Vancini Florestano
Italia (1926)
Agli inizi della carriera si dedica al documentarismo, realizzando cortometraggi di stampo neorealista e di buona fattura, tra cui spicca Il delta padano (1953). Nel 1960 esordisce nel Cinema a soggetto con La lunga notte del ’43, tratta dal racconto del suo concittadino ferrarese Giorgio Bassani. Nel 1966 realizza Le stagioni del nostro amore, storia di un intellettuale di sinistra che in piena crisi d’identità ritorna da Roma nella Mantova natale, un film lontano dalla perfezione, ma significativo di certo disorientamento esistenziale della generazione che aveva fatto la Resistenza. Con Bronte, cronaca di un massacro che i libri di storia non hanno mai raccontato (1972), rievoca un episodio dimenticato della conquista garibaldina della Sicilia, riproponendo la tesi gramsciana del Risorgimento come rivoluzione agraria mancata. Il delitto Matteotti (1973), nel quale combina l’accurata ricostruzione d’epoca con esigenze spettacolari, rimane il suo ultimo film di rilievo. Regista che ha dato il meglio di sé quando si è impegnato sul piano della rievocazione storica in chiave di impegno civile e politico, Vancini ha mostrato più di un limite quando ha cercato di esplorare altre strade, dal cinema di genere all’amaro autobiografismo generazionale.
La banda Casaroli 1963
La calda vita 1964
Le stagioni del nostro amore 1966
I lunghi giorni della vendetta 1967
Bronte, cronaca di un massacro che i libri di storia non hanno mai raccontato 1972
Amore amaro 1974
Il delitto Matteotti 1974
Un dramma borghese 1979
La baraonda 1980
La neve nel bicchiere 1984
E ridendo l'uccise 2004