La più grande avventura
TITOLO ORIGINALE |
Drums Along the Mohawk |
REGIA |
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SOGGETTO |
Dal romanzo omonimo di Walter D. Edmonds |
SCENEGGIATURA |
Lamar Trotti, Sonya Levien |
FOTOGRAFIA |
Bert Glennon, Ray Rennahan (colore) |
MUSICA |
Alfred Newman |
MONTAGGIO |
Robert Simpson |
INTERPRETI |
Henry Fonda, Claudette Colbert, Edna May, John Carradine, Ward Bond |
PRODUZIONE |
20th Century Fox |
DURATA |
103' |
ORIGINE |
USA, 1939 |
REPERIBILITA' |
Cineteca Pacioli |
INDICAZIONE |
Biennio-Triennio |
PERCORSI |
Cinema e Storia |
TRAMA
Colonie inglesi d'America, 1776. Il colono Gil Martin conduce la moglie Lana a vivere nella valle dei Mohawks, dove la donna si adatta alla dura vita rurale. Quando scoppia la Guerra d'Indipendenza, gli indiani della valle, sobillati dagli inglesi, attaccano i coloni e Martin e sua moglie, insieme agli altri agricoltori della zona sono costretti a rifugiarsi nel forte di German Flats. Allorché la capitolazione del forte assediato sembra imminente, Martin corre a chiedere rinforzi.
TRACCIA TEMATICA
Celebrazione della Guerra d'Indipendenza americana, La più grande avventura non ci mostra tanto la dimensione bellica e politica di quel grande evento storico (che resta sullo sfondo), quanto il retroterra ideale e morale che costituì il presupposto e il fondamento di quella lotta, legittimandola di fronte alla Storia e all'umanità. In altre parole, la ribellione dei coloni americani contro la madrepatria inglese è stata giusta e doverosa perché affondava le radici nel diritto di un popolo di agricoltori laboriosi e dai saldi principi di vivere in pace godendo dei frutti del proprio lavoro. La comunità di villaggio del film, con i suoi sani e solidi valori e con il suo austero stile di vita, diventa il simbolo dell'intera nazione americana e dei principi di libertà e giustizia che stanno alla base (o dovrebbero stare alla base) della sua Costituzione.
Ford non si preoccupa di ricostruire in termini di veridicità storica le vicende fondative dello Stato americano (senza per altro compiere alcuna operazione di falsificazione), ma di reinterpretarle attraverso il filtro narrativo, a lui più congeniale, dei generi avventuroso e western, ammantandole di un alone mitico e leggendario.
VALUTAZIONE CRITICA
Nel film si fondono in unità armonica i temi e le suggestioni fondamentali della poetica fordiana della Frontiera, della cui mitologia il regista è sicuramente uno dei più grandi cantori (in tutto degno di essere accostato sul piano cinematografico ad un Omero o ad un Virgilio). Attraverso un incedere narrativo di vigoroso respiro epico e di suggestiva trasfigurazione lirica Ford riesce a conciliare con estrema maestria la dimensione storica e collettiva della vicenda e quella individuale e privata, per cui i problemi della famiglia Martin diventano quelli del villaggio e viceversa, e la vita del villaggio, a sua volta, si staglia sullo sfondo di quella di una nazione che nasce (memorabili, per il forte senso di appartenenza e di identificazione con la comunità, le sequenze corali di lavoro agreste e di festa).Usando per la prima volta il colore, il regista infonde alte qualità figurative e pittoriche alle immagini e comunica attraverso le scene di massa e i campi lunghi del paesaggio agreste il senso di una profonda comunione dell’uomo con la natura e di una grandiosa epopea bucolica.
RIFERIMENTI INTERDISCIPLINARI
Storia La Guerra d’Indipendenza Americana.