Espressionismo

Corrente del Cinema muto tedesco sorta nel 1919 e protrattasi almeno sino alla fine degli anni venti, anche se l'antesignano del movimento viene da alcuni individuato nel film di S. Rye del 1913 Lo studente di Praga, incentrato su quello che diventerà un luogo tematico tipico dell'espressionismo, la figura del doppio e del pervertimento morale.

L'opera-manifesto dell'espressionismo è però Il gabinetto del dottor Caligari (1919) di R. Wiene, sceneggiato da C. Mayer e prodotto da E. Pommer, un produttore impegnato a fondo nel rilancio della cinematografia tedesca dopo il disastro della prima guerra mondiale. Nel film di Wiene emergono gli elementi costitutivi della concezione espressionista:

  1. le scenografie rigorosamente artificiali, anche per gli esterni, con disegni dipinti su tela riproducenti in modo deformato i dati del reale (strade sghembe, palazzi storti, prospettive falsate, cieli neri, ecc..);
  2. un'illuminazione artificiale che provoca forti contrasti di luce, determinando un accentuato gioco chiaroscurale (numerose e sovradimensionate le ombre di cose e persone che si stagliano sullo sfondo);
  3. il forte trucco degli attori e la stilizzazione dei costumi;
  4. una recitazione enfatica e gesticolante (per altro caratteristica del Cinema muto);
  5. il tema del male sottoforma di perversione morale, ai limiti del demoniaco, incarnata da personaggi di forte personalità che vogliono sottomettere esseri deboli e indifesi e quello, di scuola psicanalitica, dello sdoppiamento della personalità.

Si tratta di un apparato visivo e contenutistico ricco di implicazioni simboliche e di suggestioni pittoriche e teatrali, dichiaratamente antirealista e orientato a trasformare il set in una specie di materializzazione allucinatoria delle nostre ossessioni e nevrosi più profonde. C'è chi vi ha intravisto un'anticipazione dell'imminente nazismo (famoso il contributo in questo senso dello studioso S. Kracauer, anche se oggi ampiamente ridimensionato) e, invece, chi (forse con più ragioni) una traduzione sul piano della finzione di uno stato d'animo di smarrimento e inquietudine legato alla catastrofe della guerra e alla perdita delle certezze illuministiche.

Tra le altre opere che, pur con differenze, a volte anche marcate, con il prototipo del Gabinetto del dottor Caligari, si inseriscono nell'ambito dell'espressionismo citiamo Il dottor Mabuse (1922), I Nibelunghi (1924) e Metropolis (1926), tutte e tre di F. Lang, Golem (P. Wegeren, 1920), Il gabinetto delle figure di cera (P. Leni, 1924), L'ultima risata (W. Murnau, 1924).

Per quanto esauritosi con l'imporsi del sonoro, l'espressionismo farà sentire la sua influenza negli anni successivi, soprattutto tramite molti registi tedeschi e mitteleuropei emigrati ad Hollywood (F. Lang, J. Von Sternberg, R.Siodmak, E. G. Ulmer, ecc..).

Suggestioni espressionistiche, soprattutto nella gestione dell'illuminazione, sono rinvenibili, dagli anni trenta sino ai nostri giorni, in molti film del genere Noir e Horror.