La battaglia di Algeri

TITOLO ORIGINALE

Idem

REGIA

Gillo Pontecorvo

SOGGETTO

Gillo Pontecorvo, Franco Solinas

SCENEGGIATURA

Franco Solinas

FOTOGRAFIA

Marcello Gatti (bianconero)

MUSICA

Gillo Pontecorvo, Ennio Morricone

MONTAGGIO

Mario Serandrei, Mario Morra

INTERPRETI

Jean Martin, Yacef Saadi, Brahim Haggiag

PRODUZIONE

Casbah/Igor

DURATA

135'

ORIGINE

Italia-Algeria, 1966

REPERIBILITA'

Homevideo/Cineteca Pacioli

INDICAZIONE

Biennio-Triennio

PERCORSI

Colonialismo, decolonizzazione, Terzo Mondo, problemi del sottosviluppo

Novecento/Cinema e Storia

 

TRAMA

Algeria, 1954-1960. Il popolo algerino, sotto la guida del Fronte Nazionale di Liberazione (FLN) lotta contro la dominazione coloniale francese per il raggiungimento dell'indipendenza. Nella capitale Algeri il centro della rivolta è il vecchio quartiere arabo della casbah, dove i combattenti del FLN si muovono protetti dalla popolazione. Il FLN adotta la tattica della guerriglia urbana, basata su imboscate e atti di terrorismo rivolti verso i cittadini francesi residenti nella zona europea della città. Quando arrivano i reparti speciali dell'esercito francese guidati dall'esperto colonnello Mathieu, il conflitto diventa ancora più cruento e spietato. Mathieu, adottando una collaudata tecnica antiguerriglia, riesce a sgominare i capi del FLN, ma ormai la sorte della colonia d'Algeria è segnata: il governo di Parigi accetta le trattative in vista dell'indipendenza. Siamo nel 1960, due anni dopo nasce l'Algeria indipendente.

 

TRACCIA TEMATICA

La battaglia d'Algeri è una coproduzione italo-algerina, girata con il sostegno ufficiale del FLN e del governo algerino alla metà degli anni sessanta, quando nel mondo si era ormai avviato un irreversibile processo di decolonizzazione che trovava appoggio nella sinistra europea, di cui erano parte il regista Pontecorvo e lo sceneggiatore Solinas.

Il film costituisce una cronistoria della guerra di liberazione del popolo algerino nella quale percorsi individuali (Alì, Yussef, ecc..) ed eventi collettivi (lo sciopero generale, gli attentati, gli scontri di piazza, ecc..) si intrecciano, mentre una voce fuori campo ripropone i testi autentici di comunicati del FLN e del Governatore Generale d'Algeria.

L'intento è di evidente natura celebrativa e di intervento politico nel presente: si esalta la lotta del popolo algerino come una grande epopea in nome della libertà contro un' ormai anacronistica dominazione coloniale. Non solo, ma più in generale si vuole indicare l'esperienza algerina come un esempio e un riferimento per tutti quei popoli che all'epoca erano ancora oppressi dal colonialismo.

Lo schema politico-ideologico del film è netto e inequivocabile: da una parte la ragione, rappresentata dal FLN, dall'altra il torto (incarnato dai francesi), da una parte la fede nella vittoria e la passione patriottica spinte fino al sacrificio estremo, dall'altra la fredda e cinica tecnica repressiva (il colonnello Mathieu). Su questo sfondo chiaramente delineato anche l'uso del terrorismo contro la popolazione civile francese (così realisticamente descritto nel film) si giustifica in nome di una precisa necessità storica.

 

VALUTAZIONE CRITICA

Pontecorvo colloca il suo film sulla linea di confine tra la finzione e il documentario, cercando in questo modo di accentuare al massimo l'effetto di realismo ed autenticità storica. Attraverso l'uso di un particolare procedimento sul negativo fotografico alle immagini è stato dato un effetto contrastato e sgranato (quello tipico delle fotografie dei quotidiani) così da aumentare l'impressione di realtà e autenticità e rendere più efficace l'impatto del film (non dimentichiamoci che negli anni Sessanta i telegiornali erano in bianconero e che questo era nell'immaginario visivo il colore dell'attualità giornalistica). Tranne qualche eccezione (in particolare quella di Jean Martin che interpreta Mathieu), inoltre, non ci sono attori professionisti, ricorrendo il film alla gente della casbah (di grande intensità i primissimi piani dei loro volti) e comunque a non-professionisti. Una scelta, questa, di derivazione neorealista, anch'essa orientata nel senso di ridurre al minimo l'artificio e la finzione della ricostruzione storica.

La battaglia d'Algeri non è, però, un film neorealista (o lo è in minima parte) e questo perché la regia sottopone le immagini ad un trattamento linguistico che ne evidenzia la presenza: pensiamo il ricorso ai piani ravvicinati, allo zoom, al fermo-immagine, alla manipolazione temporale con l'uso del flash-back, al rapido ritmo del montaggio, al ricorso continuo ad un commento musicale ora altisonante e retorico (la musica classica), ora frenetico e trascinante (la colonna originale di Morricone e del regista stesso). A differenza della pretesa oggettività neorealista (la regia nascosta, il film che sembra essersi fatto da solo), Pontecorvo esibisce apertamente la manipolazione cui ha sottoposto la pellicola, onde indirizzare in modo esplicito il senso del film.

Piuttosto didascalico e oggi ormai datato nelle parti destinate a veicolarne il messaggio ideologico (i discorsi del dirigente rivoluzionario ad Alì e ai giornalisti durante la conferenza stampa), La battaglia di Algeri esprime i momenti migliori e più intensi nella forte dimensione drammatica (le stragi causate dalle esplosioni dinamitarde, le sequenze di tortura) ed epica (le scene di massa delle manifestazioni finali) e nella valorizzazione cinematografica dello scenario labirintico della casbah.

 

RIFERIMENTI INTERDISCIPLINARI

Storia     A) Il colonialismo francese in Algeria e nel mondo.

               B) La guerra d'Algeria.

               C) Il colonialismo nel XX secolo e le lotte di liberazione.

               D) L'Algeria oggi: il problema dell'integralismo islamico.

Geografia     L'Algeria