Il prestanome

TITOLO ORIGINALE

The Front

REGIA

Martin Ritt

SOGGETTO E SCENEGGIATURA

Walter Bernstein

FOTOGRAFIA

Michael Chapman (colore)

MUSICA

Dave Grusin

MONTAGGIO

Sidney Levin

INTERPRETI

Woody Allen, Zero Mostel, Michael Hurphy, Herschel Bernardi

PRODUZIONE

Martin Ritt-Rollins-Joffe per Columbia

DURATA

95’

ORIGINE

USA, 1976

REPERIBILITA'

Homevideo/Cineteca Pacioli

INDICAZIONE

Classe quinta

PERCORSI

Guerra Fredda, terrore nucleare, Maccartismo

Novecento/Cinema e storia

 

TRAMA

Anni Cinquanta, New York. Howard Prince, modesto cassiere, è un individuo mediocre e privo di cultura, senza alcun interesse ad esclusione delle scommesse clandestine, a causa delle quali è sempre sul lastrico. Un giorno gli si presenta un amico di vecchia data, lo sceneggiatore televisivo Alfred Miller, che gli propone di diventare suo prestanome, firmando, dietro congrua percentuale, i suoi lavori per il piccolo schermo, visto che lui è finito sulla Lista Nera come comunista e gli sono chiuse tutte le porte. Per l’oscuro cassiere Howard inizia una nuova fase della propria esistenza all’insegna della fama e del benessere, finchè, sospettato dall’FBI in quanto amico di Miller, finisce di fronte alla commissione per le attività antiamericane. Potrebbe fare qualche nome per salvarsi, ma in un sussulto di dignità e sdegno manda a quel paese i membri della commissione.

 

TRACCIA TEMATICA

Il Prestanome è insieme un film di denuncia del Maccartismo e una rievocazione di sapore autobiografico degli anni in cui esso imperversò nel mondo dello spettacolo, creandovi un pesante clima di paura e sospetto (il regista Martin Ritt, gli attori Zero Mostel e Herschel Bernardi, lo sceneggiatore Walter Bernstein finirono tutti all’epoca sulla cosiddetta Lista Nera, subendo un ostracismo che stroncò la loro carriera). I filmati documentaristici in bianconero che aprono la pellicola (e che ci mostrano importanti personalità dell’epoca, Da Truman a Eisenhower, da Joe Di Maggio a Marylin Monroe, e immagini della Guerra Fredda, come i rifugi antiatomici e il conflitto di Corea ecc…) hanno lo scopo di introdurre lo spettatore in una stagione ormai lontana della storia americana.

Il protagonista del film, Howard, personaggio anonimo e mediocre, è l’opposto per personalità e cultura di quegli intellettuali impegnati che furono le principali vittime della Caccia alle streghe, tuttavia, scosso dalle sollecitazioni della donna che ama e dal suicidio dell’amico Hecky, trova la forza di riscattarsi dal suo atteggiamento di opportunistica apatia, non piegandosi con coraggiosa dignità alle pressioni della commissione e andando così incontro ad una condanna sicura.

 

VALUTAZIONE CRITICA

Ritt propone l’oscura pagina del Maccartismo attraverso il modulo della commedia, affidandosi ad un Woody Allen allora agli inizi di una carriera che l’avrebbe consacrato come il più grande attore-regista comico vivente. E sono proprio la maschera e la mimica inconfondibile di Allen, che già ricopre quel ruolo di simpatico perdente che lo caratterizzerà negli anni successivi, a costituire gli elementi vincenti di un film quasi esclusivamente incentrato su di lui e sul gioco di equivoci e imbarazzi che la sua usurpata qualifica di scrittore determina (pensiamo a quando lo vediamo in panico di fronte ad una macchina da scrivere con cui deve improvvisare una scena da rimaneggiare sull’istante).

Se la dimensione drammatica del Maccartismo (la cui isteria inquisitoria all’epoca distrusse carriere e spezzò esistenze) non viene, però, del tutto offuscata dal prevalente registro leggero e sorridente, lo si deve al personaggio di Hecky, grazie al quale il film trova le sue note più struggenti e commosse (di grande efficacia la sequenza che lo mostra nell’umiliante condizione di dover ricevere pochi spiccioli da un impresario sciacallo e quella secca e bruciante del suo suicidio).

 

RIFERIMENTI INTERDISCIPLINARI

Storia                 A) Il Secondo Dopoguerra e la Guerra Fredda.

                           B) Il Maccartismo e l’America dei primi anni Cinquanta.