La strategia del ragno

TITOLO ORIGINALE

Idem

REGIA

Bernardo Bertolucci

SOGGETTO

Liberamente ispirato a Tema del traditore e dell'eroe di Jorge Luis Borges

SCENEGGIATURA

Bernardo Bertolucci, Edoardo De Gregorio, Marilù Parolini

FOTOGRAFIA

Vittorio Storaro (colore)

MUSICA

Estratti da Rigoletto di Giuseppe Verdi, Il conformista di Mina e A. Martelli

MONTAGGIO

Roberto Perpignani

INTERPRETI

Giulio Brogi, Alida Valli, Pippo Campanini, Tino Scotti

PRODUZIONE

Giovanni Bertolucci per la RAI/Red Film

DURATA

110'

ORIGINE

Italia, 1970

REPERIBILITA'

Cineteca Pacioli

INDICAZIONE

Classe quinta

PERCORSI

Antifascismo

Novecento/Cinema e Storia

 

TRAMA

Athos Magnani, morto nel 1936, è l'eroe dell'antifascismo del piccolo paese della bassa padana Tara. Trent'anni dopo Athos Magnani figlio torna a Tara per scoprire le circostanze esatte della morte del padre, ufficialmente ucciso dai fascisti perché colpevole di aver preparato un attentato a Mussolini. Qui incontra l'ostilità dei paesani, che vorrebbero che se ne andasse, e i tre vecchi amici del padre, che collaborarono con lui nel fallito attentato. Sarà da loro che alla fine verrà a sapere la verità.

 

TRACCIA TEMATICA

La strategia del ragno è un film particolarmente complesso e ricco di risvolti, che si offre a più livelli di interpretazione. Ne citiamo i due che si impongono con maggiore evidenza.

Il primo fa riferimento alla funzione che il mito (più che la storia) assume nel creare e consolidare la cultura di un popolo: il sacrificio di Athos Magnani diventa così più importante della morte dello stesso tiranno, se serve ad alimentare con il suo esempio l'odio per il fascismo e il culto per l'eroe antifascista. La mitologia che si è costruita sulla figura di Athos padre è un elemento costitutivo e fondativo della memoria collettiva di Tara e dell'identità morale e ideale del piccolo paesino emiliano. Athos figlio comprende alla fine (e in questo senso il film è anche una storia di formazione) questa funzione fortemente identitaria del mito e rinuncia a rivelare una verità che nessuno vuol sentire.

Il secondo trasferisce la dimensione pubblica del personaggio Magnani su di un piano privato, che concerne il rapporto padre-figlio e in particolare la difficoltà di quest'ultimo ad affrancarsi dall'ingombrante figura del genitore-eroe che schiaccia la sua personalità (è significativo che ad interpretare entrambi i ruoli sia lo stesso attore). Alla luce di questa lettura Tara diventa simbolo dell'inconscio (e quindi del rimosso), di quella fitta ragnatela di condizionamenti e complessi che ci limita psicologicamente e ci fa sentire il peso del passato, impedendoci di essere veramente noi stessi. Quando alla fine Athos figlio torna alla stazione per ripartire scopre che i binari sono coperti dalle erbacce e che da lì non parte più nessun treno da anni: e cioè (fuor di metafora) che dovrà fare i conti, probabilmente per sempre, con il ricordo della gloria paterna e con la difficile ricerca di una propria identità.

 

VALUTAZIONE CRITICA

Bertolucci non propone lo scenario padano di Tara (che è il nome della tenuta di Rossella O'Hara nel film Via col vento e quindi allude chiaramente ad un universo di finzione, oltre che rimandare all'idea di un forte legame con la propria terra d'origine) in termini realistici, ma deformandolo in chiave surreale in modo da renderlo adatto ad accogliere una storia dalle evidenti connotazioni simboliche e psicanalitiche. Così come il percorso di Athos-figlio ha la cadenza del sogno, allo stesso modo il microcosmo rurale in cui esso si inserisce è reiventato nel senso di caricarlo di connotazioni ora fantastiche e visionarie, ora ambigue e misteriose, e immergerlo in atmosfere magiche e sospese, a creare le quali contribuisce la preziosa ricerca fotografica di Storaro che sfrutta al meglio le possibilità cromatiche del luogo e il sottofondo sonoro in presa diretta sovrabbondante di rumori della campagna (il ronzio delle mosche, il gracidare delle rane. ecc..). Si può quasi dire che il regista, con un piccolo budget, ci offra un saggio di come si possa girare un film a suo modo fantastico, senza plateali deformazioni ed effetti speciali, ma reinventando uno spazio reale preesistente (la località di Sabbioneta nel mantovano e la campagna circostante).

Da notare, inoltre, il lavoro di Bertolucci con la macchina da presa, con la quale disegna prolungati carrelli laterali e circolari attorno ad Athos, a suggerire l'idea (centrale nell'economia espressiva del film) del progressivo irretimento del personaggio in un reticolato da cui non riuscirà più a districarsi. Esempio stupendo di compenetrazione di forma e contenuto.

 

RIFERIMENTI INTERDISCIPLINARI

Storia                         Storia dell'antifascismo negli anni del regime.

Storia dell'arte             Sabbioneta, l'Atene dei Gonzaga.