I quattrocento colpi
TITOLO ORIGINALE | Les quatre-cents coups |
REGIA | Francois Truffaut |
SOGGETTO | Francois Truffaut |
SCENEGGIATURA | Francois Truffaut, Marcel Moussy |
FOTOGRAFIA | Henri Decae (bianconero) |
MONTAGGIO | Marie-Josèphe Yoyotte |
MUSICA | Jean Constantin |
INTERPRETI | Jean-Pierre Léaud |
PRODUZIONE | Les Films du Carrosse |
DURATA | 101' |
ORIGINE | Francia, 1959 |
REPERIBILITA' | Homevideo/Cineteca Pacioli |
INDICAZIONE | Biennio-Triennio |
PERCORSI | L'età acerba Il disagio/La condizione adolescenziale e giovanile/Uomo e Società |
TRAMA
Antoine Doinel è quello che si dice un ragazzo difficile: i genitori non lo capiscono, gli insegnanti ne mortificano la creatività e lo puniscono, la società tutta sembra essergli ostile. Antoine risponde con una ribellione fatta di piccole marachelle, finché alla fine commette un furto e viene affidato ad un riformatorio. Qui tenterà un'impossibile fuga. TRACCIA TEMATICA Il titolo è un'espressione idiomatica che andrebbe tradotta non in modo letterale, bensì come fare il diavolo a quattro, che è appunto ciò che fa Antoine, afflitto da un'evidente carenza affettiva, per richiamare su di sé l'attenzione.Il mondo degli adulti e delle istituzioni educative (scuola e riformatorio) è presentato in modo negativo, come incapace, non solo di dare valide risposte all'inquietudine degli adolescenti, ma addirittura di apprezzare e valorizzare le inclinazioni positive (pensiamo alla passione di Antoine per Balzac). Verso il personaggio di Doinel si rivolge quindi la simpatia del regista, che da ragazzo visse esperienze analoghe.
VALUTAZIONE CRITICA Opera prima di Truffaut, uno dei maggiori registi della Nouvelle Vague francese, il film ne mette in risalto il grande talento nell'invenzione linguistica: le immagini non sono mai banali o convenzionali, ma sempre al servizio di un preciso disegno espressivo.
Alcuni esempi: all'inizio l'estrema mobilità della macchina da presa ci conduce attraverso suggestivi paesaggi parigini, gli stessi che Antoine contempla con malinconia mentre sul cellulare viene condotto al riformatorio; durante l'interrogatorio della psichiatra quest'ultima non compare mai (la fredda distanza delle istituzioni) mentre il volto del protagonista è continuamente indagato (un soliloquio più che un vero dialogo); infine la splendida carrellata che riprende la corsa finale verso il mare e che si arresta sul volto di Antoine, che impossibilitato a proseguire guarda in macchina quasi invocando aiuto da noi spettatori.