L'amaro sapore del potere

TITOLO ORIGINALE

The Best Man

REGIA

Franklin J. Schaffner

SOGGETTO E SCENEGGIATURA

Gore Vidal

FOTOGRAFIA

Haskell Wexler (bianconero)

MUSICA

Morty Lindsay

MONTAGGIO

Robert E. Swink

INTERPRETI

Henry Fonda, Cliff Robertson, Lee Tracy, Edie Adams, Margaret Leighton

PRODUZIONE

Stuart Millar, Lawrence Turman

DURATA

102'

ORIGINE

USA, 1964

REPERIBILITA'

Cineteca Pacioli

INDICAZIONE

Classe quinta

PERCORSI

Stati Uniti

Novecento/Cinema e Storia

 

TRAMA

Durante la Convention di un partito per designare il candidato alla presidenza della Repubblica degli Stati Uniti d’America emergono su tutti due concorrenti: l'idealista progressista Russell e il populista conservatore Cantwell. Il secondo è opportunista e spregiudicato e non esita a ricorrere ai colpi bassi pur di ottenere la nomina e a questo fine diffonde presso i delegati-elettori convenuti al congresso un dossier relativo ad un ricovero di Russell per una malattia nervosa avvenuto qualche anno prima. Per Russell è un duro colpo, ma il suo staff riesce a rintracciare un excommilitone di Cantwell pronto a testimoniare sulla sua omosessualità. Da un confronto tra lui e Cantwell alla presenza di Russell risulta, però, che si tratta di una montatura. A questo punto Russell si trova di fronte ad un dilemma: utilizzare le false rivelazioni contro il suo avversario o non farlo ed essere così sconfitto.

 

TRACCIA TEMATICA

Il cinema americano è sempre stato attratto dalle tematiche relative al mondo politico e in particolare all’evento delle elezioni e alla figura del Presidente della Repubblica, proponendo in modi ed epoche diverse trame e personaggi immaginari, ma assai vicini alla sostanza e allo spirito di certe situazioni e dinamiche reali della vita politica americana.

L’amaro sapore del potere è un esempio significativo di questo filone, soprattutto per la sua capacità di cogliere elementi di verità, pur prescindendo da precisi riferimenti storici. Il film, insomma, usa la finzione per penetrare in modo impietoso in alcuni aspetti degenerativi del sistema elettorale statunitense. Cinismo, disonestà, spregiudicatezza, ipocrisia e quant’altro possa allungare la lista di ciò che trasgredisce palesemente una concezione etica e disinteressata della politica, caratterizzano un ambiente irrimediabilmente corrotto, dove l’unica cosa che conti veramente non è il bene pubblico, ma la sete di potere e il successo personale. Un affresco cupo e pessimista (l’assassinio del Presidente Kennedy era di un anno prima) che impone allo spettatore una riflessione critica sulle istituzioni del proprio paese e la qualità reale della democrazia.

A parziale risarcimento emerge la figura del candidato Russell, non immacolata, ma pur sempre capace di un ammirevole sussulto di dignità e rigore morale (non a caso ha il volto dell’attore Henry Fonda, eroe positivo per eccellenza del Cinema americano), per lasciare aperto uno spiraglio di speranza in una possibile rigenerazione della classe politica.

 

VALUTAZIONE CRITICA

I punti di forza del film vanno ricercati nella sceneggiatura e nella recitazione. Lo scrittore e commediografo Gore Vidal, soggettista e sceneggiatore, ha dotato la pellicola di dialoghi di grande incisività ed arguzia, calibrati con consumata esperienza su di un registro ricco e mutevole che trapassa dalla solenne retorica all’ironico, dal sentenzioso al pungente sarcasmo, mentre il loro succedersi ed alternarsi è abilmente articolato in modo da alimentare incertezza e interesse della narrazione; di grande livello, poi, la prova degli attori, tutti capaci di rendere credibili e intensi i rispettivi personaggi, esprimendone con efficacia la complessità umana e psicologica e l’abilità di adattamento alle circostanze (sorridenti e sicuri di sé in pubblico, dopo essere stati tesi e contratti in privato).

La regia aggiunge di suo l’inserimento dei personaggi in uno scenario sempre piuttosto ristretto (tale da comunicare un senso di claustrofobica costrizione) di camere d’albergo arredate con un gusto ridondante e artificioso (un po’ come i sorrisi dei candidati davanti ai fotografi e la coreografia kitsch della convention), salvo trasferirsi negli scantinati e negli sgabuzzini quando si tratta di confrontarsi in modo serio con gli altri e con se stessi (le autentiche e reali motivazioni della politica sono destinate a rimanere nascoste ai cittadini, come anche il marcio che si nasconde dietro una facciata dorata). Le inquadrature tendono a privilegiare il totale (mantenendo all’interno della stessa immagine tutti i personaggi interessati ad una sequenza) grazie all’uso della profondità di campo e questo crea un effetto scenico teatrale che ben si addice ad esprimere le tensioni di questo psicodramma (che sembra quasi ricollegarsi alle tragedie scespiriane ambientate nello spazio chiuso di un castello, anch’esse spesso incentrate sull’intrigo e il tradimento).

 

RIFERIMENTI INTERDISCIPLINARI

Diritto     Il sistema elettorale statunitense

Lingua straniera: inglese     Gore Vidal