L'albero degli zoccoli

TITOLO ORIGINALE

Idem

REGIA

Ermanno Olmi

SOGGETTO E SCENEGGIATURA

Ermanno Olmi

FOTOGRAFIA

Ermanno Olmi, Enrico Tovaglieri, Franco Gambarana (colore)

MUSICA

Johann Sebastian Bach eseguito all'organo da Fernardo Germani

MONTAGGIO

Ermanno Olmi

INTERPRETI

Luigi Ornaghi, Francesca Moriggi, Omar Brignoli, Antonio Ferrari, Teresa Brescianini, Giuseppe Brignoli, Carlo Rota, Pasqualina Brolis, Massimo Fratus, Francesca Villa, Maria Grazia Caroli ed altri attori non professionisti

PRODUZIONE

Gruppo produzione Cinema per la Rai-Radiotelevisione Italiana e Italnoleggio Cinematografico

DURATA

170'

ORIGINE

Italia, 1978

REPERIBILITA'

Homevideo/Cineteca Pacioli

INDICAZIONE

Triennio

PERCORSI

Questione sociale

Ottocento/Cinema e Storia

 

TRAMA

Campagna bergamasca, 1897-1898. In una cascina vivono quattro famiglie di mezzadri. Tra gioie e dolori scorre l'umile esistenza quotidiana di una comunità contadina: si cerca di barare sul peso della farina da consegnare al padrone, si celebrano matrimoni, si litiga, nascono figli, guariscono vacche date per morte e si soprattutto si prega e si prende la vita con cristiana rassegnazione. Quando un contadino taglia abusivamente un albero per fare dei nuovi zoccoli al figlio che va a scuola, il padrone lo caccia dalla cascina. Non ci è detto dove andrà e quale sarà il suo futuro.

 

TRACCIA TEMATICA

L'albero degli zoccoli ricostruisce con grande aderenza alla dimensione antropologica e materiale un microcosmo rurale della bassa bergamasca, che si approssima a quella che doveva essere la condizione e la cultura contadina della campagna lombarda di fine Ottocento. La vita quotidiana di questa comunità è analizzata nella ripetitività delle occupazioni giornaliere e nella ritualità delle ricorrenze straordinarie (nascite e matrimoni).

La Storia e la lotta di classe restano sullo sfondo (c'è, però, un accenno ai moti del pane di Milano del 1898) e questa reticenza venne rimproverata al film, anche se va detto che il conflitto sociale nelle campagne bergamasche si manifestò assai meno che in altre zone rurali, come ad esempio in Emilia, e che comunque la dolorosa vicenda di papà Batistì richiama alla realtà del rapporto di sottomissione al potere padronale. Ma a Olmi non interessa comporre un'opera storiografica, ma fare emergere gli aspetti di questo appartato universo contadino che evocano la verità che più lo ispira e gli sta a cuore: il sentimento religioso e la genuinità della fede che caratterizza questa umanità umile e semplice.

Il realismo che sorregge la rievocazione del film, insomma, viene trasfigurato dalla creatività del regista, che attinge alla sua sensibilità cristiana per consegnarci un angolo di passato programmaticamente e consapevolmente idealizzato e mitizzato.

 

VALUTAZIONE CRITICA

Olmi compie un'ulteriore tappa del suo percorso nel mondo degli umili, retrocedendo nel tempo per individuare nel passato della sua gente i segni di quella ingenua e sorgiva spiritualità popolare che da sempre costituisce l'elemento ispiratore del suo Cinema. Più che alla storia e alla sociologia il regista sembra impegnato a dare forma alla sua idea di identità contadina di fine secolo, attingendo alla tradizione orale e ad un immaginario leggendario tramandato di generazione in generazione (ma anche a reminiscenze letterarie manzoniane). I contadini di fine secolo, insomma, non (o non solo) come erano veramente, ma come a Olmi è piaciuto raffigurarli, sfumandone le rudezze ed esaltandone i tratti di bonaria e genuina umanità.

I procedimenti stilistici adottati rispondono, nella loro eterogeneità, al progetto di tenere il film in bilico tra realtà e fantasia , tra cultura bassa e cultura alta: all'uso del dialetto bergamasco e di attori non professionisti che, al modo del Cinema neorealista, incentiva il tasso di verismo si abbina la sublimazione della musica classica che conferisce alle immagini delle umili occupazioni quotidiane risonanze sacrali ( l'incipit del film, con il campo lungo dei contadini impegnati ad arare le terra accompagnato dalle note dell'organo di Bach, introduce da subito alla solennità di un poema epico); il minuto realismo con cui viene resa l'ordinarietà dell'esistenza contadina viene contraddetto dall'irruzione nel tessuto narrativo dell'evento miracoloso; alla coralità dominante e centripeta (tutto si accentra nella cascina) si alternano deviazioni narrative che introducono in altri mondi (pensiamo all'attonito stupore con cui i due sposini assistono ai moti di Milano: la città diventa uno spazio estraneo e minaccioso da cui sfuggire).

Film non del tutto compreso, e da molti frainteso, L'albero degli zoccoli va considerato come uno dei grandi capolavori del Cinema italiano, come un'opera che riesce a fondere in un mirabile equilibrio le ragioni della realtà con le ragioni del cuore, la verosimiglianza storica con l'invenzione poetica.

 

RIFERIMENTI INTERDISCIPLINARI

Storia  A) Le campagne lombarde alla fine dell'Ottocento.

            B) I moti popolari di Milano del 1898.

Educazione musicale     Le musiche di Bach utilizzate dal film.