Benvenuti a Sarajevo

TITOLO ORIGINALE

Welcome to Sarajevo

REGIA

Michael Winterbottom

SOGGETTO

Dal libro Natasha’s Story di Michael Nicholson

SCENEGGIATURA

Frank Cottrell Boyce

FOTOGRAFIA

Daf Hobson (colori)

MUSICA

Adrian Johnston

MONTAGGIO

Trevor Waite

INTERPRETI

Stephen Dillane, Woody Harrelson, Marisa Tomei, Goran Visnjic

PRODUZIONE

Graham Broadbent, Damian Jones per Dragon Picture/Channel Four Film/Miramax Films

DURATA

100’

ORIGINE

Gran Bretagna, 1997

REPERIBILITA'

Homevideo/Cineteca Pacioli

INDICAZIONE

Classe quinta

PERCORSI

Conflitti etnici

Novecento/Cinema e Storia

 

TRAMA

Sarajevo, 1992. E’ scoppiata la guerra civile che porterà alla disgregazione della Yugoslavia e la capitale della Bosnia-Erzegovina è assediata dalle truppe serbe. Un gruppo di giornalisti americani e inglesi gira per la città devastata filmando le scene più tragiche. Fra di loro c’è Henderson, un inviato della televisione britannica, che nel corso di un servizio su un orfanotrofio si prende a cuore la sorte di Emira, una bambina mussulmana di cui si ignora la sorte dei genitori. Quando una volontaria americana porta via dall’orfanotrofio i bambini più piccoli, Henderson fa entrare nel gruppo anche Emira, che porta con sé in Inghilterra inserendola nella propria famiglia. Dopo qualche tempo spunta la madre di Emira che rivendica la figlia ed Henderson torna a Sarajevo per incontrarla.

 

TRACCIA TEMATICA

Il film prende le mosse da una vicenda personale (l’adozione da parte del giornalista Henderson della sventurata Emira) per esprimere una risentita denuncia di quello che considera l’atteggiamento di colpevole disinteresse e abbandono mostrato dall’occidente e dall’Onu nei confronti del calvario della città di Sarajevo e dello sterminio condotto dai serbo-bosniaci che assediano la città. Quella che pochi anni prima era una normale metropoli europea che ospitava le Olimpiadi invernali (le immagini documentarie che aprono il film) e costituiva un esempio di pacifica convivenza fra etnie diverse si è trasformata in un inferno, dove i cecchini uccidono donne e bambini inermi.

Ed è soprattutto sulla disperata sorte di quest’ultimi che si accentra l’attenzione del corrispondente britannico Henderson (che rimane da subito colpito dalla sconvolta fissità dello sguardo di un bambino vestito da chierichetto che insegue fra le macerie), tanto da indurlo a prendersi cura di un gruppo di orfani e di Emira in particolare.

Ma il momento forse più straziante del film è quello in cui la disgraziata mamma di Emira, sentendo la figlia comunicare con lei in un’altra lingua, comprende di averla ormai persa per sempre e si fa simbolo della tragedia che ha colpito migliaia di famiglie bosniache.

 

VALUTAZIONE CRITICA

Benvenuti a Sarajevo (titolo che fa riferimento ad una sarcastica scritta che si intravede su uno dei muri della città) è uno dei più aspri e crudi film sulla guerra yugoslava. Lo strumento linguistico privilegiato per esporre la forte denuncia politica che sostanzia la pellicola è quello del montaggio, che ricorre all’intreccio fra immagini autentiche (che prevalentemente mostrano importanti personalità politiche esprimersi sulla situazione yugoslava) e sequenze di finzione (una tecnica non nuova nella storia del Cinema: pensiamo a JFK di Stone e ancor prima alla pratica cinematografica dell’avanguardia sovietica degli anni venti). La rapida successione delle inquadrature non è più funzionale alla dimensione narrativa (non serve cioè a raccontarci una storia), ma a quella argomentativa (che deve sostenere una tesi): siamo ai limiti del cosiddetto docufilm o film-saggio.

Su questa opzione che domina la prima parte si innesta nella seconda uno sviluppo più tradizionalmente narrativo e l’indignata tensione morale lascia il posto al dramma umano dell’infanzia abbandonata di Sarajevo e alla vicenda personale di Emira: il ritmo del film si fa più riposato e l’analisi dei sentimenti e delle psicologie si impone sul risentimento politico e la testimonianza giornalistica. La sensazione è che la forza e l’originalità dell’opera di Winterbottom vadano ricercate soprattutto nelle invenzioni linguistiche della prima parte.

 

RIFERIMENTI INTERDISCIPLINARI

Storia         A) Storia della Yugoslavia.

B) La guerra civile Yugoslava.

C) L’Europa nella prima metà degli anni Novanta.

Diritto         L’organizzazione dell’ONU.