Vecchia guardia

TITOLO ORIGINALE

Idem

REGIA

Alessandro Blasetti

SOGGETTO

Giuseppe Zucca, Camillo Apolloni

SCENEGGIATURA

Giuseppe Zucca, Alessandro Blasetti, Leo Bomba, Guido Albertini

FOTOGRAFIA

Otello Martelli (bianconero)

MONTAGGIO

Ignazio Ferronetti

INTERPRETI

Gianfranco Giachetti, Mino Doro, Franco Brambilla, Maria Puccini

PRODUZIONE

Fauno Film

DURATA

88'

ORIGINE

Italia, 1935

REPERIBILITA'

Homevideo/Cineteca Pacioli

INDICAZIONE

Classe quinta

PERCORSI

Il fascismo visto dal fascismo

Novecento/Cinema e Storia

 

TRAMA

Italia, 1922. In una cittadina dell'Italia centrale il fascista Roberto partecipa alle spedizioni punitive contro i lavoratori in sciopero. Suo padre Claudio dirige un ospedale paralizzato dalle continue agitazioni sindacali degli infermieri e il fratello minore Mario, pur essendo un adolescente, sogna di poter partecipare ad un’azione delle squadre fasciste. Quando viene indetto uno sciopero alla centrale elettrica e il paese rimane senza luce, i fascisti si radunano per una spedizione contro i lavoratori della centrale. Mario, che si è nascosto in un camion, riesce a partire insieme alle camicie nere: sarà ucciso da una fucilata partita dagli scioperanti. La morte di Mario provoca nel paese una grande emozione e indignazione e anche gli oppositori che sembravano più convinti vanno ad iscriversi al Fascio. Il giorno dopo i fascisti partono verso la capitale: è iniziata la Marcia su Roma. Roberto e suo padre sono tra loro.

 

TRACCIA TEMATICA

Vecchia guardia è l'unico film veramente fascista di Blasetti e anche una delle poche pellicole esplicitamente tali realizzate durante il ventennio. Questo potrebbe risultare strano, ma si spiega se si considera come la linea ufficiale seguita dalla cinematografia del regime fosse quella di privilegiare contenuti apolitici ed evasivi, tali da alimentare un immaginario collettivo fatto di buoni sentimenti e di accettazione della gerarchia sociale esistente (pensiamo al filone dei telefoni bianchi, che spingeva lo spettatore a vagheggiare un improbabile mondo di raffinatezze esclusive). Il fascismo, insomma, una volta fattosi strumento e garante dell'ordine borghese e della sua ideologia conformista e perbenista, tende a rimuovere le proprie origini violente e rivoluzionarie.

Il film di Blasetti, così proteso all'esaltazione dei valori di arditismo e combattentismo del fascismo della prima ora ed alla celebrazione enfatica dell'azione diretta che sfocerà in quella traumatica soluzione di continuità dell'ordine politico che fu la Marcia su Roma (già il titolo Vecchia guardia sembra alludere ad un'originaria purezza e integrità che poi si è dispersa negli anni successivi), per quanto avesse suscitato l'ammirazione del duce e di altri gerarchi fascisti, finì per essere avversato dal regime e soprattutto dalla Direzione Generale di Cinematografia.

 

VALUTAZIONE CRITICA

Se prescindiamo dai contenuti politici del film, Vecchia guardia è un'opera interessante dal punto di vista cinematografico per alcune soluzioni stilistico-espressive per quegli anni di spiccata originalità, come l'uso di un italiano non letterario e neutrale (com'era quello allora dominante nel nostro Cinema, anche perché il fascismo propendeva per un'omogeneizzazione linguistica che annullasse ogni diversità regionale), ma fortemente orientato in direzione di una lingua italiana fortemente intrisa di tonalità dialettali (i personaggi di bassa estrazione del film parlano un italiano piuttosto grezzo e chiaramente approssimativo, ma indubbiamente spontaneo ed efficace) e l'attenzione rivolta a un microcosmo essenzialmente popolare ritratto con realismo e attenzione per il dato quotidiano. Un'inclinazione, questa a far filtrare, pur attraverso l'intenzionalità retorica e propagandistica della pellicola, la concreta materialità di una condizione sociale lontana dai salotti dell'alta borghesia che il Cinema di regime finirà per prediligere, nella quale qualche critico ha visto un'anticipazione del neorealismo.

E' stato poi osservato come Blasetti riesca a costruire il suo film su una precisa strategia simbolica incentrata sul contrasto luce-ombra/giorno-notte, per cui l'oscurità che fa da sfondo a buona parte della vicenda (con l'uso frequente di giochi chiaroscurali che richiamano all'espressionismo tedesco) rappresenta il buio dell'Italia oppressa dai politicanti e dalla sovversione dei rossi, mentre la luce dell'alba che avvolge le spedizioni fasciste e la Marcia su Roma alluderebbe all'inizio di una nuova era: una dicotomia Bene-Male, insomma, che si risolve in un dato luministico.

 

RIFERIMENTI INTERDISCIPLINARI

Storia                    A) L'avvento del fascismo.

B) La politica culturale e cinematografica del regime fascista e la Direzione Generale di Cinematografia.