Singles-L’amore è un gioco

TITOLO ORIGINALE

Singles

REGIA

Cameron Crowe

SCENEGGIATURA

Cameron Crowe

FOTOGRAFIA

Ueli Steiger (colori)

MONTAGGIO

Richard Chew

MUSICA

Paul Westerberg

INTERPRETI

Bridget Fonda, Campbell Scott, Kyra Sedgwick, Matt Dillon

PRODUZIONE

Atkinson/Knickerbocker per Warner Bros

DURATA

100’

ORIGINE

USA, 1992

REPERIBILITA’

Homevideo/Cineteca Pacioli

INDICAZIONE

Triennio

PERCORSI

Amore e altre catastrofi

L’amore/La condizione adolescenziale e giovanile/Uomo e Società

 

TRAMA

Steve, Cliff, Janet, Linda , Debbie, sono tutti giovani singles, nel senso che abitano da soli. Alcuni di loro sono anche soli, nel senso che non hanno o non hanno più un’anima gemella, altri sono accoppiati, ma con mille problemi e dubbi. Steve, un brillante urbanista, si innamora di Linda, restia però a impegnarsi troppo con un uomo essendo passata da alcune cocenti delusioni, Janet ama il cantante rock Cliff, donnaiolo e narcisista, che la trascura, Debbie cerca invano l’uomo ideale attraverso gli annunci televisivi. Proprio quando tutto sembra andare per il peggio, le cose si sistemano per il meglio.

 

TRACCIA TEMATICA

Per i protagonisti del film lo stato di singles sembra essere più una condizione provvisoria, vissuta con disagio e insoddisfazione, piuttosto che una scelta di vita imperniata sulla rinuncia ad un rapporto sentimentale stabile. Non c’è una teorizzazione dei vantaggi della solitudine, ma il timore di rimanere scottati da una nuova storia, una particolare circospezione nei confronti dell’esperienza amorosa, vista come indispensabile, ma temuta come foriera di delusioni. Almeno questo è l’orizzonte in cui si muove la relazione fra Steve e Linda, mentre gli altri personaggi si segnalano per un sovrappiù di paranoia, come i complessi di Janet (ossessionata da un seno giudicato troppo piccolo), le frustrate ambizioni musicali di Cliff e l’ansia nevrotica di accasamento di Debbie.

 

VALUTAZIONE CRITICA

Ciò che rende vivace e piacevole un film come Singles, piuttosto banale e scontato nella sua esile sceneggiatura di commedia giovanile alla moda, sono alcune originali idee di regia. E’il caso del transitare del punto di vista narrativo da un personaggio all’altro che conferisce al film un particolare effetto di coralità, dell’interpellazione con cui questi stessi personaggi guardano in macchina rivolgendosi allo spettatore, delle scritte che scandiscono i capitoli della storia e delle numerose interferenze della dimensione grottesco-umoristico (pensiamo al personaggio di Debbie e a quello di Cliff) su quella seria. Un provvidenziale alleggerimento in chiave ironica di un film troppo sbilanciato sulla vicenda Steve-Linda, risolta in modo un po’ melenso e melodrammatico.