Inserto

Con questo termine si fa riferimento ad un breve segmento visivo, comunemente costituito da una o due inquadrature e della durata di pochi secondi, che trova ospitalità all'interno di una sequenza più ampia, da cui trae una giustificazione narrativa.

Tradizionalmente esso viene utilizzato per visualizzare i ricordi che attraversano fugacemente la mente di un personaggio e in alcuni casi possono avere anche una strutturazione a fasi successive (famosi, in questo senso, gli inserti dei film di S. Leone C'era una volta il West, 1968, e Giù la testa, 1971, dove alcuni flashback relativi ad esperienze fondamentali nella vita dei protagonisti, vengono proposti per inserti isolati, che solo verso la fine del film si ricompongono per intero, diventando narrativamente comprensibili); più raramente la loro collocazione temporale è opposta al più diffuso caso precedente (in Non si uccidono così anche i cavalli?, 1969, di S.Pollack capiamo solo all'epilogo che gli inserti disseminati nel corso del film non sono flashback, come siamo stati indotti a pensare per abitudine, ma flashforward che ci preannunciano l'esito della storia).

L'inserto ha trovato anche un frequente utilizzo in alcune scuole cinematografiche d'avanguardia, secondo modalità e finalità differenti rispetto ai casi suddetti (pensiamo, ad esempio all'avanguardia sovietica e in particolare ai film linguisticamente più rivoluzionari di S. M. Eisenstein, come Ottobre, 1927, e Sciopero, 1925, dove la presenza dell'inserto non risponde più ad esigenze narrative, ma concettuali, di comunicazione cioè di un significato di natura argomentativa).