Io la conoscevo bene

TITOLO ORIGINALE Idem
REGIA Antonio Pietrangeli
SOGGETTO E SCENEGGIATURA Ruggero Maccari, Ettore Scola, Antonio Pietrangeli
FOTOGRAFIA Armando Nannuzzi (bianconero)
MONTAGGIO Franco Fraticelli
MUSICA Piero Piccioni
INTERPRETI Stefania Sandrelli, Nino Manfredi, Ugo Tognazzi, Enrico Maria Salerno
PRODUZIONE Turi Vasile per Ultra Film/Les Films du Siécle/Roxy Film
DURATA 122’
ORIGINE Italia-Francia-Germania occidentale, 1965
REPERIBILITA' Homevideo/Cineteca Pacioli
INDICAZIONE Triennio
PERCORSI

L’età acerba

Il disagio/La condizione adolescenziale e giovanile/Uomo e Società

Donne tutte sole

La condizione femminile/Uomo e Società

 

TRAMA

Adriana, una ragazza di campagna un po’ ingenua e sprovveduta, lascia la famiglia e se ne va a Roma in cerca di fortuna. Il suo sogno è di diventare attrice, ma nel frattempo si adegua a svolgere i mestieri più umili e passa da una relazione sentimentale all’altra, ritrovandosi sempre più irrealizzata e insoddisfatta. Un giorno, dopo essere rientrata all’alba da una delle tante notti inutili, intuisce il vuoto della sua esistenza.

 

TRACCIA TEMATICA

Adriana è incapace di dare senso e ordine alla propria vita, vive in un torpore esistenziale privo di motivazioni e valori autentici, dominato com’è dal richiamo dell’effimero e del superficiale. Potrebbe essere assunta a simbolo dell’Italia moralmente prostrata dal miracolo economico, che proprio nel periodo del film cominciava a dare i primi segni di stanchezza.

Eppure il regista esprime nei suoi confronti un sincero atteggiamento di affetto e pietà, quale si riserva alle vittime, mentre diventa aspramente pungente nei confronti dei maschi e del mondo dello spettacolo in particolare, di cui coglie con feroce sarcasmo il cinismo e l’aridità.

 

VALUTAZIONE CRITICA

Pietrangeli ribadisce la sua fama di regista delle donne, cioè dotato di una sensibilità particolarmente acuta nel saper tradurre i risvolti più autentici e profondi dell’universo femminile, colto soprattutto nella sua dimensione di infelicità e sofferenza.

Assai nuova e originale per l’epoca risulta la struttura narrativa del film, frantumata in tanti episodi che scandiscono la deriva esistenziale della protagonista, mentre l’uso dei successi discografici di quel periodo come sottofondo sonoro anticipa uno degli stilemi fondamentali del nuovo Cinema americano degli anni settanta.

Più che ai dialoghi e alle scene madri il regista ha il merito di affidare alle immagini dei tempi morti i significati più pregnanti: è il caso della spiaggia deserta dell’inizio, delle annoiate occupazioni domestiche della protagonista e del suo muoversi in automobile per le strade di Roma, sequenze tutte che ne sottolineano l'insanabile solitudine.

 

RIFERIMENTI INTERDISCIPLINARI

Storia   Il miracolo economico italiano degli anni cinquanta e sessanta.

Educazione musicale   La musica leggera italiana nei primi anni sessanta.