L’ultimo imperatore

TITOLO ORIGINALE

The Last Emperor

REGIA

Bernardo Bertolucci

SOGGETTO

Dall’autobiografia Da imperatore a cittadino di Aisin Gioro Pu Yi

SCENEGGIATURA

Bernardo Bertolucci, Mark Peploe, Enzo Ungari

FOTOGRAFIA

Vittorio Storaro (colore)

MUSICA

Ryuichi Sakamoto

MONTAGGIO

Gabriella Cristiani

INTERPRETI

John Lone, Joan Chen, Peter O’Toole

PRODUZIONE

Jeremy Thomas per Recorded Picture Company (Londra) /Tao Film (Roma), in collaborazione con la China Film Coproduction Corporation

DURATA

160’

ORIGINE

Gran Bretagna –Italia, 1987

REPERIBILITA'

Homevideo/Cineteca Pacioli

INDICAZIONE

Classe quinta

PERCORSI

Colonialismo, decolonizzazione, Terzo Mondo, problemi del sottosviluppo

Novecento/Cinema e Storia

 

TRAMA

E’ la storia vera di PuYi, ultimo imperatore cinese. Seduto sul trono all’età di tre anni, vive nella Città Proibita di Pechino, divinizzato come Figlio del Cielo. Quando in Cina è instaurata la Repubblica, a Pu Yi è imposto di non uscire mai dalla Città Proibita. Un precettore fatto appositamente arrivare dall’Inghilterra lo istruisce e gli racconta dell’occidente, ma la vita per il giovane Pu Yi, imprigionato nella sua residenza dorata, si fa sempre più insopportabile e cresce il desiderio di poter uscire a conoscere il mondo. Nel 1924 Viene prelevato dai repubblicani e scortato fuori dalla Città Proibita a Tien Tsin, dove prende il nome di Harry e conduce una vita da playboy. Quando i Giapponesi nel 1934 invadono la Cina e occupano la Manciuria, Pu Yi è nominato sovrano dello Stato fantoccio del Manchukuo, docile strumento del potere nipponico. Quando i comunisti di Mao conquistano il potere, Pu Yi è condotto in un campo di prigionia e sottoposto ad un processo per collaborazionismo con gli invasori giapponesi. Scontati dieci anni di prigione, torna in libertà, ma ormai nella Repubblica Popolare Cinese è un semplice cittadino, che per vivere svolge il lavoro di custode dell’orto botanico. Muore nel 1967, mentre in Cina infuria la Rivoluzione Culturale.

 

TRACCIA TEMATICA

Cinquant’anni di Storia cinese sono rivissuti attraverso il filtro della memoria di Pu Yi, che compie il tragitto da imperatore divinizzato a semplice cittadino, e dei ricordi del suo precettore scozzese Johnstone. Nel personaggio di Pu Yi si rispecchiano i grandi cambiamenti della Cina del XX secolo, passata da nazione arretrata e feudale a Repubblica Popolare attraverso la rivoluzione comunista di Mao. Poco, tuttavia, dei grandi e drammatici rivolgimenti che hanno investito il più grande paese asiatico emerge direttamente dal film, che accentra la propria attenzione sul percorso psicologico ed umano del protagonista, lasciando gli eventi storici piuttosto sullo sfondo.

In particolare si sottolinea il destino di eterno recluso di Pu Yi, prima come imperatore costretto ad abitare nella Città Proibita, poi come playboy che recita una parte ispirata a mode occidentali, in seguito come ostaggio dei giapponesi che si servono di lui come sovrano-fantoccio del Manchukuo, prigioniero nel vero senso del termine nel campo di rieducazione della Repubblica Popolare, infine giardiniere nell’orto botanico al riparo dagli sconvolgimenti della società: egli non è mai stato un protagonista della Storia, ma l’ha vista passare sotto il suo sguardo subendola.

Pu Yi accusa una sostanziale mancanza d’identità e autonomia, sempre circondato com’è da persone che gli dicono quello che deve fare, sempre impossibilitato a varcare qualche porta (la porta della Città Proibita come metafora di un’ostruzione più profonda ed esistenziale) per entrare in contatto reale ed autentico con il mondo e con gli uomini.

 

VALUTAZIONE CRITICA

Bertolucci sottopone i diversi contesti ambientali e temporali del film a differenti trattamenti espressivi, abbinando alle varie fasi della vita del protagonista diverse opzioni stilistiche: la rievocazione dell’infanzia di PuYi nella Città Proibita è immersa in un marcato cromatismo tendente al rosso (introdotto dal sangue dell’ultimo imperatore che tenta il suicidio) e al giallo (un’allusione all’oro di cui è circondato nelle sontuose stanze reali?) e in scenografie che sospendono questo periodo in un’atmosfera favolosa ed irreale (pensiamo soltanto alla cerimonia dell’insediamento al trono), gli anni del Manchukuo sono resi con una luce fredda e livida, intonata con il clima di disfacimento morale e corruzione da cui sono segnati, la Cina maoista è proposta secondo i canoni realistici senza artifici e manipolazioni di illuminazione.

Più che al versante storico e biografico il regista sembra assai più interessato a trasfigurare la vita di PuYi tramite le suggestioni tipiche del suo Cinema: la psicanalisi (l’interrogatorio di Pu Yi da parte del suo carceriere potrebbe essere una specie di seduta psicanalitica), il cordone ombelicale che lega all’infanzia, la difficoltà ad uscire dalle proprie ossessioni interiori, l’essere schiacciati dal ruolo che la società ci ha assegnato, la presenza incombente della morte. Come spesso accade, parlando dell’ultimo imperatore, Bertolucci ha parlato di se stesso e del suo mondo poetico.

 

RIFERIMENTI INTERDISCIPLINARI

Storia                    A) Storia dell’Impero cinese.

B) La figura storica di Pu Yi.

C) La Cina da Pu Yi a Mao Tse Tung.

D) La Rivoluzione Culturale Cinese.