Cento giorni a Palermo

TITOLO ORIGINALE

Idem

REGIA

Giuseppe Ferrara

SOGGETTO

Giorgio Arlorio, Giuseppe Ferrara

SCENEGGIATURA

Piergiovanni Anchisi, Giuseppe Ferrara, Riccardo Iacona, Giuseppe Tornatore

FOTOGRAFIA

Silvio Fraschetti (colori)

MUSICA

Vittorio Gelmetti

MONTAGGIO

Mario Gargiulo

INTERPRETI

Lino Ventura, Giuliana De Sio, Stefano Satta Flores

PRODUZIONE

Coproduzione italo-francese Tugine 200 Roma CLCT Palermo/ Ombre et Lumiere Parigi/La Cecilia Parigi

DURATA

107’

ORIGINE

Italia 1984

REPERIBILITA'

Homevideo/Cineteca Pacioli

INDICAZIONE

Triennio

PERCORSI

Mafia

Novecento/Cinema e Storia

 

TRAMA

Italia, 1982. Di fronte all’incalzare dell’offensiva mafiosa in Sicilia il governo decide di inviare nell’isola il generale Dalla Chiesa come prefetto di Palermo.La speranza è che il generale, già vittorioso sul terrorismo al nord, possa sconfiggere anche la mafia. Ben presto Dalla Chiesa si rende conto che per fronteggiare con efficacia il fenomeno mafioso è necessario che il Parlamento emani delle leggi che gli concedano pieni poteri. In attesa di essere sostenuto dal potere politico, inizia una serie di indagini a tutto campo, soprattutto nel mondo bancario e finanziario per risalire ai meccanismi di riciclaggio di denaro utilizzati dalla mafia, che intuisce immediatamente che il nuovo prefetto fa sul serio e comincia a temerne la determinazione. Lasciato solo dal governo, circondato da collaboratori non tutti fidati, sempre più inviso alla mafia, il generale Dalla Chiesa viene assassinato in un’imboscata insieme alla giovane moglie Emanuela la sera del 3 settembre 1982. Sono passati cento giorni da quando ha assunto l’incarico di prefetto di Palermo.

 

TRACCIA TEMATICA

La tesi di fondo del film è che il generale Dalla Chiesa non sia stato adeguatamente sostenuto a livello governativo e parlamentare nel suo impegno contro la mafia e che questo insufficiente appoggio (la mancanza di un’efficace legge antimafia, la bocciatura della legge sull’esattoria da affidare ai poteri pubblici, ecc..) lo abbia lasciato solo a fronteggiare un’organizzazione che ha ormai esteso il proprio potere su scala internazionale e si muove come una grande impresa multinazionale (il vertice mafioso ricorda il consiglio d’amministrazione di una società). Lo stesso ceto politico e gli apparati dello Stato risultano inquinati dalla mafia, resa assai più forte e temibile del terrorismo dall’influenza pervasiva e tentacolare che esercita sull’intera società siciliana e anche al di fuori di essa.

Cento giorni a Palermo mette in luce anche il forte temperamento del generale e il suo spiccato senso dello Stato (la sua personalità incute rispetto ai subordinati e timore negli stessi mafiosi), soffermandosi pure sulle difficoltà a conciliare i gravosi impegni del suo lavoro con la vita coniugale. Inoltre a Ferrara preme sottolineare come Dalla Chiesa avesse lucidamente intuito che la lotta contro la mafia non fosse solo una questione di ordine pubblico e di repressione, ma come fosse necessario sconfiggere la malavita organizzata sul piano della mentalità comune e del consenso delle nuove generazioni, intaccando l’egemonia culturale che essa ancora esercitava sulle genti della Sicilia (il suo rapporto di collaborazione con la Chiesa dell’isola e le sue visite nelle scuole).

 

VALUTAZIONE CRITICA

Uscito appena due anni dopo la tragica uccisione del generale Dalla Chiesa e della moglie, il film di Ferrara conferma la tempestività con cui questo regista riesce a tallonare la realtà più drammatica del nostro paese, legato ad un’idea di Cinema politico che solo nella capacità di aderire con prontezza all’attualità civile e sociale trova il proprio senso più autentico. Politicità che si misura nella necessità di andare oltre la semplice ricostruzione cronachistica dei fatti (per quanto precisa e fedele essa possa essere), per cercare di riordinarli e reinterpretarli per assegnare ad essi un senso che aiuti lo spettatore a capire le cause e le radici di questi stessi eventi. Nel non raccontare solo la realtà, ma anche nel mostrare cosa ci sta dietro consiste l’essenza più autentica del Cinema di Ferrara.

La finalità espositiva e l’intento di denuncia non impediscono, tuttavia, l’emergere delle qualità cinematografiche della pellicola (forse il migliore film del regista), che vanno ricercate nella sapiente calibratura del ritmo narrativo, che sa alternare incalzanti sequenze d’azione (gli atroci delitti con cui si apre il film e la retata della polizia in una Palermo deserta durante i campionati del mondo di calcio) con l’atmosfera pesante e ambigua della prefettura palermitana ed efficaci squarci sullo scenario politico romano, senza trascurare di esplorare con misura e discrezione la dimensione umana e psicologica del protagonista e della consorte.

 

RIFERIMENTI INTERDISCIPLINARI

Storia          A) La mafia dalle origini ai nostri giorni.

B) La figura di Carlo Alberto Dalla Chiesa e di Pio La Torre.

C) L’Italia all’inizio degli anni Ottanta.