Neue Sachlichkeit (Nuova oggettività)

Tendenza del Cinema tedesco nel periodo che va dal 1924 al 1929, ultima fase del muto prima dell’affermazione del sonoro. L’intento fondamentale che sostiene questa corrente (che non ebbe mai i caratteri di una vera e propria scuola con un apparato teorico e un programma) è costituito dall’interesse per la realtà immediata e quindi dal bisogno di riprodurlo oggettivamente, evitando di assumere posizione di fronte alla materia trattata. Questa esigenza di assoluta aderenza alla realtà si oppone in modo evidente alla precedente corrente espressionista, che aveva dominato la cultura e il cinema tedesco con la propensione a deformare all’eccesso i dati del reale. Alle scenografie finte e sbilenche e all’illuminazione artificiale e artificiosa dell’espressionismo, la Nuova oggettività contrappone un mondo fotografato nella sua luce naturale e una continua attenzione ai dettagli dell’ambiente, sino ad approdare di frequente a forme di semidocumentarismo.

Per quel che riguarda i contenuti il filone d’ispirazione principale risulta la società tedesca contemporanea con i suoi problemi sociali, come la disoccupazione e l’inflazione che creano una fauna disperata di sbandati, malviventi, prostitute e borghesi egoisti e meschini. Si tratta di una tendenza proletaria incentivata dalla vittoria elettorale delle sinistre alle elezioni del 1928, che accentua i tratti progressisti di questa corrente, originariamente distante da connotazioni di natura politica. Gli esponenti più significativi di questa versione popolare della Nuova oggettività sono i registi Pabst, May e soprattutto Jutzi. Va detto, però, che, nonostante la netta consapevolezza delle radici sociali del malessere diffuso nella classe proletaria e dei tremendi drammi che essa viveva, nella maggior parte dei film dei suddetti registi prevale un atteggiamento più di pietà e di commiserazione nei confronti delle vittime dell’ingiustizia che non una chiara e lucida analisi politica e un incitamento all’azione rivoluzionaria.

La predisposizione accentuatamente realista della corrente sfocia alla fine degli anni Venti in alcuni film che rifiutano l’elemento della finzione, per accostarsi alla realtà senza alcuna mediazione narrativa ad essa sovrapposta. E’ il caso del famoso documentario di W. Ruttman Berlino, sinfonia di una grande città (1928) e Uomini la domenica (1929) di R. Siodmak, E. Ulmer e B. Wilder.

Il Cinema della Nuova oggettività declina rapidamente alla fine del decennio scontrandosi con le esigenze produttive dell’industria tedesca, orientata verso film di maggior spessore spettacolare, con l’avvento del sonoro e, soprattutto, con il cambiamento di clima politico determinato dall’affermarsi del movimento nazista.