Million Dollar Baby
TITOLO ORIGINALE |
Idem |
REGIA |
Clint Eastwood |
SOGGETTO |
Dalla raccolta di racconti “Lo sfidante” di F. X. Toole |
SCENEGGIATURA |
Paul Haggis |
FOTOGRAFIA |
Tom Stern (colori) |
MONTAGGIO |
Joel Cox |
MUSICA |
Clint Eastwood |
INTERPRETI |
Clint Eastwood, Hilary Swank, Morgan Freeman |
PRODUZIONE |
Clint Eastwood, Paul Haggis, Tom Rosenberg, Albert S. Ruddy per Malpaso/Albert S. Ruddy/Lakeshore/Warner Bros. |
DURATA |
132’ |
ORIGINE |
Stati Uniti, 2004 |
REPERIBILITA' |
Homevideo-Cineteca Pacioli |
INDICAZIONE |
Triennio |
PERCORSI |
Pugilato |
Frankie è un anziano gestore di una palestra di pugilato. Egli punta su Maggie, una ragazza che pratica il pugilato e intende imparare da lui i segreti del mestiere. Ben presto la ragazza si rivela una vera e propria campionessa, in grado di gareggiare per il titolo mondiale.
Da sempre il cinema di pugilato ha trasformato il quadrato in una metafora della crudele competitività con cui l’individuo deve confrontarsi nella società contemporanea se vuole emergere ( facendo i conti anche con chi, come la sleale pugilatrice Billie, non rispetta le regole).
Per la non più giovanissima Maggie il pugilato è ormai l’unica possibilità di riscattare un’esistenza fallimentare e priva di affetti veri e profondi (il ritratto della sua famiglia è desolante). Per l’istruttore Frankie, anch’egli sostanzialmente un perdente (a giudicare dalla scalcinata e cadente palestra che gestisce), la ragazza rappresenta un’occasione di affermazione in extremis.
Ma il rapporto tra i due protagonisti va ben oltre un connubio nel quale entrambi cercano una rivincita sulla vita, assumendo le connotazioni di un legame di natura parentale, in cui Frankie ritrova la figlia che praticamente lo ha ripudiato e un approdo affettivo sostitutivo della moglie morta (la stessa religione con i suoi dogmi incomprensibili non gli è di conforto) e Maggie un padre adottivo che supplisca alla mancanza di quello vero.
Solo apparentemente il film affronta il tema dell’eutanasia. La scelta finale di Frankie, va interpretata come un gesto estremo d’amore nei confronti della povera Maggie, un gesto che solo lui poteva e doveva fare. Non si tratta tanto di un obbligo morale, e tanto meno razionalmente ideologico in contrasto con quanto impone la religione, ma di un atto d’amore paterno.
La calibratura della storia è perfetta nella scansione degli eventi e delle emozioni, la costruzione delle psicologie e dei personaggi attenta e rigorosa (Eastwood come spesso accade nei suoi film si ritaglia il ruolo del burbero dal cuore d’oro), la direzione degli attori straordinaria, i dialoghi sono di parsimoniosa sobrietà e spesso i silenzi esprimono più di qualunque discorso, la fotografia (splendide le tonalità chiaroscurali) e la scenografia (lo squallore studiatissimo di molti interni) ricche d’intensità.
Educazione fisica a) Il pugilato
b) Il pugilato femminile