TITOLO ORIGINALE |
Heavenly Creatures |
REGIA |
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SOGGETTO E SCENEGGIATURA | Peter Jackson, Frances Walsh |
FOTOGRAFIA |
Alun Bollinger (colori) |
MUSICA |
Peter Dasent |
MONTAGGIO |
Jamie Selkirk |
INTERPRETI |
Melanie Lynskey, Kate Winslet |
PRODUZIONE |
Jim Booth per Wing Nut Films/Fontana Film Productions |
DURATA |
99 |
ORIGINE |
Nuova Zelanda, 1994 |
REPERIBILITA |
Homevideo/Cineteca Pacioli |
INDICAZIONE |
Triennio |
PERCORSI |
Amici per la pelle Momenti di gioventù/La condizione adolescenziale e giovanile/Uomo e Società Gioventù violenta Il disagio/La condizione adolescenziale e giovanile/Uomo e Società |
TRAMA
Nuova Zelanda, 1952-1954. Pauline e Juliet sono compagne di scuola e fra di loro sboccia unamicizia sempre più profonda e intima, inizialmente legata alla comune passione per la musica lirica e il Cinema e successivamente cementata dalla stesura di un romanzo a quattro mani, i cui protagonisti (Charles e Deborah) diventano i loro doppi, permettendo ad entrambe di vivere con una sempre maggiore immedesimazione le avventure da loro stesse create. I rispettivi genitori, preoccupati per lintensità di questo rapporto, cercano di dividerle, ma il distacco forzato non fa che accentuare il legame tra le due ragazze. Quando Juliet deve partire per il Sudafrica si scatena la tragedia: Pauline chiede di poter partire con lamica e di fronte al diniego della madre, organizza insieme a Juliet lassassinio del genitore.
TRACCIA TEMATICA
Tratto da un fatto di cronaca accaduto in Nuova Zelanda negli anni cinquanta, Creature del cielo costituisce una libera interpretazione di quel torbido episodio, che tenta di rivisitare basandosi sugli autentici diari di Pauline, ma inseguendo soprattutto ipotesi dettate dallimmaginazione.
Quello tra Pauline e Juliet viene presentato come un legame vissuto con adesione esclusiva e totale, tale da assorbire interamente la loro esistenza, di esaudire tutte le esigenze affettive ed esaurire le energie creative di entrambe. La forza di questo legame consiste nella sostituzione del mondo reale con un mondo fantastico, da esse stesse creato, dai risvolti fiabesco-avventurosi, che diventa per le due ragazze lunico valore di riferimento. Un repertorio di miti ed eroi, di saghe medioevali e paradisi paganeggianti, di divi del Cinema e della canzone, che affascina e rapisce con sempre maggiore invadenza il loro immaginario. Le effusioni cui si abbandonano, più che come una manifestazione di vera e propria omosessualità, vanno piuttosto interpretate come una completa identificazione con i personaggi del loro romanzo e come un rifiuto di ogni intromissione maschile nel loro universo.
Il mondo degli adulti, costituito da genitori prepotenti o assenti, da insegnanti goffi e inadeguati e da psichiatri cialtroni, non appare assolutamente in grado di dare risposte credibili o anche solo di avvicinarsi allanomalia scandalosa delle due ragazze.
Lansia di libertà di Pauline e Juliet a contatto con questa realtà meschina e opprimente degenera in violenza folle e delirante. Il film non assolve e non condanna, cerca solo di spiegare.
VALUTAZIONE CRITICA
Jackson, formatosi come regista sulla realizzazione di pellicole horror, ricorre a parecchie reminiscenze del repertorio orrifico, non solo nel truculento assassinio finale, ma anche nelle fantasie con cui le due amiche modificano una realtà che le penalizza (pensiamo allo psichiatra trafitto) o si autosuggestionano per rivivere le emozioni di un film (pensiamo allinseguimento da parte di Orson Welles appena visto al cinema).
Ma il fascino di Creature del Cielo consiste soprattutto nelle continue interferenze che il territorio fantastico, nel quale Pauline e Juliet sono sempre più immerse, opera nei confronti della realtà. Si tratta dellimporsi di una dimensione visionaria e pittorica su di una quotidianità che ha i toni dimessi della claustrofobica abitazione della povera Pauline e la compassata e rigida eleganza della signorile villa di Juliet, per non parlare del confronto fra i divi hollywoodiani e la grigia mediocrità del fugace innamorato di Pauline e dellamante della madre di Juliet. Anche la colonna sonora accentua questo stridente contrasto, contrapponendo alla fulgida voce di Lanza le banalità che echeggiano nelle abitazioni delle due ragazze.
Limmaginario visivo e sonoro, che Jackson manipola con gusto barocco ai limiti del kitsch (forse anche con qualche compiacimento di troppo), ma con un talento ed un estro figurativo indubbio, finisce per prendere il sopravvento su tutto il resto, frastornando uno spettatore ammaliato, così come ha frastornato le due protagoniste conducendole al finale delirio di onnipotenza.