Prima pagina

TITOLO ORIGINALE

Front Page

REGIA

Billy Wilder

SOGGETTO

Dalla commedia omonima di Ben Hecht e Charles McArthur

SCENEGGIATURA

Billy Wilder, I.A.L. Diamond

FOTOGRAFIA

Jordan Cronenweth (colori)

MUSICA

Billy May

INTERPRETI

Walter Matthau, Jack Lemmon, Susan Sarandon, Vincent Gardenia

PRODUZIONE

Universal International

DURATA

105'

ORIGINE

USA, 1974

REPERIBILITA'

Cineteca Pacioli

INDICAZIONE

Biennio-Triennio

PERCORSI

Quarto Potere

Stampa-Giornalismo/Mass-Media/Uomo e Società

 

TRAMA

Chicago, 1929. Nella sala stampa del tribunale si attende l'esecuzione dell'anarchico Earl Williams, accusato dell'omicidio di un poliziotto. Tra i giornalisti presenti c'è Hildy Johnson, che si trova lì solo per ritirare la sua roba, visto che l'attende la moglie per il viaggio di nozze. Stanco di tanti anni di attività giornalistica ha deciso di abbandonare il mestiere senza rimpianti, lasciando nella costernazione più nera il direttore del suo giornale, Walter Burns. Proprio mentre Hildy si trova casualmente solo nella sala stampa, vi fa irruzione Williams fuggiasco e ferito. Hildy lo nasconde dentro un mobile e, attirato dalla possibilità di un grande scoop, avverte il suo direttore, facendosi di nuovo coinvolgere in quel giornalismo che intendeva abbandonare.

 

TRACCIA TEMATICA

Attraverso le modalità della commedia farsesca Prima pagina prende di mira un obiettivo reale: il cinismo manipolatorio e falsificatore della stampa e più in generale dell'universo della comunicazione di massa (l'ambientazione negli anni venti non deve trarre in inganno: la corrosiva critica di Wilder è valida anche ai nostri giorni). Un giornalismo privo di qualunque scrupolo etico non solo strumentalizza a suo piacimento l'evento, ma addirittura lo crea, per poterlo meglio controllare e plasmare in base alle proprie esigenze.

Hildy e Walter sono intossicati di giornalismo, hanno un rapporto morboso e patologico con la loro professione e questo li spinge ad una spasmodica ricerca del colpo sensazionale e clamoroso. Non è una questione di denaro, ma di vera e propria dipendenza psicologica.

Sullo sfondo la nevrotica società americana della fine anni venti (la grande crisi economica è alle porte), terrorizzata dalla paura del comunismo e governata da politici inetti e corrotti. Earl Williams, che ci appare in tutta la sua disarmante innocuità, è il capro espiatorio e la vittima sacrificale di una psicosi collettiva alimentata da un giornalismo cialtrone e sfrontato.

 

VALUTAZIONE CRITICA

Wilder ripropone con modalità comico-grottesche la stessa spietata polemica antigiornalistica che aveva già affrontato in chiave drammatica vent'anni prima con L'asso nella manica (1951). La differenza di genere non attenua la forza della denuncia (che qui si trasforma in satira feroce), anche perché il regista si dimostra assai abile nel gestire il registro farsesco da commedia degli equivoci. Assolutamente straordinaria risulta, infatti, la quasi perfetta calibratura di colpi di scena e battute, che conferisce al film un ritmo incalzante e trascinante e che trova nella unità teatrale di luogo e tempo una risorsa anziché un limite (la sala stampa si rivela, con le sue porte, le sue finestre e il suo mobilio uno spazio centripeto ideale in cui far giostrare quel meccanismo di entrate-uscite che costituisce il fulcro della narrazione).

Fondamentale per la riuscita del film la magistrale interpretazione di Matthau e Lemmon (ma anche le figure di contorno offrono ottime caratterizzazioni), coppia di attori che assume un ruolo centrale nella filmografia di Wilder.

 

RIFERIMENTI INTERDISCIPLINARI

Storia     A) Il movimento anarchico.

               B) Gli Stati Uniti negli anni venti, con particolare riferimento al caso Sacco-Vanzetti.

Lingua inglese     Confronto tra la commedia omonima e il film.