In nome del Papa Re

TITOLO ORIGINALE

Idem

REGIA

Luigi Magni

SOGGETTO E SCENEGGIATURA

Luigi Magni

FOTOGRAFIA

Danilo Desideri (colori)

MUSICA

Armando Trovatoli

MONTAGGIO

Ruggero Mastroianni

INTERPRETI

Nino Manfredi, Carmen Scarpitta, Carlo Bagno, Salvo Randone

PRODUZIONE

Jupiter Cinematografica

DURATA

105’

ORIGINE

Italia, 1977

REPERIBILITA'

Homevideo/Cineteca Pacioli

INDICAZIONE

Biennio-Triennio

PERCORSI

Risorgimento

Ottocento/Cinema e Storia

 

TRAMA

Roma, Stato Pontificio, 1867. Mentre Garibaldi sta marciando su Roma, alcuni insorti fanno saltare la caserma Serristori, provocando la morte di 23 zuavi del contingente francese che l’imperatore Napoleone III° ha inviato in difesa del potere temporale del Papa. Vengono arrestati tre giovani rivoluzionari, Cesare Costa, Gaetano Tognetti e Giuseppe Monti. La contessa Flaminia è la madre di Cesare Costa, figlio segreto e illegittimo, che ha avuto vent’anni prima da monsignor Colombo di Priverno, giudice del Supremo Tribunale Pontificio, dal quale si reca perché faccia il possibile per salvare il ragazzo. Monsignor Colombo riesce a farlo liberare e lo ospita a casa sua, per poi difendere presso il Tribunale Pontificio con un discorso apertamente sovversivo la causa di Monti e Tognetti. I due patrioti vengono, però, giustiziati e monsignor Colombo arrestato.

 

TRACCIA TEMATICA

Se lo sfondo del film fa riferimento ad eventi storici autentici (l’esecuzione di Monti e Tognetti, ultima condanna a morte decretata dallo Stato Pontificio prima della sua caduta, e la sconfitta di Garibaldi nella battaglia di Mentana), la storia che coinvolge i protagonisti principali è frutto di immaginazione romanzesca. Da essa emerge la visione anticlericale (ma non antireligiosa) del regista.

Monsignor Colombo è pienamente consapevole che il potere temporale della Chiesa è ormai condannato dalla Storia (Non è finita perché arrivano gli italiani, ma arrivano gli italiani perché è finita!) e per questo aspira a tornare a svolgere il ruolo di semplice prete, dimettendosi dal Tribunale Pontificio, da lui visto come strumento di repressione di un potere dispotico. Lo stesso Tribunale risulta un luogo anacronistico e tenebroso, composto da vetusti giudici incartapecoriti e decrepiti, chiusi in un'arcaica e reazionaria visione del mondo. I gesuiti, poi, mostrati come i veri registi dell’operazione repressiva, ci appaiono sprofondati in tutta la loro cupa necrofilia, mentre il Pontefice si vede in lontananza, inavvicinabile, distante dagli uomini e dalla realtà.

 

VALUTAZIONE CRITICA

L’approccio con cui Magni si accosta alla materia storica del film e al mondo umano e psicologico dei suoi personaggi è quello della tradizione commedia all’italiana, dove la realtà viene filtrata dall’ironia e dall’umorismo e la dimensione drammatica (pur presente) tende a stemperarsi ed alleggerirsi.

E un grande attore della commedia all’italiana è Nino Manfredi, che del film è mattatore incontrastato, che accentra su di sé (forse troppo) tutta l’attenzione e la tensione narrativa ed ideale della pellicola (ottimamente spalleggiato dal caratterista Carlo Bagno, che arricchisce con la sua cadenza veneta la dominanza romanesca). Ne esce un film centripeto, completamente monopolizzato dalla bravura di Manfredi, e che diventa quasi goffo quando l’attore romano esce di scena (pensiamo alla sequenza della giovane Teresa assalita dallo zuavo o ai dialoghi in casa di Tognetti).

Enorme fu il successo di pubblico del film, che risultò in testa agli incassi dell’anno.

 

RIFERIMENTI INTERDISCIPLINARI

Storia                    A) Il potere temporale della Chiesa.

B) I fatti romani del 1867.

C) La presa di Roma nel 1870.

D) La figura di Papa Pio IX.

Religione             L’ordine dei Gesuiti.