Marie Antoinette
TITOLO ORIGINALE |
Idem |
REGIA |
Sofia Coppola |
SOGGETTO |
Basato sulla biografia Maria Antonietta- La solitudine di una regina di Antonia Fraser |
SCENAGGIATURA |
Sofia Coppola |
FOTOGRAFIA |
Lance Acord (colori) |
MONTAGGIO |
Sarah Flack |
MUSICA |
Musica d’epoca e motivi moderni di Cure, Air, New Order, Bow Wow Wow, Phoenix |
INTERPRETI |
Kirsten Dunst, Jason Schwartzman, Rip Torn, Judy Davis, Asia Argento, Marianne Faithfull |
PRODUZIONE |
Ross Katz, Sofia Coppola, Callum Greene per American Zoetrope/Pricel/Tohokushinsha Film Corp./Columbia Pictures Corporation |
DURATA |
123’ |
ORIGINE |
Stati Uniti-Giappone-Francia, 2006 |
REPERIBILITA' |
Homevideo-Cineteca Pacioli |
INDICAZIONE |
Triennio |
PERCORSI |
Cinema e Storia |
Francia, Corte di Versailles, 1768-1789. Per suggellare l’alleanza tra Francia e Austria Maria Antonietta, figlia della sovrana asburgica Maria Teresa, viene data in sposa al delfino di Francia, futuro Luigi XVI. Ancora adolescente impacciata e insicura, Maria Antonietta si adatta a vivere in un ambiente che avverte inizialmente, se non ostile, tanto distante dalla propria sensibilità. Con il passare degli anni si adatterà alla vita di corte ritagliandosi una personale dimensione di svaghi, divertimenti, amicizie e amori.
Marie Antoinette è un film al femminile: una donna ci racconta di una protagonista donna e lo fa attraverso una totale identificazione umana e morale (la Coppola, come la regina di Francia, appartiene, in un certo senso, all’aristocrazia del Cinema, in quanto figlia del grande maestro F. F. Coppola).
La regista non ci propone tanto una rievocazione storica, quanto un percorso d’iniziazione di un’adolescente ingenua e spontanea che fatica ad adattarsi ad un mondo (la corte di Versailles) edificato sul formalismo e l’esteriorità. In questo senso la figura di Maria Antonietta (connotata negativamente da una memoria storica che ce l’ha consegnata come una sovrana fatua e spendacciona, sorda e sprezzante nei confronti della miseria del suo popolo) risulta riabilitata, assegnando alla sua vicenda una valenza universale (quindi valida per tutte le epoche, e così si spiega l’uso di un’anacronistica musica moderna) che fa riferimento a come le regole, spesso assurde e ridicole, della realtà adulta tendano a soffocare la naturale vitalità della giovinezza. Versailles (gabbia dorata lontana dal mondo) diventa un luogo claustrofobico, se non fosse per gli spazi di svago e le deviazioni nella campagna circostante vissute con i coetanei. Lo stesso abbandonarsi ai piaceri del lusso e alle stravaganze della moda assume il significato di un volontario sprofondare in una dimensione d’alienante obnubilamento mentale per sconfiggere il senso di noia, infelicità e solitudine (come fanno oggi i tanti giovani che si rifugiano nella totale subordinazione alla moda del momento, nel clima stordente delle discoteche o, peggio, nella droga).
Nella sequenza finale con Maria Antonietta (non a caso dopo vent’anni sempre giovane come al suo arrivo a corte), che insieme al marito lascia Versailles costretta dal precipitare d’eventi storici che la condurranno alla ghigliottina, c’è tutta la triste consapevolezza della fine dell’innocenza.
Ambientato nella vera reggia di Versailles il film della Coppola è innanzitutto una delle sontuose e suggestive ricostruzioni storiche che mai sia stata data da vedere al Cinema (i magnifici costumi sono di Milena Canonero , che ha conquistato per essi l’Oscar 2006). Altissima la fascinazione figurativa di immagini di gusto pittorico (ed evidentemente ispirate alla pittura celebrativa della vita di corte di epoca settecentesca) e il fantasioso estro cromatico che riempie molte inquadrature e sequenze di una sfolgorante girandola di colori (per la quale la regista sembra ispirarsi al gusto pop degli anni Sessanta e Settanta).
L’aspetto più originale del film va, tuttavia, ricercato nella scelta di trasfigurare una vicenda storica abusata, come quella di Maria Antonietta, in chiave giovanilistica e moderna, non solo tramite un uso spregiudicato della colonna sonora (in alcuni momenti il film assume la cadenza di un musical), ma filtrando l’intera storia attraverso gli occhi e i sentimenti della protagonista (prevale l’uso della soggettiva con cui si privilegia il punto di vista di Maria Antonietta), sempre in scena, cosicché lo spettatore penetra nell’universo della corte di Versailles strettamente collegato allo sguardo (ora stupefatto, ora perplesso, spesso timoroso) di questa regina perenne adolescente, condividendone così gioie e dolori.
Storia A) La società Settecentesca
B) La corte di Versailles
C) I Borboni e gli Asburgo
D) La Rivoluzione francese