La mia generazione

TITOLO ORIGINALE

Idem

REGIA

Wilma Labate

SOGGETTO

Paolo Lapponi, Andrea Leoni, Francesca Marciano, Giuseppina Mancini

SCENEGGIATURA

Wilma Labate, Paolo Lapponi, Andrea Leoni, Sandro Petraglia

FOTOGRAFIA

Alessandro Pesci (colore)

MUSICA

Nicola Piovani

MONTAGGIO

Enzo Meniconi

INTERPRETI

Silvio Orlando, Claudio Amendola, Francesca Neri

PRODUZIONE

Compact srl in collaborazione con Rai e Dania Film

DURATA

95’

ORIGINE

Italia, 1996

REPERIBILITA'

Homevideo/Cineteca Pacioli

INDICAZIONE

Classe quinta

PERCORSI

Terrorismo-Lotta armata

Novecento/Cinema e Storia

 

TRAMA

Italia, 1983. Braccio, un detenuto politico che sta scontando una lunga pena per terrorismo, affronta un lungo viaggio di trasferimento dalla Sicilia a Milano per un colloquio con Giulia, la sua compagna che non vede da tre anni. E’ scortato da un capitano dei carabinieri, che è in realtà un agente dell’antiterrorismo con il compito di carpirgli durante il tragitto delle rivelazioni sui suoi complici. Concilio, un pregiudicato comune che si è aggiunto al convoglio, consegna a Braccio una pistola: l’exterrorista non sa se usarla o consegnarla.

 

TRACCIA TEMATICA

Il film si basa su un soggetto scritto in carcere da due detenuti terroristi condannati ad una lunga pena senza aver commesso fatti di sangue e quindi nel personaggio di Braccio confluiscono sentimenti ed atteggiamenti maturati nel corso di una reale detenzione. Per questo La mia generazione (titolo che allude alla coetaneità della regista con i protagonisti del terrorismo) è un film che scaturisce da un travaglio autentico, che Labate cerca di tradurre in termini di narrazione cinematografica, senza prendere posizione a favore o contro il terrorismo o le leggi speciali che furono emanate per combatterlo, ma tentando di comunicare la sostanza del dramma umano e morale di chi l’ha vissuto.

Nel 1983 il terrorismo di sinistra è ormai sconfitto e si impone per chi militò in esso una qualche forma di bilancio. Per ribadire la giustezza della scelta della lotta armata e considerarsi anche in carcere parte attiva e militante del movimento (il cosiddetto irriducibile) o, invece, per prenderne radicalmente le distanze, facendo i nomi dei propri excompagni (il cosiddetto pentito). Braccio non si identifica in nessuna di queste posizioni (e, infatti, né farà delle confessioni, come vorrebbe il capitano che lo scorta, né si servirà della pistola che la sorte gli ha messo nelle mani),

ma vive un travaglio che, se da una parte lo porta a rivedere criticamente l’opzione violenta praticata anni prima, dall’altra non lo induce a rinnegare la spinta ideale e le ragioni che stavano alla base della sua scelta.

La tragedia del terrorismo non ha coinvolto solo chi ne ha preso parte direttamente, ma anche i loro congiunti ed amici ed in questo caso spetta alla malinconica Giulia, compagna di Braccio, esprimere il profondo disagio esistenziale di chi è stato vicino ai terroristi incarcerati, condividendone a distanza la difficile condizione.

 

VALULUTAZIONE CRITICA

Il film di Labate ha il merito di affrontare un tema scottante e insidioso come il terrorismo (o meglio la condizione psicologica ed umana dei terroristi in carcere) senza retorica e facili schematismi morali e politici, ma con attenzione e rispetto (soprattutto nei confronti di chi, come il protagonista Braccio, vive con travaglio ed incertezza il proprio rapporto con la passata esperienza di lotta armata), senza approdare a giudizi definitivi e disseminando dubbi e interrogativi destinati a rimanere tali oltre la conclusione della storia.

Una lezione di modestia e misura che si esprime anche sul piano dello stile, che cerca di mantenersi su una tonalità controllata e sobria che privilegia il tratteggio dei personaggi e l’analisi delle loro psicologie (quando ci si allontana da questa cifra contenuta, cercando di accentuare i toni drammatici, il film si scompone e si disperde, come nella troppo lunga sequenza della manifestazione organizzata nel paesino per il passaggio del cellulare o come per l’inserimento del personaggio di Concilio, che impone alla pellicola una poco riuscita forzatura thriller). La mia generazione, insomma, sembra offrire il meglio di sé non quando vuole coinvolgere emotivamente lo spettatore sul piano dell’azione e della suspense, ma quando lo invita alla riflessione sui risvolti più intimi e profondi dei casi umani che propone.

 

RIFERIMENTI INTERDISCIPLINARI

 

Storia         A) Il terrorismo di sinistra in Italia negli anni Settanta e Ottanta.

B) Le Leggi Speciali antiterrorismo.