Il grande sentiero

TITOLO ORIGINALE

Cheyenne Autumn

REGIA

John Ford

SOGGETTO

Dal romanzo di Mary Sandoz

SCENEGGIATURA

James R. Webb

FOTOGRAFIA

William Clothier (colore)

MUSICA

Alex North

MONTAGGIO

Otho Lovering

INTERPRETI

Richard Widmark, Carroll Baker, James Stewart, Edward G. Robinson, Karl Malden, Dolores Del Rio, Arthur Kennedy, John Carradine

PRODUZIONE

Bernard Smith per Ford-Smith Productions e Warner

DURATA

159'

ORIGINE

USA, 1964

REPERIBILITA'

Cineteca Pacioli

INDICAZIONE

Biennio-Triennio

PERCORSI

Civiltà pellerossa

Ottocento/Cinema e Storia

 

TRAMA

Stati Uniti, seconda metà dell’Ottocento. Gli indiani Cheyenne, confinati nell'arido Oklahoma, decidono di trasferirsi nel parco di Yellowstone, dove un tempo vivevano i loro antenati. La fame e il freddo inducono, però, gli indiani ad arrendersi all'esercito federale. Il DipartimentoIndiano del governo degli Stati Uniti li concentra in un campo di raccolta, dove i Cheyenne languono in condizioni difficili. La disperazione li spinge a fuggire dal campo in pieno inverno: il capitano Archer, esperto conoscitore dei problemi dei pellirosse, riesce ad ottenere che possano tornare nella terra degli avi.

 

TRACCIA TEMATICA

Per Ford il suo ultimo western doveva costituire una specie di atto riparatore del Cinema americano nei confronti dei pellirosse, spesso rappresentati come dei selvaggi violenti che si opponevano alla presunta civilizzazione apportata dai pionieri bianchi (che storicamente si è risolta nel genocidio dell'etnia pellerossa).

In Il grande sentiero (ma quanto più bello e appropriato il titolo originale!) gli indiani sono le vittime dell' ingiusta politica governativa di segregazione nelle riserve, che nega loro il diritto ad un'esistenza dignitosa e ne degrada l'identità etnica e culturale. I responsabili federali non solo sembrano inadeguati ad affrontare correttamente il problema indiano, ma sul dramma di un popolo si stende l'ombra minacciosa dell'affarismo e della speculazione.

Nella tragica odissea dei pellirosse il regista intravede il riproporsi del tema a lui caro della ricerca di una terra in cui rifondare con solido e tenace spirito comunitario l'esistenza e che nei suoi film precedenti era stato incarnato dalla marcia verso Ovest dei pionieri ottocenteschi e dei contadini poveri cacciati dalle loro terre dalla crisi del '29 (Furore, 1940).

 

VALUTAZIONE CRITICA

Anche se Il grande sentiero non è uno dei film migliori di Ford (la materia narrativa risente di un andamento discontinuo e dispersivo, su cui grava negativamente l'intermezzo semiparodistico sui miti western Doc Holliday e Wyatt Earp), è certamente uno dei più partecipati e commossi del regista, che riesce, comunque, ad esprimervi quello spiccato senso del paesaggio e quel vigore epico, che costituiscono due delle caratteristiche più significative del suo stile.

Vanno inoltre sottolineate l'attenzione antropologica nei confronti della civiltà indiana (bellissimo l'inizio del film che ci introduce nella tragica dimensione di un popolo vinto e umiliato attraverso la mestizia delle loro invocazioni canore) e le tonalità elegiache e crepuscolari che spesso affiorano a sottolineare l'irreparabile tramonto della grande epopea della Frontiera (mito nostalgico di cui si nutre il Cinema fordiano).

 

RIFERIMENTI INTERDISCIPLINARI

Storia              A) La civiltà dei pellirosse d'America.

                        B) Il genocidio del popolo pellerossa e le riserve indiane.

Geografia         L'Oklahoma e il parco di Yellowstone.