Sweet Sixteen
TITOLO ORIGINALE | Idem |
REGIA | Ken Loach |
SOGGETTO E SCENEGGAITURA |
Paul Laverty |
FOTOGRAFIA |
Barry Ackroyd (colori) |
MUSICA |
Gorge Fenton |
MONTAGGIO |
Jonathan Morris |
INTERPRETI |
Martin Compston, Annmarie Fulton, William Ruane, Gary Mc Cormack |
PRODUZIONE |
Rebecca O’ Brien per Sixteen Films Ltd./Road Movies Filmproduktion/Tornasol Films S.A./Alta Films S.A. |
DURATA |
106’ |
ORIGINE |
Gran Bretagna-Germania-Spagna, 2002 |
REPERIBILITA' |
Homevideo/Cineteca Pacioli |
INDICAZIONE |
Triennio |
PERCORSI |
L’età acerba Il disagio/Condizione adolescenziale e giovanile/Uomo e società |
TRAMA
In una cittadina nei sobborghi di Glasgow il quindicenne Liam spaccia droga per trovare la somma necessaria all’acquisto di una casa accogliente per la madre tossicodipendente che sta per uscire di prigione. Quando finalmente quest’ultima torna in libertà una grossa delusione attende Liam.
Nonostante un’esistenza vissuta ai margini
della società, dedita allo spaccio di eroina a contatto con incalliti e
pericolosi delinquenti, Liam è un adolescente sensibile e fondamentalmente
buono, in grado di provare sentimenti profondi ed autentici, come una
sincera amicizia verso il coetaneo Pinball e l’amore filiale nei confronti della
madre. Quest’ultima, in particolare, verso cui nutre un attaccamento dai
risvolti quasi morbosi, diventa il simbolo di un legame familiare cui il
giovane protagonista si protende come un approdo salvifico in grado di
ridare un significato alla sua vita disperata. Liam in fondo, benché
la spietata legge della malavita di borgata lo abbia ormai rotto ad ogni
esperienza (arriva quasi sul punto di commettere un omicidio su commissione), è
rimasto un bambino che non può fare a meno dell’affetto di una madre e di un
focolare domestico (miticamente rappresentato dalla roulotte-villetta che
acquista a picco sul mare).
La sostanziale immaturità di Liam risalta ancor di più nel confronto con la
concretezza della sorella Chantelle (che cerca di rendersi indipendente
attraverso il lavoro e l’accettazione di una normale quotidianità) e con la
disinteressata fedeltà dell’amico Pinball (che lo mette in guardia nei confronti
dello spietato cinismo del boss del quartiere).
Sullo sfondo si staglia lo squallore delle periferie britanniche devastate
dalla disoccupazione e dalla mancanza di prospettive, dove non esiste un
futuro per una gioventù abbandonata a se stessa e priva di riferimenti positivi.
Di questa realtà di degrado ed emarginazione Liam (e non solo) è una vittima,
cui non sono date possibilità di fuga e riscatto (significativa l’ultima
sequenza che ce lo
mostra rassegnato e impotente di fronte al mare).
La forza del film va
ricercata nell’aspra rappresentazione della desolata periferia scozzese,
immersa in un irrimediabile grigiore che fa da cornice ad un degrado umano e
sociale che si percepisce in ogni
inquadratura e
situazione narrativa; nella recitazione nervosa e intensa di quasi
tutti gli attori non professionisti per molti dei quali si fa sottile il limite
fra finzione cinematografica e vita vissuta (nella versione italiana
doppiata si perde la forza espressiva del dialetto locale); nel realismo
psicologico dell’introspezione dei personaggi che il
regista gestisce
con grande sapienza e sensibilità, mostrando tutto il suo affetto nei loro
confronti (struggente l’immagine finale di Liam sulla spiaggia, un probabile
omaggio al celeberrimo epilogo dei
Quattrocento colpi di
Truffaut).
Ancora una volta il Cinema di Loach
rivela la sua grande capacità di accostarsi con penetrante intelligenza al
disagio morale e al dramma esistenziale del proletariato britannico
devastato dalla crisi economica degli ultimi anni (la critica al modello
sociale neoliberale, inaugurato dalla Signora Thatcher e mai del tutto rinnegato
dal pallido laburismo di Blair resta, seppur implicitamente, una delle costanti
del Cinema del regista inglese).
Storia La politica sociale ed economica del governo Thatcher
e del governo Blair
Geografia La Scozia e la città di Glasgow