Realismo poetico

Formula nella quale si fa rientrare la produzione di alcuni registi francesi nel periodo che va all'incirca dal 1930 al 1940. Al centro dell'interesse viene posta la vita delle classi umili contemporanee, prevalentemente il proletariato e a volte anche il sottoproletariato, come si manifesta nella realtà quotidiana dei quartieri operai e popolari della grande città (quasi sempre Parigi). L'elemento poetico che si innesta su questo substrato sociale è costituito da storie ispirate a temi romantici e melodrammatici come l' amore infelice o contrastato, l'incombere di un Fato avverso, la solitudine dell'eroe mitico (spesso uno spostato o un bandito) e da suggestioni populiste, come l'attribuzione al popolo in quanto tale di virtù e qualità assenti nelle altre classi sociali, come un forte spirito di solidarietà e un profondo senso di umanità. Il riferimento è da una parte la grande tradizione letteraria naturalista dell'Ottocento (Flaubert, Maupassant, Hugo, Zola), dall'altra l'Espressionismo e il Noir, per quel che riguarda la ricostruzione di ambienti popolari, spesso degradati e miserabili.

Questa corrente cinematografica è certamente influenzata dalla vittoria elettorale del Fronte Popolare (un'alleanza di governo delle sinistre) alle elezioni del 1936, che accende nel paese molte speranze, aggregando attorno alla prospettiva di rinnovamento sociale e di resistenza al dilagante fascismo (proprio in quell'anno inizia la guerra di Spagna) numerosi intellettuali progressisti e democratici. La fine dell'esperienza politica del Fronte Popolare e lo scoppio della seconda guerra mondiale, che porta all'occupazione nazista della Francia, chiudono la breve stagione del realismo poetico, anche se qualche sua reminiscenza è rinvenibile nel Cinema francese degli anni cinquanta (pensiamo alla figura del fuorilegge-gentiluomo di molti noir transalpini) e in una qualche misura anche nel Neorealismo italiano.

I registi più importanti e significativi del realismo poetico sono J. Renoir, M. Carné, J. Duvivier e R. Clair. Di J. Renoir, il più politicizzato e il più coinvolto nell'impegno in prima persona nel sostegno al Fronte Popolare, ricordiamo Toni (1934), Le crime de Monsieur Lange (1936), La vita è nostra (1936), L'angelo del male (1938). M. Carné inserisce, invece, su uno scenario popolare un senso tragicamente fatalistico della vita: suoi Il porto delle nebbie (1938) e Alba tragica (1939). J. Duvivier contamina l'istanza realista con le esigenze dei generi: La bella brigata (1936) e Il bandito della Casbah (1936). Infine R. Clair, forse il meno inseribile in quest'ambito, immette in un film come A me la liberté (1932) la sua scanzonata e anarcoide ironia surreale in un tema serio come l'alienazione della civiltà industriale.