Pabst Georg Wilhelm

Impero Austro-Ungarico (1885-1967)

Trascorre la giovinezza a Vienna, svolgendo l’attività di attore teatrale. Successivamente approda negli USA, ove si esibisce con la sua compagnia a New York. E proprio dal rientro dal soggiorno statunitense viene arrestato nel 1914 dalle autorità francesi e internato per tutta la durata della Prima Guerra Mondiale. Nel 1921 si trasferisce in Germania per dedicarsi al Cinema, dove esordisce alla regia con Il tesoro (1923), una cupa storia di fatti soprannaturali immersa in un’atmosfera malefica di chiaro impianto espressionista. Nel successivo La via senza gioia (1925) Pabst si converte alle problematiche sociali e al realismo, abbandonando quasi del tutto i canoni espressionisti. Il film si pone anche come esempio di quelle che saranno in seguito le principali caratteristiche del regista: l’importanza dei ruoli femminili, la forte tensione drammatica emanante da parecchie soluzioni narrative, la predilezione per ambienti degradati (la strada, il bordello, il night, ecc..) e per situazioni di dissoluzione morale (l’orgia, il ballo, ecc..), come manifestazioni di un decadimento della società. Il vaso di Pandora o Lulu (1928) è il suo lavoro che meglio esprime questa desolata esplorazione di un corrotto universo borghese, dominato dall’ossessione del sesso (proprio in quegli anni Pabst approfondiva la conoscenza del pensiero freudiano). Con Westfront (1930) e La tragedia della miniera (1931) il regista si misura con la nuova tecnica del sonoro, riproponendo la propria propensione ad affrontare temi di grande spessore civile e sociale, come la condanna della guerra e l’esaltazione della solidarietà di classe, secondo un linguaggio di rigoroso e aspro realismo ispirato alla scuola della Neue Sahlichkeit. A cominciare con L’opera da tre soldi (1931) inizia il distacco di Pabst dall’impegno in chiave progressista (il film non fu riconosciuto da Brecht, autore del testo teatrale da cui il film è tratto) tanto che alla fine degli anni Trenta finisce per dirigere alcuni film che, pur non essendo di propaganda diretta, si collocano nell’ambito dell’ideologia nazista. Nell’immediato dopoguerra tornerà ad un Cinema di ispirazione democratica, ma ormai la sua stagione migliore si era conclusa. Essa era coincisa con il periodo a cavallo degli anni Venti e Trenta, quello delle avanguardie, dello sperimentalismo e dell’interesse per il realismo sociale: espressionismo, avanguardia sovietica, Neue Sachlichkeit, documentarismo, psicoanalisi e tutto quanto aveva i connotati della novità culturale influenzarono e affascinarono questo regista eclettico ed estremamente ricettivo (a volte sino alla contraddizione e alla confusione ideologica).

 

Il tesoro 1923

La via senza gioia 1925

I Misteri di un’anima 1926

L’amore di Jeanne Ney (o Il giglio nelle tenebre) 1927

Crisi 1928

Il vaso di Pandora (o Lulu) 1928

Il diario di una donna perduta 1929

La tragedia di Pizzo Palù 1929

Westfront 1918 1930

La tragedia della miniera 1931

L’opera da tre soldi 1931

Atlantide 1932

Don Chisciotte 1933

Un eroe moderno 1934

Shangai 1938

Mademoiselle Docteur (o Salonicco, nido di spie) 1939

I commedianti 1941

Paracelsus 1943

Il processo 1947

L’ultimo atto 1955