Mery per sempre

TITOLO ORIGINALE

Idem

REGIA

Marco Risi

SOGGETTO

Dal romanzo omonimo di Aurelio Grimaldi

SCENEGGIATURA

Sandro Petraglia, Stefano Rulli

FOTOGRAFIA

Mauro Marchetti (colori)

MONTAGGIO

Claudio Di Mauro

MUSICA

Giancarlo Bigazzi

INTERPRETI

Michele Placido, Claudio Amendola, Alessandro Di Sanzo, Roberto Mariano, Francesco Benigno, Alfredo Li Bassi

PRODUZIONE

Claudio Bonivento per Numero Uno International

DURATA

100’

ORIGINE

Italia, 1989

REPEREBILITA’

Homevideo/Cineteca Pacioli

INDICAZIONE

Classe quinta

PERCORSI

Gioventù Violenta

Il disagio/La condizione adolescenziale e giovanile/Uomo e Società

 

TRAMA

Marco Terzi è un insegnante di liceo privo di una sede fissa e in attesa del trasferimento accetta di insegnare nella scuola del carcere minorile di Palermo. I rapporti con gli alunni sono da subito assai problematici, i giovani carcerati non ne accettano il ruolo e assumono nei suoi confronti un atteggiamento di rifiuto. I casi più difficili sono quelli di Natale, il capo del gruppo, che lo sfida apertamente con un comportamento provocatorio, e di Pietro, il più solitario, che lo considera uno sbirro e ostenta il suo disinteresse per le lezioni. Il travestito Mery, invece, si innamora di lui e respinto finirà per denunciarlo alle autorità del carcere di aver favorito la fuga di Pietro. Con il passare del tempo, però, Terzi riesce a guadagnarsi la fiducia e la stima degli alunni, anche di quelli che inizialmente erano più restii e ostili, e quando arriva l’avviso del trasferimento lo strappa.

 

TRACCIA TEMATICA

Il carcere minorile è un’istituzione assolutamente inadeguata a realizzare la finalità del recupero dei reclusi che ospita, anzi, la brutalità delle guardie, l’assurdità dei regolamenti e il sostanziale disinteresse del paternalistico direttore non fanno che rinforzare nei giovani detenuti quella cultura della violenza e dell’omertà nella quale sono cresciuti. La stessa immagine che il film ci propone della degradata società esterna offre una spiegazione dell’ineluttabilità del destino di devianza di questi infelici (se escono dalla prigione è quasi sempre per tornarci). Prigionieri di un arcaico codice d’onore, che si collega al modello mafioso, ignoranti, se non addirittura analfabeti, esprimono sfiducia nello Stato e nelle autorità, diventando essi stessi complici della spirale che li travolge.

Il professor Terzi incarna la coscienza democratica e la passione civile che ha ancora la forza di indignarsi e di reagire. Non è con la trasmissione delle conoscenze che riesce a far breccia nel compatto muro del rifiuto, ma comunicando ai ragazzi la sua sincera solidarietà e la sua umana partecipazione nei loro confronti. Terzi ne conquista la fiducia perché essi comprendono che nel professore hanno trovato l’unico riferimento positivo in grado di comprenderli e di aiutarli. Probabilmente non si convertiranno alle regole della legalità e rimarranno vittime della subcultura delinquenziale che domina nel carcere, ma forse l’albero che chiude il film potrà dare qualche frutto.

 

VALUTAZIONE CRITICA

A proposito di Mery per sempre la critica ha parlato di neo-neorealismo per sottolineare il collegamento del film di Risi con i canoni espressivi e stilistici del neorealismo italiano degli anni quaranta. L’uso di attori non professionisti (anche se in questo caso affiancati da attori affermati), il ricorso al dialetto (a volte di ostica comprensione per chi non è siciliano), l’ambientazione in luoghi assolutamente autentici, l’attenzione a realtà sociali di emarginazione e miseria (qui in particolare culturale e morale oltreché materiale), la denuncia dei limiti, se non dell’assenza, dello Stato ad affrontare i problemi evocati sono le principali caratteristiche della corrente neorealista che il film ripropone.

Di suo però Risi aggiunge una capacità, veramente rara nel panorama italiano, di portare all’estremo le situazioni, con un effetto moltiplicatore della tensione e del coinvolgimento, che è tipico del miglior Cinema d’azione americano. Pensiamo al trascinante inseguimento di Pietro nel mercato di Palermo, alla compressa sequenza di Terzi impiastricciato col pennarello da Natale mentre illustra i misfatti della mafia, alla struggente agonia di Pietro, al drammatico sfogo finale del professore. Un’alternanza di registri e situazioni tutti padroneggiati con abilità e maestria e inseriti in uno stile secco ed essenziale, che non sempre il regista saprà ritrovare nelle prove successive.

 

RIFERIMENTI INTERDISCIPLINARI

Diritto   La legislazione relativa alle carceri minorili in Italia.

Storia   La mafia nella realtà siciliana.