Betty Love
TITOLO ORIGINALE Nurse Betty

REGIA

Neil LaBute

SOGGETTO

John C. Richards

SCENEGGIATURA

John C. Richards, James Flamberg

FOTOGRAFIA

Jean-Yves Escoffier(colori)

MUSICA

Rolfe Kent

MONTAGGIO

Joel Plotch, Steven Weisberg

INTERPRETI

Renée Zellweger, Morgan Freeman, Chris Rock, Greg Kinnear, Aaron Eckhart

PRODUZIONE

Gail Mutrux, Steve Golin per Propaganda Films/ab’strakt pictures/Imf.

DURATA

110’

ORIGINE

Stati Uniti, 1999

REPERIBILITA'

Homevideo/Cineteca Pacioli

INDICAZIONE

Biennio-Triennio

PERCORSI

Soap-Opera

Televisione-Mass-media-Individuo e Società

 

Donne in amore

La condizione femminile-Individuo e Società

 

TRAMA

Betty Sizemore vive in una piccola cittadina del Kansas. Lavora come cameriera in un fast-food e la sua grande passione è una  soap-opera d’ambiente ospedaliero, tra i cui personaggi c’è un medico giovane e bello di cui Betty è pazzamente innamorata.  Un giorno dopo aver assistito all’omicidio del marito, sconvolta, fugge a Los Angeles, dove lo sceneggiato televisivo è ambientato inseguita dai sicari del coniuge. Qui farà la conoscenza dell’attore che ama e tutta una serie di incredibili avventure predisporrà un finale inaspettato.

 

TRACCIA TEMATICA

Betty a forza di immedesimarsi con la sua soap–opera preferita non distingue più la realtà dalla finzione, anzi scambia quest’ultima con la prima finendo per diventare parte di essa. E visto che cosa riserva il mondo reale, crimini, violenza, corruzione e quant’altro, forse è meglio trovare una via di fuga che ci consegni ad un universo fantastico, in cui i desideri più riposti si realizzano (in questo senso Betty compie il percorso opposto a quello di Audrey Hepburn nel citato film Vacanze romane (1953) di William Wyler, in cui una principessa stanca del suo mondo fastoso e falso vorrebbe mescolarsi con una dimensione di vita più autentica). Betty Love, quindi, come una fiaba moderna, in cui la Cenerentola di turno trova alla fine il suo principe azzurro, che ai nostri giorni non può essere altro che un eroe televisivo (o come qualche critico ha osservato, Betty Love come esempio di una regressiva fuga di una società americana scossa dalla tragedia dell’11 settembre).

Ma si può proporre anche una chiave di lettura opposta a suddetta consolatoria interpretazione, nel senso di considerare il film come un’ironica riflessione sull’alienazione da televisione cui milioni di telespettatori sono condannati, perdendo così ogni legame con la realtà per rifugiarsi in

in una dimensione artificiosa, sino a chiudere gli occhi sui drammi che  l’umanità vive quotidianamente.

Per concludere: elogio della fuga nel sogno tramite la finzione (più o meno artistica) o critica della cultura di massa televisiva che ci condanna ad una stolida passività?  

 

VALUTAZIONE CRITICA

In Betty Love s’intrecciano e confondono più generi cinematografici. Dalla commedia sentimentale al thriller, dal noir al melodramma, dal comico al fantastico con i conseguenti (spesso bruschi) cambi di registro. Si direbbe che il film costruisca una specie di confronto fra il linguaggio televisivo (la soap-opera), piatto e banale, rassicurante nei melensi intrighi amoroso-sentimentali che propina ad un pubblico di bocca buona, e il linguaggio cinematografico, più vivace ed inventivo, più realistico e traumatizzante, rivolto a spettatori più smaliziati ed esigenti.  E’ proprio questa commistione che conferisce alla pellicola quella vivacità di ritmo e mutevolezza repentina di situazioni che costituisce sicuramente uno dei suoi pregi, rendendolo un prodotto gradevole. Si direbbe che Betty Love non si prenda mai veramente sul serio assumendo un tono leggero e brioso, intriso di sottile e divertita ironia e privo di eccessi e cadute. 

Se è vero che Betty Love è stato commissionato al regista per lanciare l’attrice Renée Zellweger in vista del successivo Il diario di Bridget Jones (2001, S. Maguire), non c’è da concludere altro che il film di LaBute è decisamente migliore rispetto al campione d’incassi che ha promosso.