco Calogero |
FOTOGRAFIA | Giulio Pietromarchi (colori) |
MONTAGGIO | Davide Azzigana |
MUSICA | Mario Tronco |
INTERPRETI | Roberto De Francesco, Amanda Sandrelli, Chiara Caselli |
PRODUZIONE | Digital Film |
DURATA | 96' |
ORIGINE | Italia, 1997 |
REPERIBILITA' | Homevideo/Cineteca Pacioli |
INDICAZIONE | Triennio |
PERCORSI | Linea d'ombra Momenti di gioventù/La condizione adolescenziale e giovanile/Uomo e Società |
TRACCIA TEMATICA
Giovanni si trova stretto fra il richiamo del passato e la tentazione di nuove esperienze e di nuovi incontri: il suo ramingare con tanti mezzi così diversi simboleggia bene questa ansia di ricerca di significati e persone che motivino la sua vita.
Gli amici e i luoghi di un tempo gli sembrano però ormai irreparabilmente diversi e lontani e quelli nuovi, che va incontrando nel suo zigzagante percorso, troppo indecifrabili e indisponibili per essere rassicuranti. Nell' intercapedine temporale che divide la sua adolescenza dalla caserma (considerato luogo classico di passaggio all'età adulta: da sempre si dice che a militare si diventa uomini), Giovanni matura la convinzione che solo una fuga all'altro capo del mondo possa salvarlo da un futuro mediocre. Il mito della frontiera, che ha alimentato l'epopea del western, rivive nell'ansia di rigenerazione del protagonista.
Il suo, più che un viaggio iniziatico, è un movimento in caduta libera nel vuoto morale e ideale dell'Italia degli anni novanta.
VALUTAZIONE CRITICA
Francesco Calogero è un regista dal tocco leggero e delicato, abituato a suggerire le cose piuttosto che urlarle
(dote questa non trascurabile nell'attuale panorama del Cinema italiano), attraverso uno stile classico, composto e sobrio, alieno da virtuosismi tecnici e preziosismi linguistici.Cinque giorni di tempesta vive soprattutto di questa capacità di allusione, della tendenza a lasciare parlare le cose, caricandole di atmosfere ambigue, per cui anche i luoghi più comuni (come una strada, un ponte, una camera d'albergo, ecc..) assumono risonanze vagamente irreali e misteriose, accentuando il senso di estraneità del protagonista nei confronti di una realtà che sembra respingerlo.