Le onde del destino
TITOLO ORIGINALE |
Breaking the Waves |
REGIA |
|
SOGGETTO E SCENEGGIATURA |
Lars Von Trier |
FOTOGRAFIA |
Robby Muller (colori) |
MUSICA |
Joachim Holbek |
MONTAGGIO |
Anders Refn |
INTERPRETI |
Emily Watson, Stellan Skarsgard, Katrin Cartlidge |
PRODUZIONE |
Zentropa Entertainments |
DURATA |
158' |
ORIGINE |
Danimarca, 1996 |
REPERIBILITA' |
Homevideo/Cineteca Pacioli |
INDICAZIONE |
Classe quinta |
PERCORSI |
Donne in amore La condizione femminile/Uomo e Società |
TRAMA
Scozia, primi anni settanta. Bess si innamora di Jan, che lavora su una piattaforma petrolifera. Malgrado l'opposizione degli anziani della comunità religiosa cui la giovane donna appartiene, i due si sposano. Un grave incidente costringe però Jan all'immobilità totale, condannandolo a vivere in un letto. Bess rimane sconvolta e incoraggiata dal marito inizia a darsi agli uomini, tanto da subire ogni sorta di umiliazione e insulto dai suoi compaesani. Intanto Jan comincia sorprendentemente a migliorare, sino a riacquistare, con la morte finale di Bess, il pieno controllo del suo corpo.
TRACCIA TEMATICA
Le onde del destino è ispirato in modo trasparente al paradigma evangelico della passione di Cristo (von Trier ci (ri)propone la storia più antica dell'umanità): anche Bess vive la sua passione, segnata dal sacrificio e culminante nella resurrezione. La salvezza di Jan è l'esito miracoloso dell'atto d'amore della sua donna. Bess accetta l'umiliazione e la morte in modo assolutamente consapevole, perché è assolutamente innocente e pura come Cristo che, assolutamente perfetto, si è contaminato facendosi uomo. Nel suo agire tutto insomma è assoluto e niente relativo, è in questo estremismo che va cercato il segno dell'eccezionalità della protagonista, della sua scandalosa santità.
Bess è una perfetta eroina romantica che interpreta in modo totalizzante il proprio amore e lo realizza nell'abbinamento (tipicamente romantico) con la morte. Parenti e amici (e con loro noi spettatori) non capiamo, anzi rimaniamo perplessi e sconcertati, turbati dalla sua pazzia, ma Le onde del destino si nega ad una comprensione razionale misurata sulle categorie del realismo e del verosimile, come del resto il sacro e il divino chiamano in causa la fede e non la ragione.
Il film di Von Trier è difficile da spiegare, non ci comunica tanto concetti ed idee, quanto continue, e spesso insostenibili, provocazioni visive ed emotive.
VALUTAZIONE CRITICA
Le onde del destino è dominato dalla interpretazione di Emily Watson, che si cala con tutta se stessa nel personaggio di Bess, donandogli un' espressività di straordinaria intensità. Il regista la incalza con piani ravvicinati che grazie alla macchina a mano danno la sensazione che i bordi dello schermo mal trattengano il suo volto e il suo corpo, a sottolineare la continua frizione della protagonista con la realtà del mondo.
Ed è proprio la mobilità dell'inquadratura, incessante e nervosa, ipnotizzante e stordente, la cifra stilistica dominante del film. Un'instabilità visiva che disorienta e inquieta, ma che accentua gli effetti di drammaticità e di immediatezza, quasi che la vicenda venga riprodotta nel suo farsi, senza mediazioni e ripensamenti. Un'apparente trascuratezza formale che diventa metafora della spontanea irrazionalità di Bess, del suo essere incontrollabile e trasgressiva.
I campi lunghissimi, che scandiscono i passaggi narrativi dividendoli in capitoli, permangono immobili e solenni sullo schermo, in contrasto con la frenesia motoria con cui viene mostrata la storia, conferendo un' enfasi che introduce il film in una dimensione quasi epica, così come il grande formato della pellicola, anch'esso in stridente opposizione con l'impronta amatoriale della macchina a mano, richiama i kolossal biblico-religiosi che Hollywood girava sulla vita di Gesù.
RIFERIMENTI INTERDISCIPLINARI
Educazione musicale I pezzi che accompagnano i sipari paesaggistici: una compilation della musica leggera anni sessanta-settanta più un testo classico.