Il grande cocomero

TITOLO ORIGINALE

Idem

REGIA

Francesca Archibugi

SOGGETTO E SCENEGGIATURA

Francesca Archibugi (ispirandosi alle esperienze dello scomparso neuropsichiatra infantile Marco Lombardo Radice)

FOTOGRAFIA

Paolo Carnera (colori)

MUSICA

Roberto Gatto, Battista Lena

MONTAGGIO

Roberto Missiroli

INTERPRETI

Sergio Castellitto, Alessia Fugardi, Anna Galiena

PRODUZIONE

Leo Pescarolo, Guido De Laurentis e Fulvio Lucisano per Ellepi Film/Chrysalide Films/Moonlight/Raiuno

DURATA

102'

ORIGINE

Italia, 1993

REPERIBILITA'

Homevideo/Cineteca Pacioli

INDICAZIONE

Biennio-Triennio

PERCORSI

Matti da slegare

Handicap/La diversità/Uomo e Società

 

TRAMA

Roma. Nel reparto di neuropsichiatria infantile di un grande ospedale viene ricoverata Pippi, una ragazzina afflitta da periodici attacchi di epilessia. Il giovane psichiatra Arturo prende in cura la bambina, che si rivela una paziente difficile, per la sua scontrosità e la tendenza alle bugie. Con il tempo però Arturo intuisce che la malattia di Pippi affonda le radici nel difficile rapporto con i genitori ed avvia con lei un rapporto basato sull'affetto e la fiducia. Lentamente Pippi dà qualche segno di miglioramento.

 

TRACCIA TEMATICA

La solitudine di Arturo, lasciato dalla moglie, contrastato e isolato nella professione, incontra l'isolamento di Pippi, la cui malattia non ha cause fisiologiche, ma si lega al degrado morale di genitori arricchiti e volgari. Pippi ha somatizzato con l'epilessia la carenza affettiva accusata in famiglia.

Occupandosi con successo della bambina cerebrolesa ed ottenendo la possibilità di uscire la sera per conoscere coetanei, essa acquisisce e rafforza il senso d'autostima, mentre da parte sua Arturo fa chiarezza in se stesso, avviando un nuovo rapporto sentimentale e confrontandosi con i nodi irrisolti della propria esistenza. In particolare intuisce che non esiste una soluzione miracolosa dei problemi (il grande cocomero che aspettava di vedere da bambino), ma che un modo per affrontare la propria sofferenza può essere quello di cercare di capire e guarire la sofferenza altrui.

Sullo sfondo lo sfascio del sistema sanitario pubblico, con la mancanza di tutto e i medici che fuggono verso il privato, e l'atterrita e sgomenta constatazione dell'impossibilità di dare un senso al dolore del mondo (la disperata domanda dovstojeskiana di Don Annibale: perché i bambini muoiono?).

 

VALUTAZIONE CRITICA

L'Archibugi  ha il merito di evitare la facile scorciatoia di un consolatorio lieto fine (non c'è una vera e propria guarigione, semmai l'individuazione di un possibile percorso di guarigione) e di un ricattatorio coinvolgimento emotivo (lo spettatore costretto a identificarsi con personaggi simpatici o a piangere per le loro sofferenze), optando per uno stile secco e rigoroso, spoglio di ogni ricercatezza ed estetismo, con un suono sporco in presa diretta che accentua la sensazione di realismo e una messinscena immersa in luoghi vissuti, dei quali trasmette con efficacia il disagio.

Notevole la capacità di comunicare la continuità tra il claustrofobico senso di oppressione degli interni ospedalieri e abitativi e gli esterni plumbei e notturni delle strade della capitale, dove sembra manifestarsi una nevrosi non molto dissimile dalle patologie del reparto neurologico (viviamo in una società malata, sembra dirci la regista) e di caricare di valenza simbolica cose e situazioni (pensiamo al muro martellato da Arturo, una reazione all'incomunicabilità che mina i rapporti umani, e all'insistenza sulle finestre, limite da cui si può osservare la realtà, ma che può essere anche superato per cercare un contatto con l'altro).

 

RIFERIMENTI INTERDISCIPLINARI

Scienze    A) L'epilessia.

                 B) Le teorie psichiatriche di Marco Lombardo Radice.