Il garofano rosso

TITOLO ORIGINALE

Idem

REGIA

Luigi Faccini

SOGGETTO

Dal romanzo omonimo di Elio Vittorini

SCENEGGIATURA

Luigi Faccini

FOTOGRAFIA

Arturo Zavattini (colore)

MUSICA

Banco Mutuo Soccorso

MONTAGGIO

Luciano Benedetti

INTERPRETI

Miguel Bosè, Elsa Martinelli, Marina Berti, Isa Barsizza

PRODUZIONE

Filmcoop

DURATA

115'

ORIGINE

Italia, 1976

REPERIBILITA'

Homevideo/Cineteca Pacioli

INDICAZIONE

Classe quinta

PERCORSI

Linea d'ombra

Momenti di gioventù/La condizione adolescenziale e giovanile/Uomo e Società

 

Fascismo

Novecento/Cinema e Storia

 

TRAMA

Siracusa, 1924. Alessio Mainardi, figlio di ricchi possidenti dell'entroterra, studia al liceo di Siracusa e vive nella pensione familiare della signora Formica insieme al compagno di camera Tarquinio. Entrambi sono fascisti e il più anziano Tarquinio ha partecipato alla Marcia su Roma. A due anni di distanza dalla conquista del potere il regime sta attraversando un momento difficile a causa del rapimento dell'onorevole socialista Matteotti e anche le piazze della città siciliana vivono momenti di scontro e di tensione per le reazioni degli antifascisti alle violenze del regime. Alessio crede di essere innamorato della coetanea Giovanna, ma si sente attratto soprattutto dalla prostituta Zobeide, che finisce per frequentare con sempre maggiore assiduità. Intanto il contatto con un gruppo di giovani antifascisti che hanno sostituito Tarquinio alla pensione Formica lo costringe a rivedere le proprie posizioni inducendo il lui un graduale distacco dal fascismo.

 

TRACCIA TEMATICA

Alessio (alter-ego autobiografico dell'autore del romanzo da cui il film è tratto) è il protagonista di un percorso iniziatico (ci troviamo di fronte al classico racconto di formazione) che lo porta se non al pieno superamento della sua adesione al fascismo a porre le basi morali ed esistenziali perché questa svolta si verifichi. L'essere fascista per Alessio (come per molti giovani intellettuali dell'epoca) scaturisce da un'esigenza di ribellione al conformismo borghese e da un'inquietudine giovanile che trova nell'originario ribellismo del movimento fascista (poi ampiamente rinnegato una volta consolidatosi in regime) suggestive risposte (la posizione defilata e autoemarginata di Alessio rispetto al gruppo di camerati della locale sezione del Fascio è, però, già evidente sin dall'inizio).

Nella sua tensione al superamento dell'adolescenza Alessio sembra avere due ordini di riferimenti, tra cui si muove con tormentata e dubbiosa oscillazione. Uno è rappresentato dalla figura dell'amico Tarquinio, apparentemente più vissuto e maturo di lui, sia sul piano delle scelte ideologiche sia su quello sessuale, e della prostituta Zobeide, richiamo erotico adulto e supplenza materna insieme (antitesi all'infatuazione romantica e platonica per l'inarrivabile Giovanna), l'altro, più confuso e latente, ma sempre più emergente alla sua coscienza, è simboleggiato dal collegamento con le proprie radici rurali e con la cultura contadina, oltreché con la crescente attrazione che su di lui esercita il Tripolino (altra proiezione di sé in chiave antitetica a Tarquinio), espressione di una tensione e integrità morale che non può non tradursi in aperta opposizione al fascismo.

 

VALUTAZIONE CRITICA

La regia tende ad un’esplicita stilizzazione tesa ad assottigliare la resa realistica della rappresentazione per incentivarne la dimensione onirica e surreale, che toglie verosimiglianza alla dinamica narrativa e spessore psicologico ai personaggi caricando il film di risonanze simboliche mai pienamente definite. Sulla ricostruzione storica, pure chiaramente evocata da precisi riferimenti al delitto Matteotti e agli scontri politici tra fascisti e socialisti (con aggiunta di flashback in bianconero ed incipit con fotografie d’epoca), prevale un’atmosfera sospesa e rarefatta che tende a disperdere la concretezza di cose e situazioni prosciugando sino alla secchezza la pellicola di ogni tensione drammatica. Esemplari di questa opzione antirealistica e straniante (che tende cioè a ridurre il coinvolgimento emotivo dello spettatore e il suo processo d’identificazione con i personaggi) la scelta di un’illuminazione all’insegna di una pervasiva solarità negli esterni e della penombra degli interni, l’eccesso di pittoricismo con cui è ritratta la campagna siciliana (sembra di trovarsi dentro un quadro), la fotografia sfuocata che riprende la sequenza visionaria del funerale, la recitazione sottotono e trattenuta degli attori, il procedere ellittico e frammentario della narrazione, che riduce il rapporto causa-effetto (tipico di una narratività tradizionale) a favore di un procedimento fatto di accostamenti che rispondono più a tempi e spazi interiori e spirituali che reali.

La pellicola di Faccini si apre forse a troppe suggestioni (visive, psicanalitiche, simboliche, politiche, ecc..), lasciandosi trascinare da un eccesso di compiacimento formale e da un gusto per la costruzione metaforica un po’intellettualistico, ma non si può negare che abbia un fascino particolare e che, soprattutto, riesca ad evitare i numerosi stereotipi che frequentemente il Cinema ci ha inflitto quando ci sono di messo fascismo, giovinezza e primi turbamenti amorosi e sessuali.

 

RIFERIMENTI INTERDISCIPLINARI

Storia             A) Il fascismo: dalla marcia su Roma al delitto Matteotti.

                       B) Gli elementi antiborghesi del fascismo delle origini.

Italiano         A) Elio Vittorini

                      B) Confronto tra il romanzo e il film.

Geografia         La Sicilia e la provincia di Siracusa.